Emilio Messana scrive al Presidente del Consiglio dei Ministri On.le Matteo Renzi al Presidente della Regione Siciliana, On.le Rosario Crocetta, al Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, On.le Giovanni Ardizzone, al Presidente ANCI On.le Piero Fassino, al Presidente ANCI Regione Sicilia On.le Leoluca Orlando
Emilio Messana sindaco di Racalmuto
“Illustrissimi,
Sono il Sindaco, eletto pochi mesi fa, di un paese dell’agrigentino ricco di storia e tradizioni, fiero e consapevole di aver dato i natali allo scrittore Leonardo Sciascia, con la responsabilità di mantenere la Fondazione che porta il suo nome, con un Castello Chiaramontano che svetta in piazza, un gioiello di teatro che è una miniatura del Massimo di Palermo.
Il mio paese è Racalmuto e non riesce a programmare il proprio futuro.
Il mio comune ha 80 impiegati di ruolo, 76 “contrattisti” a tempo determinato, 60 lavoratori Asu. Complessivamente, 234 lavoratori in servizio, 136 dei quali “precari”.
Abbiamo avuto approvato dalla Corte dei Conti un piano di riequilibrio finanziario.
Spesa del personale superiore al 50% delle spese correnti e debiti fuori bilancio per circa €. 1.200.000,00 lo hanno nella sostanza giustificato.
Siamo impegnati a trovare una soluzione per potere proseguire nel rinnovo dei contratti.
La Regione ha inteso superare i vincoli triennali per le proroghe dei contratti a tempo indeterminato, imponendo ai Comuni di avviare una stabilizzazione entro il 31/12/2016.
I vincoli del piano di riequilibrio – blocco del turn over e riduzione delle spese del personale – impediscono al mio comune di poter stabilizzare.
Se venissero a mancare il lavoro dei precari e la capacità di spesa connessa al loro reddito, l’economia di mera sussistenza che tiene in vita Racalmuto crollerebbe definitivamente.
Ho convocato tutti i parlamentari regionali e nazionali eletti in provincia di Agrigento, ho mandato loro una scheda tecnica che spiega il “caso Racalmuto”.
Sono intervenuti soltanto due deputati nazionali. Ho incontrato un funzionario regionale, che non ha potuto fare altro che illustrarmi i paletti della legislazione vigente. Avevo un incontro con l’Assessore regionale agli Enti Locali, ma è intervenuta la crisi di governo.
Confido che il nuovo governo regionale possa farsi promotore di una iniziativa legislativa regionale capace di risolvere il problema dei nostri precari attraverso un’intesa con il governo nazionale.
Tutti sappiamo che sarà impossibile per la stragrande maggioranza dei comuni siciliani stabilizzare i precari entro la data prefissata.
L’ultima trovata è di annunciare la stabilizzazione di uno per prorogarli tutti fino al 2016 e poi si vedrà.
Si va avanti così da oltre venti anni.
Ogni anno una legislazione di emergenza, come se la necessità fosse solo per l’anno in corso.
I precari non hanno certezza del loro futuro, i comuni non possono programmare il loro pieno utilizzo, qualificarli per erogare servizi pubblici.
Le tasse locali sono al massimo, i tassi di copertura dei servizi a domanda individuale pure, il costo elevato dei rifiuti e dell’acqua a tariffa.
Fuori dal bacino del precariato è la morte civile: edilizia ferma e centri storici che crollano, nessuna regia per il turismo, l’agricoltura abbandonata a flebili istinti imprenditoriali.
Concorsi pubblici neanche a parlarne.
Dobbiamo mettere in fila i nostri problemi e programmare soluzioni che si proiettino nel lungo periodo, abbandonando la tecnica del tampone.
Si può fissare un orario minimo di lavoro per stabilizzare tutti i precari, “storicizzando” la spesa affrontata dalla Regione nell’anno 2013?
Ipotizzare una pianta organica “fuori ruolo”?
Favorire i prepensionamenti in funzione di una stabilizzazione?
Si può fare una ricognizione dei posti disponibili in tutte le amministrazioni pubbliche siciliane e procedere alla mobilità?
Possiamo avviare il semestre della pianificazione urbanistica nei comuni coinvolgendo la Regione e le Sovrintendenze ai Beni Culturali?
Si possono convogliare i fondi europei per la riqualificazione dei centri storici, il recupero delle periferie degradate, per intervenire sul dissesto idrogeologico?
La Regione, lo Stato, l’Anci possono promuovere una cabina di regia unitaria per la spesa dei fondi comunitari che assista i Comuni ?
E’ possibile e legittimo chiedere sacrifici ai cittadini purché si dia loro una prospettiva.
I miei concittadini non ce la fanno più a pagare le tasse, l’impressione è che tutto vada a finire in un pozzo senza fondo.
In Sicilia non mancano energie, competenze e risorse.
Mi appello a Voi, che avete il mandato di guidare le istituzioni maggiormente rappresentative, perché mobilitiate la società siciliana, per proiettarla al di là dell’amministrazione del contingente, in una prospettiva di sviluppo possibile.
Vi ringrazio”.