Ne parlo spesso con il proposito di attirare l’attenzione della politica su un fenomeno che potrebbe diventare il bandolo della matassa delle soluzioni, dove iniziare per dare qualche risposta positiva alla crisi economica. Questa che si avvia alla fine è un’estate significativamente premiante per i gestori dei locali pubblici di piazza Cavour, tutte le sere affollata dai giovani e dalle famiglie favaresi e dei centri vicini.
La folla è prova certa della valida offerta confezionata dai diversi imprenditori presenti. Io, poi, ho il mio personale termometro sulla ricchezza che gira nella piazza: Lillo Stagno e la sua bancarella della “Roba stinnuta mezza vinnuta”.
Mi fermo spesso a chiacchierare con Lillo. Mi piace il suo fiuto negli affari. E’ stato uno dei primi ad accorgersi del business “piazza Cavour”. Tornando al mio termometro, Lillo Stagno ha iniziato con la vendita di pochi oggetti e piano, piano, ha incrementato l’esposizione al punto che la bancarella è sommersa dalla “roba mezza vinnuta”. Adesso si sta preparando a vendere le caldarroste. Si sta allargando, segno che gli affari vanno bene.
E se vanno bene a Lillo, che si accontenta delle briciole, vanno sicuramente benissimo ai bar e alle pizzerie del luogo, che potrebbero come il nostro protagonista, incrementare le vendite, assumere altri dipendenti e dare una svolta positiva all’economia della città. A Cammarata, fino a trent’anni fa, c’erano due o tre trattorie. Paolino Scibetta si invento il menù fisso a basso costo ed è stato un moltiplicarsi di nuovi ristoranti e trattorie nella montagna.
La combinazione vincente è l’ottimo cibo e la pineta.
Ora, l’offerta dei gestori di Favara per quanto buona, da sola è destinata alla temporaneità. Occorre abbinare un sito accogliente che, al momento, peggio non potrebbe essere.
A due passi da Piazza Cavour, c’è via Belmonte, dove un pioniere del settore alberghiero, Antonio Alba, uno che in tanti davamo per pazzo ad investire a Favara, ha trasformato in un angolo gradevole e ospitale una via cittadina che fino a pochi anni fa era una sorta di vespasiano a cielo aperto. Pagando di tasca propria ha riempito la strada di piante, tavoli, ombrelloni, sedili.
Mi piace pensare ad una piazza Cavour come via Belmonte, senza il passaggio delle autovetture, arricchita di arredi che gli stessi imprenditori locali non farebbero mancare. Occorrerebbe solo la regia della politica, di coloro che promettono il cambiamento e non riescono a vedere al di là della punta del proprio naso.
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