“Che cosa è cambiato oggi rispetto agli anni di Tangentopoli? Secondo i dati del sondaggio condotto dall’Istituto Demopolis, il 90% degli italiani ritiene che poco sia cambiato: per il 48% la corruzione si è addirittura aggravata, per il 42% resta diffusa come prima. Appena un intervistato su 10 è convinto che il fenomeno sia oggi in Italia meno grave rispetto ai giorni di Mani Pulite”.
Venticinque anni fa, la stragrande maggioranza, pensava che, come tutti i fenomeni, anche la corruzione avesse trovato la sua fine. Ci sbagliavamo. Gli operatori della redditizia attività della corruzione non potevano rinunciare ai loro loschi guadagni e non hanno rinunciato. Anzi, hanno applicato con maggiore attenzione la regola del “fatta la legge trovato l’inganno” ed è cresciuto l’esercito dei furbetti che eludono la legge, di più, la utilizzano per portare a termine i loro criminali propositi. Praticamente, si sono specializzati e nulla è lasciato all’improvvisazione.
Non importa che oggi di grasso ce ne sia poco, dei sacrifici dei cittadini, del significativo aumento della povertà. Loro non rinunciano.
Lo Dimostra l’indagine di Demopolis e, a prescindere, ognuno di noi ne ha la percezione. Percezione che prende forma nel voto di protesta. Un voto, a mio parere, mirato più a distruggere il sistema, piuttosto che a migliorarlo. Viviamo un periodo incerto e un incerto futuro. Non ci aiuta la fine dei partiti politici che non è di oggi.
Qualche anno, in un paesino della Sardegna ho visto un’insegna “Casa del Popolo” incuriosito mi sono avvicinato e ho ascoltato un dibattito animato sulle problematiche locali in una sala affollata. Roba che dalle parti nostre avveniva, credo, negli anni sessanta, sicuramente per aver partecipato, negli anni settanta. Oggi per tutti decide l’onorevole di turno. Ma torniamo alla “Casa del popolo”. Dentro, i cittadini discutevano, fuori le strade erano pulite, il traffico ordinato, il decoro urbano assicurato. C’era una qualità di vita sicuramente migliore rispetto alle realtà con la totale assenza dei partiti politici intesi come luogo di partecipazione alla democrazia.
Penso e chiudo per non stancarvi che dovremmo sforzarci di ridare vita ai partiti politici, quelli che hanno una vera ideologia, rispetto al partito di proprietà dell’onorevole.