Marcello Rizzo
Un caro ricordo
“ …una sera Peppe Casà mentre tornava da Palma di Montechiaro per recarsi in via Puccini dove abitava, notò che davanti al negozio di Salamone & Lentini, nella centralissima via Roma, c’era un mare d’acqua, a causa della rottura della condotta idrica che aveva sollevato e dilavato il sottofondo stradale, trasformando l’arteria letteralmente in uno stagno.
Parcheggiò sotto casa e andò subito al negozio. Lui e Lillo Lentini si guardarono e realizzarono in un millesimo di secondo ‘a tinturia che avrebbero messo in atto di lì a poco.
Lillo Lentini trovò una canna da pesca nel retrobottega, Peppe si recò dal pescivendolo lì vicino e si fece prestare una cassetta piena di sarde e triglie, la signora di fronte gli fornì una sedia impagliata. Nel frattempo Lillo aveva chiamato Domenico Felice, corrispondente locale de La Sicilia, che arrivò dopo dieci minuti con la sua macchina fotografica.
Uno scatto della sua Canon lo immortalò seduto al margine del “laghetto”, con canna da pesca intento a pescare nel laghetto.
Il fatto paralizzò il traffico. Quella foto finì su La Sicilia, cronaca di Agrigento e provincia, con il titolo, “Pesca miracolosa a Favara” in una strada al centro della città, e l’articolo di Mimmo Felice fece sicuramente la gioia dell’allora sindaco.
Peppe Casà era un poeta, uno scrittore, ma anche un pittore, per chi non lo sapesse. Era un vulcano inesauribile d’idee a beneficio delle scelte artistiche della radio ma, soprattutto, della compagnia teatrale RF101 che di lì a poco avrebbe visto la luce e dov’egli avrebbe avuto un ruolo molto importante.
Aveva quel potere magico di deliziarci con decine di detti arcaici, sconosciuti ai più giovani, che raccoglieva dai più anziani. Per un certo periodo curò “Dialetto amore mio”, una rubrica che si occupava dell’etimologia dei nomi e dei vocaboli favaresi, ma trattava anche di costumi e tradizioni ormai scomparsi. In quelle sublimi rivisitazioni di antiche tradizioni era affiancato da Gaetano Mendolia, che preparava i copioni e Peppe Sorce che coadiuvava i due nelle ricerche.
Ci raccontava talvolta dei simpaticissimi aneddoti o delle novelle, che avrebbero offerto lo spunto per delle rappresentazioni teatrali. Sicuramente fu lui a inculcare il seme del teatro in seno alla fondazione RF101.
Aveva quel carisma capace di imbambolarci in quell’ateneo serale con le sue performance, quando era in vena, disquisendo su quelle definizioni dialettali ormai perdute.
Per un lungo periodo, su richiesta di padre Pacifico Nicosia, andò al convento delle suore a dare gratuitamente lezioni di Italiano e Latino ai ragazzi orfani che frequentavano le scuole superiori.
Nell’‘89 pubblicò finalmente la sua raccolta di poesie, Cosi passati, cosi di‘ na vota, che in appendice reca un singolare glossario, frutto di una raccolta paziente e meticolosa durata anni. Personalmente ne sono rimasto estasiato e ho apprezzato molto la prefazione di Lillo Vetro. Pubblicò successivamente Viscuglia di ricordi. Ha scritto altre opere rimaste inedite: ‘A Famiglia Sbardillata, ‘A Fattura, Tozza Di Vangelu, che raccoglie parecchi proverbi favaresi ”.
Dal libro “Centouno Ricordi” di Marcello Rizzo
documentazione storica gentilmente offerta da Mariaconcetta Lentini