Quasi un ritorno al passato: un ritorno al centro sinistra: è lì infatti che muove i suoi primi passi verso la politica per un impegno diretto. Nello scampolo finale della precedente legislatura fa il suo ingresso in aula Sollano per sostituire il dimissionario Maurizio Calabrese. E lo fa in quanto primo dei non eletti nella lista Udeur. Oggi, dopo una parentesi da indipendente e nel Pdl, partito di centro spostato a destra, prende armi a bagagli e Giuseppe Di Rosa si trasferisce alla corte di Rosario Crocetta, presidente della Regione che, in vista delle Politiche, ha fondato il movimento il Magafono. E oggi il vice presidente del consiglio comunale di Agrigento ha annunciato la scelta.
“Sposo in pieno il progetto del governatore – spiega Di Rosa – un progetto imperniato sulla legalità e sulla trasparenza, così come mi sto muovendo io ad Agrigento. Non ho fatto scelte diverse perché altri si stanno muovendo in chiave opportunistica. Io non ho chiesto alcuna poltrona a Crocetta e nessun ruolo di primo piano nel movimento”.
Ma il suo passaggio potrebbe fare da apripista per il trasferimento di alti amministratori comunali di Palazzo dei Giganti verso il Megafono. In testa su tutti Marco Zambuto, attuale dirigente dell'Udc.
Ipotesi, questa, che potrebbe essere letta fra le righe della risposta data oggi dal sindaco proprio ad una recente presa di posizione dello stesso di Rosa critico nei confronti di alcuni assessori comunali sulla vicenda della Tua, società che gestisce i collegamenti urbani in città.
“Io avevo chiesto al sindaco di agire di conseguenza rispetto alle mie sollecitazioni – evidenzia Di Rosa – o di mandare a casa i suoi due assessori che, su questa vicenda, non avevano assunto una linea istituzionale consona. Oggi apprezzo la risposta di Zambuto, sempre sensibile alle mie osservazioni, che ha diffidato formalmente ed ufficialmente la società della Tua ad intervenire per rimuovere i disagi e i disservizi”.
E al Comune di Agrigento tiene banco un' altra questione, quella legata alla possibile restituzione di alune somme incamerate negli anni 2011 e 2012 dai capigruppo consiliari. A rilevarlo la Corte dei conti e riguardano quote incassate a titolo di gettone di presenza nella partecipazione alle varie commissioni. Ma loro, i capigruppo, dicono “di non avere violato alcuna norma e di essersi adeguati a quanto previsto dallo statuto comunale”.