Dalla prossima legislatura Sala d’Ercole avrà meno inquilini. Venti in meno per l’esattezza. Il semaforo verde è arrivato dall’Aula della Camera che ha dato il via libera definitivo alla legge che riduce il numero di parlamentari regionali da 90 a 70. E alla luce di questa importante novità, in chiave di contenimento dei costi sono in arrivo altri tagli all'Assemblea regionale siciliana. Ma questa volta non colpiranno la struttura politica: le forbici entreranno in azione per sfoltire la macchina amministrativa. Saranno ridotti direzioni, uffici, unità operative. Al nuovo assetto di Palazzo dei Normanni sta lavorando la segreteria generale che elaborerà una proposta "di riorganizzazione e di ulteriore contrazione di alcuni assetti amministrativi".
E gli interventi dimagranti alimentano a Palazzo dei Normanni nuovi propositi anche sul versante della formazione del parlamento. La proposta è del deputato regionale del Pd, Antonello Cacolici. “Bene la riduzione dei parlamentari – afferma – ma adesso servono correttivi alla legge elettorale. Presenterò un ddl per abolire il cosiddetto “listino” regionale. E’ necessario cancellare la quota riservata ai ‘nominati’: tutti i membri dell’Ars devono essere scelti dal popolo, devono avere un consenso reale fra la gente. Attualmente il “listino” – aggiunge – è una sorta di “premio di maggioranza” del 10% che dunque, con la riduzione a 70 deputati, corrisponde a 7 seggi. Con il mio ddl – prosegue Cracolici- propongo di superare l’attuale sistema e assegnare questo “premio di maggioranza” di 7 deputati su base provinciale alle liste che hanno sostenuto il presidente eletto, e dunque a candidati che si sono spesi sul territorio e hanno ottenuto un consenso reale alle elezioni”. Anche il gruppo parlamentare ‘lista Musumeci’ annuncia un ddl che va nella stessa direzione.
L’avvio di questa nuova legislatura sembra essere scandito dalla voglia di cambiare rotta, di intraprendere una nuova strada per provare a ridare alla politica fiducia e credibilità. Filippo Panarello, deputato PD, ha scritto una lettera al presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone. “Bisogna prevedere la decadenza dagli incarichi interni all’Ars per i parlamentari destinatari di misure di custodia cautelare”: questa la sua idea contenuta nella missiva.
“Attualmente anche in caso di arresto – osserva Panarello – un deputato mantiene la carica interna all’Ars (ad esempio presidente o vicepresidente di commissione, o componente del Consiglio di presidenza). La sfiducia dei cittadini nei confronti della politica ha raggiunto livelli allarmanti – sottolinea ancora Panarello ad Ardizzone – serve allora una forte reazione a tutela delle istituzioni. Le misure varate dall’Ars su retribuzioni, vitalizi e rimborsi, vanno in questa direzione ma analogo atteggiamento va tenuto, a mio avviso, nei casi in cui i membri della nostra Assemblea, come purtroppo si è verificato nelle passate legislature, coinvolti in vicende giudiziarie, siano destinatari di misure di custodia cautelare. Mi sembra superfluo segnalare lo sconcerto che determinano tra i cittadini simili episodi che, pur comportando la sospensione per legge del parlamentare, non determinano invece, in base alle attuali norme regolamentari, alcuna conseguenza rispetto alle cariche ricoperte all’interno dell’Ars”.
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