Sono stato accusato di aver dato spazio al mio collega Lelio Castaldo ospitandolo nella rubrica “Francamente”.
Lelio Castaldo non fa sconti alle amministrazioni comunali di Porto Empedocle e di Favara sul percorso intrapreso dalle stesse verso la dichiarazione di dissesto degli enti.
Non è mia abitudine censurare, tappare la bocca ad alcuno, anche per opinioni in forte contrasto con le personali. Di proposito ho voluto la rubrica “Francamente”, nella quale chiunque può dire in libertà ciò che pensa.
Castaldo attacca a muso duro ritenendo possibile evitare il dissesto. Su Favara abbiamo raccontato nei dettagli la vicenda delle finanze comunali. Giuseppe Moscato ha, abilmente, tracciato, in diversi articoli, il quadro dell’attuale stato dell’arte. Da almeno tre anni dalle nostre pagine gridiamo l’allarme, mai ascoltato, su questo che ormai può semplicemente definirsi un disastro annunciato.
Ieri, Crocetta Maida mi ha anticipato che l’amministrazione comunale sta preparando una conferenza stampa dove sarà illustrata la drammatica situazione delle finanze comunali.
Inutile, dunque, continuare giornalisticamente ad anticipare i singoli tasselli di un mosaico che sarà scoperto interamente tra qualche giorno. Sembrerebbe, ad ogni modo, che il dissesto sia un evento “inevitabile”. Sarà compito della politica fare i nomi dei responsabili per poterli ringraziare.
Ora, tra le cose inevitabili ce n’è una che deve essere assolutamente evitata, quella relativa alla tenuta occupazionale dei precari. La Regione si è caricata gli oneri al cento per cento sui precari per i comuni dissestati, che in atto sono 16. Cosa accadrà per Favara e Porto Empedocle, che sarebbero diciassettesimi e diciottesimi? Ritengo che sia obbligo di tutti trovare una risposta. Bisognerebbe mettere in atto e di corsa un confronto serrato con i sindacati e il Governo regionale, quest’ultimo non può continuare a porre il 31 dicembre di ogni anno come una sorta di mannaia per i lavoratori. La vera rivoluzione è liberare i lavoratori dal precariato e dalla schiavitù del clientelismo.
Il dissesto è servito sul piatto dei numeri, dunque, può essere “inevitabile”. L’occupazione, il lavoro si fondano sul diritto dell’uomo e del rispetto della sua dignità. La tenuta occupazionale è un problema che appartiene a tutti e non può essere affrontato con le proroghe e le incertezze del futuro volute dalla Regione.
Il voto di Giugno ha sancito la volontà dei cittadini di girare pagina. Non si fida più del vecchio modo di fare politica. La gente si aspetta azioni forti e innovative. La rivoluzione oggi sta nella capacità di buttare l’acqua sporca evitando di buttare anche il bambino.