Giuseppe Maurizio Piscopo
Tuccio Musumeci nasce a Catania nel 1934. E’ un affermato attore italiano di teatro e di cinema. E’ considerato il più grande attore siciliano del nostro tempo. Ha calcato i maggiori palcoscenici nazionali ed internazionali come il Piccolo Teatro di Milano, il Teatro Stabile di Genova, il Teatro Verdi di Trieste, il Teatro Argentina di Roma, il Teatro stabile di Napoli, il Beaumont Theatre di New York, il Teatro Colon di Buenos Aires. A New York ha ricevuto il premio “Italian American Forem” al Mark Hellinger Theatre alla presenza di Robert De Niro.
Ha due figli, Matteo noto compositore e Claudio che ha intrapreso la strada del padre.
Quando nasce la tua passione per il Teatro?
Nasce da ragazzino perchè mio padre e mia madre (allora avrò avuto 9 anni) mi accompagnavano al Teatro San Giorgio di Catania a vedere le grandi Compagnie della Sicilia. In Sicilia negli anni 40 i due teatri più importanti erano: il San Giorgio di Catania e il Teatro Biondo di Palermo. C’erano altri teatri ma questi due erano i più importanti. Al Teatro San Giorgio ho incontrato Vittorio De Sica con la moglie Giuditta Risone che presentava: “Due dozzine di rose scarlatte”. Quando divenni più grande incontrai anche Michele Abruzzo e Rosina Anzelmi.
Come nasce uno spettacolo teatrale?
Personalmente, scelgo quelli più adatti a me. Alcuni Autori hanno scritto su di me. Pippo Fava e Filippo Arriva. Ho iniziato la mia carriera nel 1953 con l’avanspettacolo a cui sono molto legato, insieme a Pippo Baudo. Io facevo il comico e Pippo Baudo faceva la spalla. Baudo rideva prima e “ammazzava” la battuta… Nel 1973 sempre con Pippo Baudo abbiamo fatto “Settevoci” con la sigla cantata da Nino Manfredi.
Qual è stato il tuo rapporto con Turi Ferro?
Una grande amicizia, un grande Maestro. Fuori dal Teatro Turi era una pasta d’angelo, ma in Teatro era esigentissimo e queste regole le ha trasmesse a me e agli altri attori. Allora, una commedia si provava per una settimana, oggi occorre un mese!
Quali esperienze hai condiviso con Mario Giusti?
Con Mario ho condiviso molte esperienze. Lui era il Direttore del Teatro di Sicilia. Solo nel 1963 nacque il Teatro Stabile di Catania, Ivo Chiesa era il Direttore artistico di Genova, Paolo Grassi a Milano e Mario Giusti al Teatro stabile di Catania. Con Mario Giusti abbiamo realizzato delle tourneè in tutto il mondo: in Russia, in America, in Argentina portando lo spettacolo Liolà di Luigi Pirandello, che in Russia venne accolto con grande entusiasmo dal pubblico e dalla critica. Lo stesso successo avvenne con lo spettacolo: “Il berretto a sonagli” a Bonn in Germania, in Francia e in Australia. Grande successo per “Pipino il breve” in Australia e a New York. In pratica 5 anni di tourneè all’estero!
Tuccio sei considerato il più grande Attore siciliano contemporaneo. Hai recitato in ogni parte del mondo. Che cosa ricordi in particolare di questa lunga esperienza?
In America l’emigrazione si sviluppò alla fine dell’800 e 900 e i figli degli emigrati che parlavano americano non conoscevano nulla della Sicilia, in Australia nel 1945 ci fu un altro tipo di emigrazione. Infatti, in Australia sono più calorosi. Anche in Germania ho riscosso grande successo!
Che cos’è per te il Teatro e che cosa ti ha dato nella vita?
Noi Attori siamo nati per vivere in Teatro! Il Teatro è per me come la setta dei “Beati Paoli”!
Se ad un attore gli togli il Teatro gli togli tutto e lui non sa più cosa fare! A casa sono molto noioso!
Qualcuno ha scritto:-“Il Cinema non ha saputo valorizzare la grande Arte di Tuccio Musumeci”. Personalmente, non sono d’accordo. Ho visto il film di Gianni Amelio “Porte Aperte” tratto da un felice libro di Leonardo Sciascia e altre tue straordinarie interpretazioni. Come hai vissuto le esperienze cinematografiche?
Non era il momento giusto quello relativo alla mia partecipazione cinematografica! Tuttavia nel cinema ho avuto grande fortuna con Ugo Saitta nel film che ogni tanto viene trasmesso in Tv dal titolo: “Lo voglio maschio”. Poi ho girato il film : “L’adolescente” di Alfonso Brescia. L’attore Nino Manfredi si innamorò così tanto di questo soggetto che ne fece uno simile dal titolo: “E lo chiameremo Andrea”.
A quale spettacolo teatrale ti senti maggiormente legato?
Pipino Il breve. Lo faccio dal 1978. Anche quest’anno l’ho riproposto con enorme successo di pubblico che ama ridere e divertirsi in questi tempi bui che stiamo vivendo! E poi sono legato alla storia di Micio Tempio un grande poeta catanese. Lo spettacolo è stato scritto da Filippo Arriva e ha avuto molta attenzione e molto seguito.
Qual è il tuo rapporto con Catania e soprattutto con i catanesi?
A Catania ho vissuto poco. Da ragazzo ho studiato a Modena. La mia famiglia i Gaetani è una dinastia di medici. Io sono uscito fuori, si aspettavano che anch’io facessi il medico. Sono considerato la “pecora nera della famiglia”! Ho scelto un’altra professione quella dell’attore!
Qual è l’Autore siciliano che preferisci?
Sciascia, Verga. “I Malavoglia” è stato rappresentato con Turi Ferro e poi amo molto le opere di Nino Martoglio da sempre rappresentate in Teatro.
Quali consigli ti senti di dare ad un giovane che vuole fare l’Attore?
Oggi sconsiglio di fare l’attore. Manca la serietà di un tempo. Quando io ho iniziato non c’era la Tv. Tutti lavori erano per il Teatro, c’era una grande scuola di Teatro. Una scuola di Teatro italiana, molto diversa da quella americana. Oggi i giovani hanno gli occhi puntati sulla Tv, credono di poter fare tutto e subito. Questo fatto non permette loro di iniziare una carriera seria con il piede giusto!
Esistono ancora le scuole di recitazione all’interno dei Teatri?
Una volta, le scuole funzionavano c’erano grandi Maestri come Di Martino, Guido Guidi, Romano Bernardi che oggi ha la veneranda età di 85 anni. Oggi, le scuole sono dirette da giovani che escono freschi dall’accademia. E poi lasciamelo dire: non è assolutamente facile fare il mestiere dell’Attore! Bisogna studiare come me anche a 80anni. Studiare non solo la parte, studiare il pubblico e soprattutto conoscere i Teatri, sapere quanti posti hanno, come sono strutturati, le quinte, la scaletta, per poterti muovere agilmente…Un giorno la grande attrice Paola Borboni mi rimproverò. Siamo arrivati in Teatro e lei mi chiese:-“quanti posti ha questo teatro”? Non lo sapevo! Un attore deve sapere come muoversi in Teatro, sono tutti diversi! Se oggi rimproveri un ragazzo aspirante attore, il ragazzo si offende e se ne va sbattendo la porta! Per me il rimprovero di Paola Borboni è stata una lezione di vita!
Come si risolve la grande crisi che attanaglia il Teatro italiano?
La crisi del teatro? I Teatri sono pieni. Guarda Trieste, Milano, Venezia. E’ il Ministero che non ha la Cultura del Teatro, che non dà le sovvenzioni giuste. C’è stato un ministro che detto: che con la cultura non si mangia! Quel ministro si dovrebbe suicidare! La Tv di stato continua a trasmettere programmi culturali e teatrali alle 3 di notte, che modo è questo di trasmettere la Cultura? Ti racconto un fatto vissuto: nel 1963 il Premio Eri della Rai venne vinto da un giovane di Siracusa Aldo Fornosa.
La Rai decise di realizzare uno sceneggiato e convocò tutti gli attori del teatro di Catania. Lo sceneggiato ebbe un grande successo! La regia venne affidata a Don Giulio Maiano con il titolo: “Un’abitudine che serve”. Nel 2013, a 50 anni dall’uscita del romanzo, il film è stato trasmesso in un club di Siracusa. Folla e successo strepitoso. Alla fine una ragazza mi chiese: – “Questi erano gli sceneggiati di una volta”? Si questi! Ma che vediamo oggi in Tv, mi chiese ancora la ragazza? Il nulla vediamo, il nulla!
Che cosa sta succedendo al Teatro Stabile di Catania?
Al Teatro Stabile di Catania c’è solo una cattiva gestione. Ne sono uscito quando è entrata la politica! Non ci sono i teatranti! I Teatri a gestione pubblica hanno il consiglio di amministrazione e i revisori dei conti. Tutto ciò è imposto dalla politica e risulta assai fallimentare! Da noi al Teatro Brancati, tutti pagano il biglietto anche i politici, quelli che amano la cultura!
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Basta! Ho 82 anni. Voglio rifare lo spettacolo dal quale ha avuto inizio la mia bella storia. “Il piccolo e grande varietà! In fondo la vita stessa a pensarci è solo un varietà…