La città che segue i lavori del Consiglio comunale và a letto la notte, apprendendo di un pignoramento di 750 mila euro.
Nell’ articolo del direttore, è descritta la cronaca degli avvenimenti, mentre ne parlano anche altri organi di stampa.
Ma pignorare il passato e ipotecare il futuro, potrebbe non essere una maledizione, un maleficio che tiene in ostaggio una virtuosa comunità.
Deve esserci una sia pure oggettiva, responsabilità burocratica e politica che investe in successione tutti i dirigenti e i gruppi politici che hanno eluso il tema della continuità amministrativa e della responsabilità in questi trenta anni e più già oggetto di pignoramenti.
E’ ragionevole pensare che le formazioni politiche in questi trenta anni per come li abbiamo conosciuti, non abbiano tenuto una memoria storica e cosi le formazioni sociali effimere e transitorie.
E’ anche verosimile che nessuno degli uomini della provvidenza che il populismo casereccio, dei “leader” locali ci ha proposto, abbia ricevuto un mandato popolare di trasparenza amministrativa.
La macchina amministrativa è andata avanti con lo slogan che solo la politica è stata responsabile delle disfunzioni di cui i cittadini sarebbero vittime per un “destino cinico e baro”.
L’attesa salvifica ad ogni rinnovo del governo locale è stata resa vana dalle aspettative di gruppi e singoli di sostituirsi ai predecessori in posizioni dominanti.
Questa è la realtà con cui dobbiamo fare i conti se vogliamo cogliere l’opportunità di cambiare, che la sempre più difficile crisi, pure offre, nel Comune di Favara.
Come fare dipende da una forte domanda di cambiamento proveniente dai cittadini, certo, ma anche dall’ imparzialità della pubblica amministrazione.
E non ultimo dalla classe dirigente candidata a guidare il cambiamento, altrimenti. Tutti i salmi (debiti) finiranno in gloria (pignoramenti) e le emergenze ci sotterreranno.