Agrigento continua a confermarsi laboratorio politico. Gli esperimenti si rinnovano puntualmente. Si ripropongono anche alla vigilia di questa nuova tornata elettorale e in vista delle Amministrative di fine maggio. Cantiere aperto alla Provincia regionale. Andiamo con ordine.
Partiamo dal Pd: il primo partito a muovere le pedine, mosse sollecitate dalle alleanze sancite a livello nazionale. A seguito della scelta dell’Mpa, ora Pds di tornare assieme al Pdl di Berlusconi e Alfano, il partito agrigentino di Bersani decide di interrompere il rapporto con l’amministrazione attiva a guida autonomista. Ad oggi, però, l’assessore di riferimento sarebbe ancora lì, in carica. E poi in giunta c’è anche Alfonso Montana, linea Tabacci, quindi area riconducibile al Pd.
E mentre il Pd, almeno sulla carta, si sgancia, il Fli, che si era preso una pausa di riflessione per volontà degli ormai ex vertici agrigentini, allora guidati da Luigi Gentile, torna nella squadra di governo. Appena un paio di giorni fa l’ingresso in giunta del canicattinese Asaro. Accordo suggellato ieri alla presenza ad Agrigento di Fabio Granata, vice di Fini che sarà nella città dei templi domenica prossima. Lui poi lo solennizzerà.
Voi direte è allora? Allora siamo di fronte ad un altro intreccio che sa di esperimento. Futuro e Libertà, per chi non lo sapesse, alle Politiche di febbraio è alleato, assieme all’Udc, con il professore Monti. Dunque in contrapposizione con i vari Mpa-Pds, Pdl e cosi via discorrendo.
Osservazione questa puntualmente sottoposta al numero 2 del Fli. “A livello territoriale abbiamo deciso di fare questa scelta – spiega Granata – perché noi privilegiamo la qualità degli uomini e dei progetti. E gli obiettivi portati avanti dal presidente D’Orsi noi li apprezziamo. Francamente non proviamo alcun imbrazzo”.
E siamo al terzo nodo da analizzare. Il Pdl, nuovo compagno di viaggio di Mpa-Pds a Roma, alla Provincia prova qualche imbarazzo. Si agita. E rivendica anche la candidatura alla Presidenza. Dopo tre anni di opposizione, a volte anche dura e aspra, si ritrova a doversi misurare con una nuova realtà. Stessi sentimenti albergano nel gruppo autonomista. Forse perché i consiglieri non sono così ferrati e navigati come i loro carismatici leader. Ma siamo convinti che alla fine sarà fatta la loro volontà, come a Roma anche ad Agrigento: Amen.
E in questo valzer di intrecci si innesta un ultimo elemento ballerino: alla Camera Mpa e Grande Sud sono assieme, sono in sintonia: corrono con una unica lista. Alla Provincia gli arancioni, che di recente sotto la guida dell’ex Cimino avevano tirato i remi in barca, frenano. “Non capisco questo atteggiamento – osserva D’Orsi – io alle Politiche dovrò in pratica votare per il capolista Fallica, loro non vogliono entrare nella mia giunta. E’ un’anomalia che va risolta”.
Certo adeguarsi, ricollocarsi, riposizionarsi sulla scia di quanto viene disegnato ora nella Capitale, ora a Palermo non è facile per nessuno. La confusione regna sovrana. Giri… di testa in serie che finiscono per colpire solo e soltanto il Paese che avrebbe bisogno invece di lucidità, di fermezza, di certezza, di concretezza. Insomma invochiamo una maggiore compostezza politica da parte di tutti di fronte ad un allarme sociale ed economico forse senza precedenti dal dopoguerra ad oggi.