Federconsumatori nell’articolo pubblicato in “Francamente” ci offre uno spaccato sull’occupazione giovanile di significativo interesse.
I dati Istat dicono che dei 36mila nuovi occupati in Sicilia, 27mila sono posti di lavoro nel settore commerciale, alberghi e ristoranti. E mentre in questi settori si registra un incremento, l’industria perde 18mila unità di cui 12mila nelle costruzioni. In pratica il dato della disoccupazione rimane inchiodato al 56 per cento.
La stessa Ance Agrigento ha più volte gridato l’allarme sul crollo dei lavori pubblici nel nostro territorio che per decenni ha vissuto di edilizia pubblica, in particolare, e anche privata, quest’ultima penalizzata dalla crisi economica che sembra non avere fine.
Voglio arrivare a Favara, dove da qualche anno i settori rivolti al turismo e alla ristorazione confermano pienamente i dati Istat.
Quali sono i punti forti della città? Sicuramente il trovarsi vicina alla Valle dei Templi e al mare, risorse culturali e ambientali. Antonio Alba è il pioniere, apre il primo b&b, poi l’hotel, il ristorante, ma la svolta decisiva è la Farm del notaio Bartoli che incoraggia i giovani ad investire nel settore turistico e della ristorazione. Determinante per il rilancio di piazza Cavour, la riapertura del Caffè Italia di Antonello Crapanzano e Leonardo Pitruzzella. Nulla è lasciato all’improvvisazione. Le prime attività e le successive puntano al massimo della qualità. E la risposta è buona al punto tale da incoraggiare altri ad investire nel centro storico. Nel giro di pochi anni piazza Cavour è ritornata al suo antico splendore e cuore palpitante di Favara. Solo con i soldi del privato.
Guai, comunque, ad abbassare lo sguardo. E’ stridente il contrasto tra l’alta qualità degli esercizi commerciali e l’abbandono dei luoghi. In piazza Cavour come in via Zanella, che conduce ai Sette cortili, mancano gli opportuni interventi pubblici per migliorare l’accoglienza. Mattonelle divelte lungo il perimetro della piazza e anche all’interno, per dirne una.
Intanto, bar, pizzerie, ristoranti, b&b, hotel sono la nuova economia della città. Sono queste attività che hanno offerto nuovi posti di lavori e che si sono sostituiti, nell’economia locale, al settore delle costruzioni.
Eppure del fenomeno si parla poco, come se la politica avesse delegato, visto che sono bravi, tutto al privato.
La piazza andrebbe sistemata e allo stesso modo i luoghi di principale afflusso della gente.
Le casse comunali sono a secco e non si può intervenire. E’ innegabile! Si potrebbe, ad ogni modo, realizzare un minimo di percorso in sinergia con la politica, intesa come amministrazione, consiglio comunale, proloco e gli imprenditori commerciali. Non si può fare cento, si farà venti o trenta, ma zero è desolante ed è un peccato.