Tutto viene stravolto nella terra di Pirandello e a questo destino non sfuggono le primarie, che dovrebbero, in una realtà normale, permettere agli elettori e ai militanti di un partito di decidere il nome del candidato alla futura carica di sindaco. Ad Agrigento il risultato è di un uomo vicino alle posizioni di Forza Italia proposto all’elettorato di sinistra. Roba da leccarsi le orecchie. E non c’è né trucco ne inganno.
C’è una inverosimile coalizione che alla fine non poteva dare un risultato diverso.
Senza bisogno di ricorrere a sfere magiche e ai maghi, semplicemente conoscendo la storia politica della città dei templi, il risultato delle primarie era già scontato in una realtà che non ha mai decretato la vittoria della sinistra.
Nella coalizione che portò alla seconda elezione di Marco Zambuto a sindaco, c’era il Pd, ma Zambuto era un uomo dell’Udc, partito di centro, e il Pd per “non disturbare” l’elettorato centrista cercò di apparire il meno possibile. Fassino, all’epoca segretario nazionale, in Sicilia per la chiusura della campagna elettorale in diverse città dell’Isola, per ragioni di opportunità non venne ad Agrigento. Non si voleva rischiare di dare il digestivo “avvelenato” all’elettorato, adesso hanno scelto di avvelenare l’antipasto, escludendo, prima di iniziare, qualsiasi possibilità di vittoria di un candidato di sinistra alla carica di sindaco.
La sinistra ha fatto autogol ma doveva aspettarselo. Bastava informarsi sulla predisposizioni dell’elettorato agrigentino. Adesso al Pd resta di abbassare il capo e turarsi il naso.