IN UN DOCUMENTO ADRIANA VITALE, OPERATORE ESPERTO IN POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO RICHIAMA L’ATTENZIONE SUL DRAMMA SOCIALE E LAVORATIVO DI CIRCA 1750 LAVORATORI IN BALIA DI UNA VERTENZA CHE PARE NON TROVARE SBOCCHI. NORMALITA’ E STABILITA’ LE PAROLE CHIAVE
A gran voce gli operatori esperti in politiche attive del lavoro chiedono alla politica siciliana la stabilità lavorativa e la normalità. Nulla più. Tengono anche a precisare che quella avviata non è una battaglia, che da mesi vede impegnati detti lavoratori a protestare in piazza, per le strade, davanti i cancelli dell’assessorato regionale alla Famiglia di Palermo o di Palazzo d’Orleans, sede del governo regionale per scegliere il datore di lavoro. La vertenza aperta mira alla difesa dei diritti acquisiti. Non protagonisti di uno stipendificio ma protagonisti in concreto, attraverso specifici programmi e progetti, di una occasione, di riscatto vero e duraturo, per i tanti disoccupati, dei licenziati, dei deboli che potrebbero avere una opportunità sfruttando al massimo i fondi e le risorse umane professionali che ha già in seno la Regione.
Parole chiare e senza indugi quelle di Adriana Vitale, operatore esperto in politiche attive del lavoro che, in una lettera aperta, lancia l’appello alle forze politiche per risolvere, una volta per tutte, la vicenda lavorativa che tiene con il fiato sospeso circa 1750 lavoratori. Quello che chiede la lavoratrice è nuovo modello collaborativo tra tutte le forze politiche, di maggioranza ed opposizione, che miri alla soluzione dei problemi.
Di seguito il testo integrale del documento a firma di Adriana Vitale.
“Sia chiaro che noi la battaglia non la facciamo per scegliere il datore di lavoro, non c’interessa, ma piuttosto per la nostra tutela con tutti i livelli e i diritti acquisiti nel tempo. Noi chiediamo semplicemente la stabilità futura o meglio vogliamo la normalità, quella normalità che c’è stata rubata
Registriamo in Sicilia il paradosso dei paradossi: le attività di Politiche Attive del Lavoro sono in espansione, la Regione siciliana ha in seno esperti del settore formati e voluti dalla stessa Regione con un cospicuo investimento economico, ci sono i fondi, eppure da quasi un anno si ragiona di chi, come e perché deve occuparsi dei servizi.
E’ legittimo pensare che si voglia annientare l’intera categoria per sostituirla con un nuovo e fresco precariato o peggio si comprende che si potrebbe innescare un pericoloso meccanismo di nuova cooptazione dentro il precariato del precariato? Si comprende che presi dal bisogno, alcuni saranno costretti a vendere la libertà? Nessuno si è posto il problema che questo gioco, del chi, come e perché, ci ha massacrato?
Dopo più di un anno di tavoli, incontri, trattative che hanno visto il cambio di tre assessori al ramo e inevitabilmente tre linee politiche diverse pur appartenenti alla stessa compagine governativa, l’una in antitesi con l’altra, per cui appare evidente che il disegno iniziale del governo, sbandierato dallo stesso Governatore, ha subito cambiamenti continui fino a raggiungere direzioni diametralmente opposte.
E’ indubbio che per ottemperare alle richieste nazionali e comunitarie bisogna creare sistemi misti pubblico/privato per favorire la libera concorrenza tra i vari attori. Il punto è, come e dove utilizzare le nostre professionalità. A settembre del 2013 si parlava di Ciapi, il 23 aprile 2014 si parlava di misto pubblico/privato, adesso si parla di solo privato.
Sia chiaro che noi la battaglia non la facciamo per scegliere il datore di lavoro, non c’interessa, ma piuttosto per la nostra tutela con tutti i livelli e i diritti acquisiti nel tempo. Noi chiediamo semplicemente la stabilità futura o meglio vogliamo la normalità, quella normalità che c’è stata rubata.
La politica non elargisce e non deve elargire posti di lavoro ma è moralmente obbligata a creare le condizioni di sviluppo attraverso tutti gli strumenti legislativi ed economici.
Spesso ci viene rimproverato di aver prodotto zero nell’ambito dell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, ma noi non possiamo offrire lavoro, possiamo solo agevolare tale incrocio quando siamo messi nelle condizioni di farlo. Una nota di nuova linfa vitale e speranza arriva dalle parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che è riuscito a toccare le corde dell’anima, del cuore e delle coscienze. Persona degna e per bene, della quale fregiarsi e onorarsi di appartenere alla stessa terra che gli ha dato i natali, un uomo che ha iniziato e concluso il suo discorso d’insediamento parlando alla pancia del popolo, ha parlato ai volti, ha parlato a ognuno di noi facendoci sentire persone degne di rispetto e considerazione, non numeri.
Ha parlato a Giuseppe, Carlo, Giovanni, Rosario, Maria, Lucia, Michele, Maurizio, Angela, Francesco, Daniela e queste stesse persone adesso parlano con voi Onorevoli Deputati, che siete stati investiti da un mandato preciso di rappresentanza, che avete l’obbligo di agire per il popolo e a favore del popolo.
Un moto d’orgoglio: accorciate le distanze tra voi e noi, solo così non potrà trovare terreno fertile l’infiltrazione di populisti che sono tentati di speculare su una crisi di rapporti tra la politica e i cittadini siciliani.
Chiediamo alla politica di maggioranza e d’opposizione e all’amministrazione di anteporre tutto per il bene dei nostri giovani che potranno, attraverso programmi e progetti, usufruire di un’occasione, dei tanti disoccupati, dei licenziati, dei deboli che potranno avere un’opportunità di riscatto vero e duraturo, sfruttando al massimo i fondi e le risorse umane professionali che ha già in seno la Regione.
Chiediamo un nuovo modello collaborativo tra tutte le forze politiche che miri alla soluzione dei problemi, una sperimentazione che possa essere utile a tutte quante le problematiche sociali, culturali ed economiche della nostra meravigliosa quanto martoriata terra, chiediamo l’agire comune per fini comuni ad appannaggio del popolo siciliano.
Aggredite, aggrediamo insieme la crisi profonda che soffoca le nostre esistenze, date la possibilità e gli strumenti a noi che siamo del mestiere, agevolando così il percorso di risalita di chi urla lavoro e dignità. Non vogliamo essere assistiti e ci offende essere considerata platea per la quale creare stipendifici, per cui poniamo l’unico quesito che va posto a tutti voi: “Siamo una risorsa o un problema?” E’ questa la domanda vera alla quale dare una risposta, se siamo una risorsa, le soluzioni politiche si trovano (la politica è l’arte dell’impossibile), se siamo un problema, per noi sarà la fine, ma ditelo chiaro e in maniera inequivocabile. Chiediamo, pretendiamo e meritiamo la verità”.
2 commenti
Una disamina veritiera di fatti, che mettono in risalto il fallimento di una squallida classe politica, che non ha programmi precisi di sviluppo economici
dove le lotte intestine sono all’ordine del giorno, mentre la Sicilia muore.
Sentiamo l’esigenza di raccontare, in estrema sintesi, la tragedia umana che inesorabile si è abbattuta su di noi come una mannaia, un riepilogo davvero ingrato ed estremamente riduttivo rispetto a ciò che giorno dopo giorno abbiamo vissuto sulla nostra pelle.
La nostra situazione era già drammatica durante l’ultimo anno di avvisi 1 e 2 (2013). Eravamo senza prospettive future e soffrivamo insieme alle nostre famiglie le ristrettezze economiche che c’erano imposte dalle mancate retribuzioni. Eppure giorno dopo giorno ci siamo recati al lavoro, affrontando costi e togliendo dal già misero bilancio familiare finanche le spese per recarci nel posto di lavoro, con dignità, con il sorriso stampato in viso. Spesso nell’ascoltare tragedie umane, abbiamo cercato di consolare, capire, dare una parola di conforto con la morte nel cuore e con la consapevolezza di essere in condizioni peggiori di chi cercava in noi una speranza.
Esaurita la stagione degli avvisi, prospettano come la “manna dal cielo” il C.I.A.P.I., un piede dentro il pubblico con un contratto di sei mesi dietro selezioni. Si sarebbe lavato il peccato originale della cooptazione con una prospettiva futura rosea, tranquillizzati un giorno sì e l’altro pure sulla proroga e la continuità lavorativa, pensavamo di aver risolto i nostri problemi. Si dirottano i servizi al C.I.A.P.I., per altro rafforzati da una norma, e tutto sembrava andare per i meglio, peccato che fin da subito i “cani sciolti” dei “padroni” hanno iniziato a creare problemi e difficoltà dichiarando persino il falso pur di ostacolare il percorso delineato dal governo. Si parlava di proroga che avrebbe fatto da ponte per poi correre spediti verso un altro programma “Garanzia Giovani”, la Dirigente orgogliosa avrebbe potuto dare lustro alla Sicilia, quella Sicilia povera, sempre tra gli ultimi, sarebbe partita per prima, avrebbe potuto dimostrare capacità e competenza, avrebbe aiutato i suoi figli a trovare un’opportunità di lavoro. Invece no, c’è stato chi, calpestando il suo stesso mandato di rappresentanza del popolo, ha preferito rischiare il ritorno dei fondi pur di appagare le richieste di chi non ci stava a perdere questa fetta di torta.
Nessuna proroga, dal 23 aprile 2014 tutti a casa e fino al 9 gennaio 2015 i sospesi senza nessun sostegno al reddito. Abbiamo avvertito subito il pericolo e consapevoli che nessuno ci avrebbe difeso, ci siamo autogestiti fin dal 5 maggio iniziando una lotta che, se pur sempre civile, è stata al limite della sopportazione umana. Lavoratori che non hanno mai mollato un solo momento attraversando tutte le stagioni, sopportando scirocco, afa, vento, freddo, pioggia e tutte le condizioni climatiche, lavoratori che hanno usato il loro corpo e la loro mente, le loro intelligenze, la loro penna per svegliare le coscienze dell’opinione pubblica e togliere quella cortina di fango che scientificamente c’è stata buttata addosso, per svegliare le coscienze politiche e tutte le sensibilità umane.
Da allora ci sono voluti nove mesi per firmare un contratto di tre mesi, contratto che comunque mortifica la professionalità e la dignità dei lavoratori, con la totale cancellazione dei diritti acquisiti nel tempo, abbassamento di livelli, e nessuna prospettiva futura! Un bando prendere o lasciare, o così o si è fuori. Si riesce a partire solo quando chi si è battuto incessantemente è riuscito a tirare dentro chi si é dato da fare per non perdere un posto al sole a costo di gettare, com’è avvenuto, nel baratro padri e madri di famiglia. Figure senza scrupoli che hanno venduto cara la nostra pelle, non hanno guardato la disperazione di chi non poteva apparecchiare la tavola, non hanno letto la tristezza negli occhi dei nostri figli, non sono stati scalfiti dai tanti suicidi di chi ha ceduto psicologicamente, non hanno avuto scrupoli nel vedere frantumare matrimoni che non hanno retto al peso di una situazione economica disastrosa.
Pretendiamo, come da diritto: la cassa integrazione 2014, il pregresso degli emolumenti che hanno raggiunto livelli indicibili relativamente ai tempi ormai divenuti biblici, chiediamo la soluzione per proseguire la nostra attività lavorativa dal 9 alrile e ovviamente quello che è il nodo più importante da sciogliere, risposte alla nostra stabilità futura.
Esperti in Politiche Attive del Lavoro, a suo tempo assunti a Tempo Indeterminato dagli Enti di Formazione Professionale che operano su direttive e sotto il controllo della Regione Siciliana, in ossequio a quanto previsto dalla l.r. 24/76 e successive, con una media di servizio di trent’anni, riqualificati con selezione pubblica dalla Regione Siciliana verso la fine degli anni ’90, in vista della riforma dell’allora ufficio collocamento, conseguendo una qualifica professionale funzionale all’inserimento nei servizi per l’impiego.