Massimo Raso, segretario provinciale della Cgil, accetta positivamente la provocazione del presidente dell’Ance, Salamone, ma tiene a precisare che il suo sindacato non se n’è stato zitto a guardare il declino del territorio.
In un documento inviato all’Ance in occasione dell’insediamento del nuovo presidente, Massimo Raso auspicava “come sarebbe utile unire questo arco di forze per mettere in campo gli stati generali dell’edilizia.
Ance Confindustria, i settori edili di CNA, CONFARTIGIANATO, CASA e CLAAI, la COOPERAZIONE, gli Ordini Professionali del settore, gli Amministratori Comunali e Provinciali si diano un appuntamento per dare vita a questa svolta: non possiamo rassegnarci all’agonia di un intero settore e con esso del reddito di migliaia di Lavoratori e di imprese”.
“Ora, come allora, questa esigenza è più vitale che mai.
Partiamo dalle Infrastrutture, dai centri storici, dalla necessità di mettere in sicurezza il territorio; pensiamo al futuro, all’eco-sostenibilità ed all’efficentamento energetico e ad una nuova qualità dell’abitare, ma occorre fare in fretta, occorre dare risposte di lavoro agli edili e a chi lavora negli impianti fissi (vedi crisi Italcementi, Fauci, Gessica ecc.) e sviluppo a questa terra”.
Massimo Raso chiedeva, anche, a Carmelo Salamone “di mettere mano agli EE.BB. del settore delle Costruzioni: Cassa Edile/Scuola Edile-CPT sono “gioielli” che vanno saputi usare e curare bene. Soffrono, come è evidente, la generale condizione generale di sfacelo del settore, ma restano un modello di relazioni che , se corrette, può essere un momento di grande forza”.
“Su tutto questo – conclude il segretario del sindacato – Ance potrà contare su un rapporto concreto e fattivo con la nostra categoria, la FILLEA CGIL che è diretta da Vito BAGLIO e , le politiche più generali della Cgil”.
La risposta alla provocazione di Salamone è un ulteriore invito alla collaborazione che Ance non si farà sfuggire. Del resto, già nel Settembre 2013, Cgil gridava lo stesso allarme, in un documento a firma di Massimo Raso contenente l’analisi dettagliata del preoccupante stato dell’arte dell’edilizia agrigentina, che riportiamo integralmente.
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CGIL: NON POSSIAMO RASSEGNARCI AL DECLINO DELL’EDILIZIA SI CONVOCHINO GLI STATI GENERALI DEL SETTORE SI INDIVIDUI UN PERCORSO DI LAVORO E SVILUPPO
Il 2013 è stato per le costruzioni un anno nero. Rispetto alla crisi degli anni ’90 siamo ormai a una perdita di volume di lavori doppia. E la situazione non pare destinata a migliorare. Siamo al sesto anno consecutivo di caduta.
Una lunga fila di segni meno che portano il settore a perdere il 29% degli investimenti.
Le proiezioni al 2014, poi, dicono che questa contrazione è destinata a lievitare fino al 32%.
I permessi di costruire sono passati dagli oltre 300mila del 2005 a meno di 100mila alla fine dello scorso anno. Le compravendite di case si sono dimezzate nel giro di pochi anni. Così come si è dimezzato il credito alle imprese del settore. Dall’inizio della crisi a oggi i posti di lavoro persi nelle costruzioni sono 446mila. Considerando anche i settori collegati alle costruzioni, arrivano a quota 690mila. Non sono solo gli operai a restare a casa, ma tutte le figure professionali legate al cantiere: in un anno i progettisti (architetti, ingegneri e geometri) sono diminuiti del 23%.
I fallimenti delle imprese, invece, sono arrivati a quota 11.177 su un totale di circa 48.500 aziende chiuse in tutti i settori economici in Italia. Soltanto nelle costruzioni, cioè, sono stati segnati il 23% del totale dei fallimenti.
Non è un caso che l’Abi consideri l’edilizia il settore che, al momento, comporta i maggiori rischi nel recupero dei prestiti. Anche la filiera dei materiali non va meglio. Dal cemento, da sempre un indicatore molto sensibile dello stato delle costruzioni, non arrivano segnali positivi. I dati dell’Aitec dicono che nel 2012 la produzione di cemento in Italia si è ridotta drasticamente, con un calo pari al 20,8% rispetto al 2011, attestandosi a 26,2 milioni di tonnellate.
Stesso discorso per i consumi di cemento, che hanno registrato una riduzione del 22,1% nell’anno, arrivando a perdere il 45% circa rispetto al massimo raggiunto nel 2006.
E le prospettive per il 2013 permangono critiche, con l’attesa di un ulteriore forte calo dei consumi intorno al 20-25%, dopo che nel primo trimestre del 2013 si è già registrato un decremento del 22,4%. Una situazione che rischia di impattare sui produttori: attualmente si stima una capacità produttiva in eccesso intorno al 40-50%. Italcementi ha già dovuto dimezzare i suoi stabilimenti.
Probabilmente anche gli altri grandi player, nei prossimi mesi, saranno costretti ad adottare una strategia simile, chiudendo siti produttivi e mettendo in cassa integrazione gli operai. Segno che non si tratta di una crisi transitoria ma di un ridimensionamento strutturale (e al ribasso) del mercato.
Stesso discorso per il legno. Tra il 2007 e il 2012, secondo i numeri di Federlegno, la contrazione per il settore è stata pari al 33%: un dato che include sia l’utilizzo per arredamento che gli altri impieghi del materiale.
I laterizi (dati Andil) hanno perso il 27% soltanto nel 2012. Se si allarga lo sguardo fino al 2007, all’inizio della crisi, nel giro dei sei anni è andato in fumo il 63,5% del mercato dei mattoni.
Le macchine da costruzioni (dati Unacea) hanno chiuso l’anno con un calo di circa un terzo del giro d’affari. Si tratta del quinto anno consecutivo di contrazione per il movimento terra, senza un accenno di ripresa.
I numeri che riguardano la nostra Provincia non sono certo più rassicuranti, un dato per tutti: la “massa salariale” registrata in CEAMA (la Cassa Edile) si attesterà intorno ai 17 Milioni di euro, cinque anni prima era 42 milioni!
Questo significa 1600 lavoratori edili in meno e centinaia di Imprese chiuse!
Se guardiamo ai lavori posti in gara in Sicilia da gennaio ad agosto 2013: In provincia di Agrigento solo 15 gare, 12 delle quali per importi fino a 1.250.000 e solo 3 per importi tra 1.250.000 e 5.000.000, nessuno oltre i 5.000.000.; Rispetto al 2012 viaggiamo con un -42.31%
La quota di opere che riguardano la nostra Provincia si assottiglia sempre più, passando dall’8.9% al 7.2% sul totale delle opere fatte in Sicilia.
Nella nostra Provincia questa è stata di gran lunga la principale attività industriale e manifatturiera.
Per questa ragione riteniamo che non si possa perdere ulteriore tempo nella messa in campo da parte delle forze economiche e sociali nonché di quelle istituzionali, di una risposta forte.
La capacità di delineare una “mappa del lavoro possibile” , dei cantieri che è possibile aprire per dare concretamente LAVORO ed OCCUPAZIONE al settore.
Grandi e piccoli cantieri, manutenzione, sfruttamento intensivo di ogni opportunità offerta dalla legislazione nazionale, regionale e comunitaria: a questo dovrebbe tendere l’azione di ognuno.
Per tutto questo sarebbe utile e proponiamo a questo arco di forze di mettere in campo gli STATI GENERALI DELL’EDILIZIA.
Non ci interessano le primogeniture, ma ci vuole che qualcuno si faccia promotore di questa esigenza.
Ance Confindustria, i settori edili di CNA, CONFARTIGIANATO, CASA e CLAA, la COOPERAZIONE, gli Ordini Professionali del settore, gli Amministratori Comunali e Provinciali si diano un appuntamento per darae vita a questa svolta: non possiamo rassegnarci all’agonia di un intero settore e con esso del reddito di migliaia di Lavoratori e di imprese.
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La Cgil a Salamone “L’allarme Agrigento, noi lo gridiamo da tempo. Uniamoci”
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