Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua. Parola del Signore
Il “conflitto delle interpretazioni” si accende attorno alla figura di Gesù e si espande senza riuscire a trovare un punto fermo. Le fonti teologiche vengono ricordate e interrogate, ma probabilmente non capite nel senso profondo che veicolano. La persona di Gesù, via, verità e vita, divide: al rivelarsi della verità le posizioni non possono rimanere sospese, o si è nella verità o si è nella non verità. Gesù risulta trascendente a ogni interpretazione e a ogni possibile manipolazione, e ancora una volta il suo arresto fallisce. Come ricorda Giovanni al capitolo 10 sul Buon Pastore, costui dà liberamente la vita e poi la riprende: non può essere catturato senza una sua libera consegna, la manipolazione dell’uomo nei confronti di Dio risulta impotente. Nella confusione i capi dei farisei scagliano una maledizione contro il popolino che non conosce la legge e si infuriano contro i soldati. Emerge tra tutti la figura di Nicodemo, colui che aveva cercato Gesù nella notte. Ora quest’uomo si pone a difesa di Gesù invocando la tradizione, ma appellandosi a una modalità di applicazione della legge che non risulta dalla prassi del tempo e neppure dalla tradizione rabbinica. Nicodemo, in effetti, interpreta la legge inconsapevolmente in una chiave nuova, che prende le mosse da Gesù: egli dice che la legge non giudica un uomo prima di averlo ascoltato e di aver saputo ciò che fa. Così applicata, la legge svela il suo vero oggetto, cioè conduce a riconoscere Gesù, spingendo a giudicarlo da ciò che fa, proprio come chiedeva Gesù che chiamava a testimonianza le opere che compiva in nome del Padre. Grazie a Gesù si compie l’alleanza tra Dio e l’uomo, relazione che chiede ascolto della Parola e accoglienza delle opere del Padre, due modalità concrete per vivere la fede. A fronte di un appello nominale e vuoto alla legge da parte dei rabbini, Gesù indica il contenuto nel quale aver fede, cioè mostra il volto del Padre e solo in lui la realtà acquista ordine e senso e la retta interpretazione si rivela a chi vuole accoglierla. (laparola.it)
Fra Giuseppe Maggiore