Il danno è servito. Le entrate tributarie non coprono la spesa corrente, con un passivo di circa 900mila euro. Il Comune non ha rispettato il patto di stabilità, ragione per la quale subirà un taglio dei trasferimenti statali per oltre 2milioni di euro.
Tra pochi giorni, entro il 13 di questo mese, il Consiglio comunale dovrà decidere se ricorrere alla pianificazione del debito per dieci anni sotto il diretto controllo della Corte dei conti o se andare dritto verso il dissesto finanziario con lo scioglimento del civico consesso e la nomina per due anni di un commissario con pieni poteri per risanare le casse comunali.
Si chiederanno sacrifici alla gente che in questi anni è stata vittima della pessima politica.
La pianificazione decennale che prevede tagli strutturali sulla spesa corrente dovrebbe contenere, tra l’altro, una riduzione considerevole delle ore lavorative dei dipendenti comunali precari con la conseguente diminuzione degli stipendi. Ai tagli si aggiungerà l’aumento delle tasse. Saranno, dicevamo, dieci lunghi anni di passione per i cittadini già abituati al peggio.
E non è detto che il Ministero dell’Economia e la Corte dei conti approvino la pianificazione proposta dal Comune. In caso negativo si salterà dalla padella alla brace, con il ricorso al dissesto finanziario dell’Ente. Sarà molto probabile il licenziamento di una parte significativa del personale precario e l’azzeramento per due anni di tutti i servizi non essenziali.
L’una o l’altra mannaia si abbatteranno su una città alla deriva da tempo, con servizi scadenti, una rete stradale interna fatiscente, locali comunali non curati e l’elenco è lungo. Stiamo male, staremo peggio.
Le responsabilità appartengono alla storia politica di Favara aggravata dall’amministrazione Manganella che non è stata capace di organizzare una macchina comunale efficiente. Sull’argomento specifico, l’ultimo episodio sulla Tari chiude una lunga serie di inverosimili errori di una burocrazia assolutamente fuori da qualsiasi controllo da parte di Manganella. E mentre la politica cercherà di spostare le responsabilità da una parte all’altra, la Guardia di finanza è già nel Palazzo e, in caso di dissesto, saranno esaminati con la lente di ingrandimento almeno gli ultimi dieci anni di amministrazione della città.
Adesso la patata bollente è nelle mani dei consiglieri comunali che dovranno adottare misure pesantissime per i loro concittadini.