Preciso subito che non ho intervistato Tonino Moscatt, che non vedo e non sento da oltre un mese. E ancora che non ho assunto il ruolo di avvocato d’ufficio dell’onorevole del Pd, ma piuttosto di chiarire, qualora ce ne fosse la necessità, su un articolo di SiciliaOnPress pubblicato il 15 Giugno 2015 dal titolo “Spero che l’amministrazione sia consapevole di cosa invia a Roma”.
Tonino Moscatt come Nino Bosco hanno cercato, senza risparmiarsi, di appoggiare e sostenere il piano di riequilibrio decennale e di scongiurare il dissesto. E’ chiaro che i deputati locali iniziavano i loro interventi dalla fine dei lavori del Comune di Favara. In pratica, agivano caldeggiando atti e documentazioni prodotti e completati dall’amministrazione comunale, intesa come uffici comunali, Giunta e Consiglio.
Proprio per questo Moscatt all’interno dell’articolo del giornale affermava “Spero che l’amministrazione comunale sia consapevole di cosa stia mandando a Roma e del dato devastante che sta venendo fuori”.
E’ il concittadino deputato che fa la spola dalla Camera al Ministero degli Interni, preoccupato di ciò che accade nella sua Favara, dove è pioggia di dimissioni di consiglieri comunali e i revisori del conto dichiarano che il piano di riequilibrio finanziario pluriennale, così come predisposto, risulta non idoneo a garantire il raggiungimento dell’equilibrio.
A tal proposito Moscatt avvertiva nell’articolo che “Un piano votato da una minoranza esigua, con le conseguenti dimissioni significative del presidente del consiglio Pitruzzella e soprattutto col parere negativo del collegio dei revisori dei conti. Mette seriamente a rischio l’approvazione del Piano dalla commissione a Roma. Mi piacerebbe capire se l’idea di tali amministratori era quella di salvare la città dal dissesto o fare qualcosa pur di farla. Perché se l’idea era quella di salvare la città questo è sicuramente il peggior modo. Ci sono stati tanti giorni per fare le cose con raziocinio, si sono presi finanche le ultime ore utili, ma il risultato è davvero preoccupante. Ho sempre ribadito che bisognava evitare il dissesto, ma che per farlo bisognava avere le carte in regola. Sarebbero queste le carte in regola?”
Ora conoscendolo, ne ho la certezza, ma anche chi non lo conosce avverte nelle sue parole l’ansia e la rabbia che qualcuno o qualcosa potesse compromettere l’approvazione del piano di riequilibrio finanziario. Altra dimostrazione è il suo impegno costante “nella buona e nella cattiva sorte”. Preoccupato si, ma sempre pronto a perorare la causa. Disponibilità che ha rinnovato pochi giorni fa alla sindaca Anna Alba.
Purtroppo il piano di riequilibrio si è formato, intanto, in un periodo di locali conflitti politici e confusione dovuti ad annunci e proclami, mai da fatti concreti che hanno spinto molti consiglieri comunali alle dimissioni. Lo stesso parere dei revisori ha avuto un peso notevole. Non sono state fughe come qualcuno vuole farle passare, ma la consapevolezza di operare nell’incertezza e nella approssimazione. Non sono mancati, anche, fattori esterni. A Roma si discuteva sull’Imu agricola, parte finanziaria considerevole all’interno del piano del Comune di Favara.
Tornando a Moscatt, il deputato del Pd è stato ed è contrario al dissesto finanziario, lo dimostrano i fatti. In questo fronte ha messo tutto il suo impegno, scegliendo, tra un rischio calcolato e uno al buio, il piano di riequilibrio.
Oggi a distanza di oltre un anno la situazione è peggiorata, con la decisione prima della responsabile comunale alle Finanze e dopo dell’amministrazione di percorrere la strada del dissesto.
I cittadini, dal canto loro, sono rassegnati e chiedono fortemente chiarezza su come è stata amministrata Favara.