Valentina Piscopo
Sarà presentato venerdì 26 settembre alle ore 18.30, presso la Sala del Grechetto di Palazzo Sormani a Milano, l’ ultimo lavoro letterario dell’agrigentino Valerio Mello, “Asfalto” , edito da La Vita Felice editore. Di grande spessore letterario gli interventi in programma. Carlo Franza, storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, critico e giornalista; Gianmarco Gaspari, Direttore della Casa del Manzoni di Milano, professore di Letteratura Italiana presso l’Università degli Studi dell’Insubria; Alessandro Quasimodo, attore e regista, che interpreterà una scelta di testi tratti dal libro. Valerio Mello nasce ad Agrigento il 10 novembre 1985. Compie gli studi universitari a Palermo, dove si laurea in Giurisprudenza nel 2009. Attualmente vive a Milano dove lavora. Nonostante la giovane età, Mello si è ritagliato un rilevante spazio nel panorama culturale nazionale. Nel 2010 pubblica la silloge “Versi inferi – Poesie 2005-2010”, con prefazione di Dante Maffia. Nel 2013 esce, per le edizioni La Vita Felice, il libro “La nobiltà dell’ombra – Corrispondenze”, con prefazione di Francesco D’Episcopo (Professore di Letteratura Italiana presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”) e un’introduzione a cura di Guido Baldassarri (Professore Ordinario di Letteratura Italiana presso l’Università degli Studi di Padova); vincitore 54 edizione del Premio Letterario Internazionale San Domenichino (sez. poesia edita). Oggi, ritorna sulla scena letteraria con la nuova raccolta “Asfalto”. Dice di lui Alessandro Quasimodo. “Con la nuova raccolta Asfalto, l’autore (siciliano di origine) si è calato perfettamente nell’atmosfera e nel paesaggio urbano milanese, riuscendo a coglierne dettagli e segreti con un occhio attento ad indagare perfino nell’ombra. Vedo in lui una sorta di discepolo ideale di mio padre, proprio per il fatto che nei versi di questo giovane la tradizione classica insulare si fonde con i nuovi stimoli offerti dal contemporaneo. Si sente che è cresciuto con l’aria di mare, immerso nella luce e nei colori mediterranei… tuttavia la scelta di trasferirsi a Milano ha determinato una evidente conversione alla modalità della megalopoli, non solo nelle abitudini di vita quotidiana ma anche – e soprattutto – nel modo con cui egli guarda ciò che gli sta intorno: come se avesse indossato un paio di lenti fumè. Sul tram, sul treno, a piedi lungo i Navigli… tutti i percorsi descritti rappresentano un viaggio non solo fisico ma anche metafisico attraverso rappresentazioni istantanee che il poeta riesce a definire in sequenze successive, in movimento: sembra di vedere l’architettura di Milano nei suoi più recenti cambiamenti, nelle trasformazioni che hanno portato la città a competere con le grandi metropoli europee in termini di grattacieli ed edifici magniloquenti. […] alla fine di questo viaggio per immagini, il Poeta e il lettore trovano l’essenza ultima dell’Uomo («un io cemento»), le sue miserie e la tragedia del dubbio perenne”.
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