Comunicazioni dell’INPS, ricevute dal 20/01/2015 in poi, tramite posta semplice senza alcuna tracciabilità, con le quali l’Istituto Pensionistico invita ad effettuare entro il 15/01/2015 il pagamento Irpef, termine già abbondantemente scaduto al momento della ricevimento dello stesso avviso.
Oggi, con la crisi economica che imperversa nel nostro Paese, con l’aumento indiscriminato delle imposte, sia nazionali che locali, con la disoccupazione che cresce e con gli aiuti per il sostegno al reddito che non danno la possibilità al soggetto fruitore di soddisfare le proprie esigenze, si pensa sia normale che il cittadino riesca a stento, o non riesca affatto, ad adempiere al proprio dovere di pagare le imposte, diventando, in tal modo, un evasore.
Orbene, quando il soggetto non adempie, per quanto sia motivato, si determina una sua responsabilità, per la quale prima o poi dovrà rispondere all’autorità competente, essendo la situazione ora descritta, determinata da una sua libera scelta. La questione che qui sottoponiamo, e per la quale molti nostri Utenti hanno rappresentato tutto il loro disappunto ai nostri sportelli, riguarda le comunicazioni dell’INPS, ricevute dal 20/01/2015 in poi, tramite posta semplice senza alcuna tracciabilità, con le quali l’Istituto Pensionistico invita ad effettuare entro il 15/01/2015, un versamento IRPEF, dovuto dai soggetti interessati a vario titolo (soggetti in mobilità con altri redditi, eredi di pensionati deceduti nel 2014 e così via discorrendo). Questi soggetti si ritrovano ad essere degli evasori nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, non per loro responsabilità, ma per l’inefficienza della macchina burocratica dello Stato Italiano, ed in particolare dell’INPS, in quanto effettueranno il versamento in ritardo, non potendo nemmeno dimostrare l’effettiva data di ricezione della nota in discorso. Il dato che salta subito all’occhio è che se si vuole ottemperare al versamento della somma dovuta ai fini IRPEF, senza incorrere in alcuna sanzione, l’importo dovrà essere versato con un’ulteriore quota calcolata secondo le regole del ravvedimento operoso, dando luogo così un maggior introito nelle casse dello Stato, dovuto ad una responsabilità dello Stato stesso. Come tutelarsi da tal situazione? Vi consigliamo di rivolgervi alle sedi di Adiconsum al fine di poter dare comunicazione agli Uffici competenti, attenuando gli effetti negativi che verrebbero a determinarsi da una involontaria morosità.
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