Và ascritto al merito di ognuno, sindaco, consiglieri, stampa ecc…aver posto il focus dell’attenzione dell’opinione pubblica, sugli indigenti morosi con Girgenti acque, quale che sia stato il risultato ottenuto sul bilancino del farmacista.
La politica ha assolto al compito di rappresentare i bisogni e le attese di una parte, la più debole, dei cittadini favaresi. La stampa ha fatto il suo mestiere e cosi via…
La retorica della gara tra i più i bravi, deve ora lasciare il passo alla fase 2, quella che seguirà alla cancellazione dei debiti agli indigenti morosi.
Sembra di capire che sul tema Girgenti acque debba assicurare comunque l’erogazione dell’acqua, anche a chi non può pagare, tanto condiviso da far dimenticare quanto sia complicato realizzarlo.
Intanto bisognerebbe chiedersi se è stato preso in esame a carico di chi debba essere posto il costo dell’ erogazione, a nostro avviso dovuta e gratuita agli indigenti.
Come, e qui son dolori, verificare la capacità dei pubblici uffici comunali di certificare lo status di povertà a quanti potrebbero esercitare il diritto all’esenzione dal pagamento del canone dell’ acqua, naturalmente, per decisione unanime di Giunta e Consiglio comunale.
Ora, chiunque si sia avventurato tra le insidie della burocrazia comunale di favara, sa bene che identificare il numero di una targhetta attaccata alla presa d’ acqua con quello della sua bolletta con numero di utenza, equivale a rivivere l’ incubo di Kafka nel suo processo.
E’ un impresa impossibile in tempi ragionevoli, per gente che lavora e senza un “aiuto” potrebbero passare dei mesi.
Ma il taglio delle prese offre alla città l’opportunità di mettere in cima alle priorità, il funzionamento della macchina comunale, superando definitivamente l’inconfessata cultura dell’abusivismo come strumento di non governo del controllo sociale, che ha creato consenso ai veterani di tante, troppe, campagne elettorali.