Diminuisce la Tari del 50 per cento nel Comune di Favara è stata una notizia da riuscito scherzo di primo Aprile, riuscito al punto da innescare la polemica nelle altre città e, anche, nel capoluogo di provincia, con il sindaco Firetto costretto a spegnere gli attacchi politici sottolineando e spiegando che quella “notizia di SiciliaOnPress è un pesce d’Aprile”.
Ma adesso, consentitemi di raccontarvi una storiella che dicono realmente accaduta nella nostra città, che, a mio parere, si cala perfettamente sul mio precedente editoriale.
Negli anni ’60 uno dei più bravi falegnami di Favara dovette chiudere la sua bottega in paese e emigrare in Germania. A Favara era punto di riferimento per i suoi colleghi artigiani ai quali non faceva mancare suggerimenti e consigli nella lavorazione del legno.
In Germania rimase per qualche anno, il tempo necessario per mettere da parte i soldi che gli consentirono di riaprire la sua bottega a Favara.
Al suo ritorno tutti i colleghi falegnami lo andarono a trovare per riabbracciarlo e per conoscere le tecniche tedesche in falegnameria. Tra questi, andò a trovarlo un artigiano credulone che diede libero sfogo all’ironia e alla voglia di babbiu che non difettavano al protagonista principale della nostra storia.
“In Germania – gli disse – non è come a Favara. Non si usa il martello, la combinata del legno, la pressa e tutto il resto. C’è una sola macchina nella quale si introduce il legno, la colla, i chiodi, se vuoi, anche il vetro. C’è poi una sorta di buca per la posta, dove bisogna mettere il disegno dell’opera da realizzare, le misure e una piccola descrizione del lavoro. Per esempio: “finestra con vetri” o “porta verniciata”. La bravura del falegname sta nel calcolare con la massima precisione quanta colla, quanti chiodi, il vetro, se hai scritto finestra con vetro. Se sbagli le quantità il lavoro non viene bene. Ad ogni modo, messo tutto l’occorrente dentro, altro non devi fare che schiacciare un bottone rosso e dall’altra bocca della macchina uscirà la porta o la finestra. Se sbagli le quantità devi rimettere tutto dentro e ricominciare”.
Quello lo guardò a bocca aperta. E il nostro attore principale continuò nel suo racconto. “Ma non pensare che questo accade solo nel mestiere del falegname. Qualche settimana prima del rientro a Favara, mi venne il desiderio di salsiccia. Vado in macelleria e chiedo un chilo di salsiccia all’italiana, condita con sale e pepe nero. Quello prende un maiale vivo lo infila nella bocca della macchina, tipo quella della falegnameria ma questa adattata a diverso scopo, scaccia il bottone rosso e dopo poco tempo escono i vari tagli di carne e il mio chilo di salsiccia, il macellaio l’assaggia e si accorge di avere dimenticato il sale. Che fa? Prende tutti i pezzi, compresa la salsiccia, la rimette nella macchina, scaccia il bottone, riesce il maiale vivo…”. L’altro lo interrompe: “Non può essere, questa è troppo grossa, adesso che fa? Mette il sale e il maiale tornato vivo… Non può essere”.
“Questo non può essere – conclude il protagonista della storia – è troppo grossa. L’altra, invece, quella delle finestre e delle porte poteva passare”.
Dove voglio andare a parare. La riduzione della Tari è il nostro pesce d’Aprile datato, giustamente, il primo del mese di Aprile, ma nei 365 giorni dell’anno quanti pesci ci vengono propinati dalla politica. Sono tanti, tantissimi, come tante, tantissime sono le promesse elettorali che restano tali. E il riferimento non è solo alla politica locale, tutto sommato la meno dannosa e pericolosa, ma la regionale e la nazionale dalle quali, davvero, dipende la qualità di vita di ognuno di noi.