A Favara delle feste paesane la più sentita è quella dedicata a San Giuseppe piuttosto che di Sant’Antonio, patrono della città.
Ieri siamo andati a trovare don Giuseppe D’Oriente, l’arciprete, per avere qualche anticipazione. C’è sempre stata una significativa attesa, che in passato si traduceva e si concentrava nel conoscere anzitempo il nome del cantante ospite nel Lunedì di chiusura della festa. Recentemente, con don Mimmo Zambito prima e don Giuseppe D’Oriente oggi, gli aspetti laici hanno fatto spazio e dato centralità all’evento religioso. Il cambiamento non è stato indolore, almeno per l’arciprete di turno, all’indirizzo del quale sono andate tutte le critiche per “l’assenza del cantante”, come e di più fosse mancato lo stesso San Giuseppe.
Ma torniamo alle anticipazioni sul programma ancora da definire sui prossimi festeggiamenti.
La festa si inizierà Lunedì 17 Agosto e si concluderà il 30 Agosto. Tutti i giorni sarà celebrata la Santa Messa nella Chiesa del Rosario. Per tutti i 13 giorni sono previste “le minestre di San Giuseppe”.
La centralità è religiosa, ma all’interno delle tredici giornate ci saranno manifestazioni organizzate dai privati che devono essere proposte entro il prossimo 26 Luglio, in modo da essere coordinate e bene inserite nel programma.
La centralità, dicevamo, resta religiosa dedicata al “padre putativo di Gesù – ci dice l’arciprete – e sarà, nello stesso tempo, dedicata ai padri di famiglia, che tanti sacrifici fanno nell’attuale periodo di forte crisi economica. Nulla sarà sottratto al bisogno della gente, mentre tutti siamo chiamati ad aiutare i più poveri”.
Saranno, a tal proposito, previsti punti di raccolta di beni di prima necessità.
Sarà festa in paese, in momenti di preghiera e di svago con l’occhio attento al momento di crisi e al bisogno dei poveri.
3 commenti
Perchè si celebra ancora la festa di San Giuseppe ? Dico che il clero,purtroppo ha messo le mani dove non doveva,sapendo che oltre ad essere una festa clericale era una festa dei favaresi giovani,meno giovani, agrigentini e per finire gli emigranti che ritornavano nel proprio paese per l’occasione, a godersi parenti e amici. Ancora oggi non capisco perchè i sacerdoti,hanno voluto eliminare il famoso comitato S. Giuseppe che tanto bene aveva fatto per il territorio e per la stessa chiesa, dove effettivamente si sposava un connubio tra fede, attività culturali e turistiche. Lo stesso i rappresentanti della chiesa, nella città di Palermo, avrebbero duvuto fare in occasione della Santuzza a Palermo, eppure da secoli continuano nelle loro tradizioni collaborando in un mix di fede,di cultura e di turismo . Ritornando a Favara, ricordo il periodo della festa,dove i giovani e i meno giovani aspettavamo il programma, che si faceva in collaborazione con i rappresentanti clericali e ci si preparava per le ferie o coloro i quali erano in vacanza al mare o in campagna,approfittavano della grande festa per fare ritorno in paese. Purtroppo, questa festa ha perso il suo splendore. Mi chiedo da buon favarese: perche ? Forse per interessi economici, o per questioni di visibilità! Direttore la prego di scusare il mio sfogo,ma, molti ancora oggi ci chiediamo: perche ?
Per il Sig. Antonio rispondo, da parte mia questo senso di rotta è giusto e doveroso, anzi spero che altri paesi come la vicina agrigento lo seguano. Non spetta alle istituzioni religiose preparare “a festa” piuttosto è più di competenza del comune organizzare gli eventi sociali e/o dove non arriva o non può arrivare quest’ultimo che provvedano i “privati” se tanto ci tengono
Mi permetto di esprimere il mio parere. Sono d’accordo con chi, come Valentina, evidenzia come non spetti al parroco organizzare quella che io chiamerei una festa di paese. Ma sono ancora più d’accordo con Antonio e mi aggrego al suo dispiacere nel vedere dileguarsi la festa di S.Giuseppe così come è stata per alcuni decenni.
La festa si fondava sulla devozione per il Santo cresciuta soprattutto nei periodi storici in cui il popolo sentiva il bisogno di chiedere un aiuto al Santo nel contesto della miseria dei periodi di guerra e dopoguerra. Poi si è colta l’occasione per associare la festa di paese che, come ha indicato Antonio, era pure l’occasione per gli emigrati che tornavano a casa di rivevere un momento di festa collettiva.
Il punto è che la festa di San Giuseppe è stata per molto tempo qualcosa in cui Favara veniva identificata e in cui i favaresi si identificavano. Mi permetto di ricordare che questa era una delle feste più importanti della provincia. Le minestrate, le sfilate degli ultimi giorni, la banda in giro per il paese un’intera settimana e addirittura altre due bande chiamate per gli ultimi tre giorni, la grande processione della domenica, i fuochi d’artificio e le bellissime serate in piazza erano gli elementi di una bellissima festa che segnava la fine dell’estate e delle vacanze (stavo per dimenticare il cantante del lunedì!).
Perchè non avremmo dovuto coltivare questa nostra bellissima festa, anche attraverso un’operazione di valorizzazione delle tradizioni, così come hanno fatto in altri paesi (vedi la festa del Taratatà di Casteltermini, la festa di Gesù Nazareno a San Giovanni Gemini, la festa della Madonna del Monte di Racalmuto, ecc)? Perchè non l’abbiamo fatto?
Purtroppo la verità è che la colpa non è assolutamente dei parroci degli ultimi anni, ma piuttosto dei favaresi stessi che si sono disaffezionati lentamente alla festa e in tanti non l’hanno più sentita come propria. Abbiamo preferito sentirci moderni e rinunciare a godere di cose semplici, buone… paesane!
E se vogliamo dirla tutta, la differenza tra i favaresi e gli abitanti degli altri paesi che invece sono stati in grado di mantenere le loro feste di paese, sta in un fondo di superbia che ci caratterizza.