L’ok a trattare il Piano di riequilibrio finanziario arrivato dalla Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti, era relativo ad un fattore tecnico sulla possibilità di una sua rimodulazione e non ai suoi contenuti contabili. Adesso che si è entrati nel merito si è “scoperto” che i conti non tornano, ovvero che praticamente non c’è possibilità di riequilibrio ed il dissesto sarebbe bello e servito. Notizia che avevamo già da qualche giorno e per diffonderla ai nostri lettori aspettavamo la ufficializzazione con una Conferenza Stampa da parte del sindaco e della sua giunta che tarda a venire. Ma le dichiarazioni dell’assessore al bilancio Crocetta Maira, che non ha aspettato la Conferenza stampa, sembrano confermare quello che tutti da tempo temevamo: il Comune di Favara è fallito.
Un dissesto che appariva scontato fin da quando la dirigente delle settore finanze del Comune, a gennaio 2015, ha scritto la sua relazione sul disequilibrio e sull’impossibilità a far quadrare i conti e formulare il bilancio di previzione 2015. Disequilibrio che ha portato poi alla richiesta di aderire alla procedura di riequilibrio e alla presentazione del Piano pluriennale di riequilibrio votato qualche mese dopo dal consiglio comunale. Delle azioni proposte molte, a diversi osservatori, sono sembrate subito inattuabili e altre, nonostante le rassicurazioni, non sono state poste in essere in questo tempo trascorso. Inefficacia dell’azione palesata dal Ministero che ha chiesto chiarimenti sulle azioni intraprese e sugli atti prodotti dall’Amministrazione comunale che non trovano congruità con quanto prefissato.
Il Dipartimento degli affari interni e territoriali del Ministero dell’Interno, ed in particolare l’Ufficio I^, che si occupa di Consulenza per il risanamento degli Enti locali dissestanti, che ha preso in esame il Piano di riequilibrio finanziario pluriennale, ha chiesto al Comune di Favara di “voler fornire elementi integrativi e chiarificatori” , entro 30 giorni, su ben 20 tematiche, praticamente tutto il Piano. Si inizia con la richiesta delle delibere di approvazione del rendiconto del 2015 ( con tutti gli allegati previsti quali il deficit dell’Ente, il rispetto del patto di stabilità, ect.) e del bilancio di previsione del 2016. Risposte che conosciamo già, e che purtroppo sono negative, il rendiconto 2015 è stato approvato dalla giunta Manganella e non ancora dal Consiglio comunale e presenta uno squilibrio ulteriore di 2,8 milioni di euro, come evidenziato dai Revisori dei conti. Per la mancata approvazione del rendiconto 2015 il Comune è stato commissariato e nei giorni scorsi è arrivato il commissario ad acta Angelo Saieva che ha sollecitato il Consiglio ad adempiere. Il bilancio 2016 è semplice utopia.
Il Ministero chiede poi la situazione di cassa (c’è ancora una cassa comunale?). E poi, come e cosa rispondere al quesito n. 6 ovvero: “aumento previsto delle entrate in particolare sul recupero dell’evasione tributaria”. Se nel 2014, infatti, rispetto a €.700.000,00 avevamo riscosso soltanto poco più di 50 mila euro, nel 2015, su un recupero di evasione inserito nel Piano di € 2.802.741,00, pare si siano stati incassati solo poco più di 18 mila euro. La richiesta di elementi integrativi continua con il recupero che doveva essere fatto sulle spese di demolizione a carico di privati per 1,4 milioni di euro. Ed ancora sulle riscossioni delle entrate proprie dell’Ente, il Comune è chiamato a spiegare quali azioni sono state poste in essere “azioni tangibili adottate” scrivono dal Ministero e non intenzioni. Ed scorrendo la nota ministeriale per sommi capi, si chiedono chiarimenti ed azioni concrete intraprese: sull’inventario dei beni immobili; sul consenso dei creditori al differimento del pagamento; sulla sussistenza di debiti fuori bilancio; sul piano di contenimento della spesa allegato al rendiconto; e non ultimo la spesa per il personale a tempo determinato per l’anno 2016 e la spesa derivante dalla stabilizzazione del personale precario. La nota è stata trasmessa per conoscenza anche alla Prefettura e alla Corte dei Conti.
Ci verrebbe da concludere con “Così sia”! Ma non vogliamo essere tacciati di blasfemia.