Il sindaco di Favara incontrerà, molto probabilmente domani, il Prefetto che gli chiederà di revocare l’ordinanza di blocco delle installazioni di contatori idrici nel territorio comunale.
Intanto, il comitato spontaneo, aiutato da alcuni tecnici, sta preparando una relazione per sostenere le ragioni che hanno portato i cittadini a protestare contro Girgenti acque. E’ un braccio di ferro tra l’utenza che chiede con forza il rispetto dei suoi diritti e l’azienda che gestisce il servizio idrico integrato, che afferma di avere fatto il massimo nella sua attività. Nel confronto ogni singola parte porta avanti le proprie ragioni. Poi c’è la platea di spettatori in “comoda” attesa del risultato finale. Quelli del “u sapiva ca finiva accussì”. Quelli che non perdono mai, in qualsiasi modo finisca la vicenda.
La sciabolata in mezzo agli occhi restano, comunque, i Ponzio Pilato istituzionali, in particolare, i partiti politici, gli stessi che tra qualche giorno inizieranno a chiedere il voto alla gente che oggi protesta in difesa di un bene irrinunciabile che deve essere accessibile a tutti. A volerlo vedere c’è un aspetto di coerenza da parte della politica che ha determinato, per ragioni diverse, l’attuale stato delle cose. Il costo dell’acqua è una decisione della politica. Stesso ragionamento sulla gestione consegnata al privato e sui mancati finanziamenti per il rifacimento delle reti idriche, oggi un colabrodo che disperde circa metà del prezioso liquido immesso nelle condotte e pagato dall’utenza a 0,77 euro a metro cubo. Ecco perché i partiti politici che hanno governato e governano la Sicilia stanno a guardare, preoccupati come sono di essere tirati in ballo. E tra gli spettatori silenziosi ce ne sono tantissimi legati ai partiti. Meglio non parlare di acqua, ché verrebbero fuori vergogne inaudite perpetrate dai nostri stessi eletti rappresentanti.
E allora? E allora è meglio lasciare nella lotta Girgenti acque e i comitati spontanei con un risultato finale quasi scontato. Manganella, malgrado tutta la sua buona volontà, non può tenere in piedi a vita la sua ordinanza di blocco delle installazioni dei misuratori idrici nel territorio di Favara. L’azienda ha acquistato i contatori e deve rivenderli all’utenza. Il comitato spontaneo chiede l’erogazione dell’acqua H24, l’eliminazione dei recipienti dei privati che causano la non potabilità, un minor costo del servizio in linea con il pagamento in altri territori a livello regionale e nazionale. Il contatore deve essere uno strumento di risparmio e non di aggravio di spesa per le famiglie.
In questo scenario, dove ognuno rivendica il proprio sacrosanto diritto, chi ha causato i danni si è tirato fuori. Fa finta di niente, tanto, pensano, dopo la protesta di Casteltermini, finirà anche quella di Favara. Del resto, “poveracci” come possono risolvere il problema, da loro stessi generato, così complesso e di difficile soluzione? Hanno impiegato decenni per inguaiarci, mentre loro si arricchivano. Ricordo che nella crisi idrica dovuta alla siccità, nel 2000, non bastò una pagina di giornale per elencare le opere con finanziamenti milionari tutti in urgenza e perfettamente inutili nella stragrande maggioranza dei casi. All’epoca il braccio di ferro si consumò tra gli abitanti della fascia costiera completamente a secco e quelli della zona montana ricchi di acqua che non volevano aumentare gli approvvigionamenti in favore di chi pativa gli effetti della siccità con turni di erogazione di 15 e anche 20 giorni. Poi scesero in campo gli agricoltori preoccupati dell’utilizzo dell’acqua per uso potabile, quando gli invasi erano stati realizzati per uso irriguo.
Nella lotta tra poveri, in silenzio c’era chi ci guadagnava. Il silenzio è sempre lo stesso, ieri come oggi.