Intollerabile lo stato dei collegamenti con le isole Pelagie è il grido di don Mario Sorce, direttore della pastorale sociale e del lavoro della curia Arcivescovile di Agrigento,.“l’unico mezzo per procurare ciò che serve al sostegno delle attività commerciali, della vita delle singole famiglie”.
In questa frase si riassume non solo una condizione di apartheid di quelle popolazioni, specie per gli abitanti di Linosa. Ma rende palese l’ incapacità dei governi ad ogni livello chiamati a dare soluzioni per il superamento di questo svantaggio, che si trascina da troppo tempo.
E’ anche un atto di accusa implicito alla rinuncia delle parti sociali a portare avanti interessi collettivi con proposte che le faccia tornare protagoniste.
Nessuna iniziativa dalle OO.SS.. Nulla dalle associazioni imprenditoriali che sembrano tornate a essere solo rappresentanze di parte, colpendo in modo serio una dimensione importante che hanno sempre svolto anche in questa provincia e a cui non siamo disposti a rinunciare nella nostra visione di democrazia. Una palingenesi segnalata in “diario del lavoro” che rischia dopo la politica di “ spazzare via anche le rappresentanze sociali”.
Serve un colpo di reni, un atto di supplenza se occorre, nella rappresentanza dei bisogni di questo territorio, per riportare nell’ agenda di governo le infrastrutture nel nostro territorio. Il lavoro come riscatto alla cittadinanza negata. Il salario per far respirare l’ economia dell’ industria che scompare e del turismo asfittico. Ora che anche la chiesa lancia il suo grido di dolore rinnoviamo l’ appello ai corpi sociali a ritrovare l’originaria capacità di riaccendere la speranza al cambiamento.
Capiremo presto chi qualcosa ancora da dire.