L’impresa italiana riparte dalle start-up innovative per investire su idee ad alto contenuto tecnologico e con un forte richiamo per gli investitori.
Punta allo sviluppo di nuovi business l’attuale governo tecnico per favorire lo sviluppo dell’economia italiana.
Tra le novità, una serie di leggi ad hoc, che incassano un vistoso consenso da parte dell’establishment imprenditoriale tricolore. “L’obiettivo –ha affermato il ministro Passera nel presentare il recente decreto sviluppo 2.0– è quello di creare un ecosistema favorevole per le giovani imprese ad alto contenuto tecnologico, facendo diventare l’Italia un paese amico per chi voglia fare start-up”.
Ma che cosa sono di preciso le start-up?
Il termine indica un’impresa innovativa appena costituita, potenzialmente di grande successo, che vende bene e servizi. Una realtà che deve necessariamente fare innovazione tecnologica, avere meno di 4 anni di vita e possedere un fatturato sotto i 5 milioni di euro.
Non è tutto. Tra i requisiti che circoscrivono la platea delle imprese figurano anche le caratteristiche della forza lavoro: rigorosamente costituita da ricercatori, dottori o dottorandi. In alternativa si potrà dimostrare di essere titolari o licenziatari di un brevetto.
L’iter continua attraverso ulteriori step prima dell’avvio definitivo dell’impresa e del lancio del suo prodotto sul mercato: è fondamentale approntare la fase più complessa cioè quella del business plan.
Qui entrano in gioco attori fondamentali per gli aspiranti sturtappari,i c.d. incubatori, business angel, che catalizzano sui futuri imprenditori fondi e consulenze, con l’obiettivo precipuo di razionalizzare il processo sottostante la creazione della futura impresa.
A supporto della nuova realtà imprenditoriale, inoltre, pare muoversi il quadro normativo recentemente approntato daldecreto sviluppo,2.0. In sintonia con le prospettive di crescita economica, il legislatore depone a favore della semplificazione burocratica e di meccanismi soft strumentali alla fase di avviamento delle start up.
Per intenderci: esonero dalle spese per l’iscrizione al registro delle imprese e deldiritto camerale annuale; possibilità di contratti a termine più flessibili, per consentirealle società coinvolte di derogare alle “ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo” che -di norma- giustificano l’uso specifico dei contratti a termine.
Un quadro più organico dunque, a supporto dell’innovazione, delle ideee, soprattutto,dei giovani talenti italiani che da sempre descrivono il nostro paese come obsoleto e denso di criticità strutturali.
La sfida al cambiamento è aperta, ma molto ancora dovrà essere fatto per la futura Silicon Valley Italiana- dicono gli esperti-, la missione la start-up è solo agli inizi.