di Domenico Bruccoleri
La testimonianza raccontata nell’articolo del direttore, sui morsi della fame di un dignitoso lavoratore e della sua famiglia che si sente sconfitto per quanto si sia adoperato e operosamente ingegnato, non puo’ essere relegata in una privata considerazione di grande pena, come si dice dalle nostre parti.
Essa è il paradigma di una condizione tanto diffusa quanto sotto rappresentata che grida giustizia. Giustizia sociale. Tale è la dimensione platea dei soggetti coinvolti da invocare ” il diritto di avere diritti”, se persino Jean-Claude Junker presidente uscente dell’ euro gruppo, non un pericoloso comunista, ha chiesto di istituire il reddito di cittadinanza. Cioè la consapevolezza che” siamo di fronte a un mutamento strutturale che spinge qualcuno ad azzerare completamente i diritti sociali, per espellere progressivamente i cittadini dalla cittadinanza”.
Lo strumento per affermare la pienezza della vita della persona. Non è questa la sede per trattare qui, la differenza di tale proposta dall’ altra : il salario minimo sociale, che tanta ostilià incontra tra i puristi del mercato pro domo sua e dal sindacato che fà altre proposte. Ma certo aiuterà la comprensione il dato dell’ eurispes sul disagio economico del 70% delle famiglie italiane di cui il 35% negli ultimi tre anni ha chiesto un prestito bancario.
Molti dei quali con un rapporto di lavoro a tempo determinato.Mentre piu’ grave è che il 62% dei prestiti richiesti sono serviti a pagare debiti accululati e il 44% per saldare un prestito con altre banche e/o finanziarie. Questo quando rete imprese italia denuncia che ogni italiano quest’ anno avrà un reddito inferiore di 900 euro l’anno, se riuscirà a tenersi il lavoro. E qui da noi, possibile continuare a ritenere questo tema compito di altri senza fare ognuno la sua parte?
Ho letto la nota di Padre Acquisto su un altro giornale sul ruolo dei cattolici dopo il voto, aggiungo questo tema in ricordo dell’ enciclica de conditione opificum di leone XIII.
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