Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati». Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui. Parola del Signore
Lo scontro tra Gesù e i giudei si sta consumando mentre giunge al limite estremo. Prima era in gioco l’identità di Gesù, che si cercava di spiegare a partire dalla sua origine. Ora al centro dei discorso c’è la sua morte che veramente rivelerà la sua identità o, per contro, è evidenziata la morte dei suoi avversari. L’ironia giovannea è tale da porre sempre in gioco i temi veri, celati tra le parole dette e non capite di chi non accoglie Gesù. Infatti veramente Gesù sta per consegnarsi e dunque morire, ma ciò non avviene nella forma del suicidio, ma nella forma dell’innalzamento sulla croce. Come nei sinottici, anche in Giovanni ci sono dei preannunci della passione, qui posti chiaramente, ma che però nessuno è in grado di capire, benché Gesù attribuisca proprio a quell’evento la possibilità di vedere il volto del Dio di Mosè; dice infatti di sé innalzato: “allora saprete che Io Sono”. Niente di più desiderabile per il pio ebreo. L’incomprensione verso Gesù in croce compie il lungo cammino di fraintendimento che questo passo raccoglie in alcune emblematiche situazioni: Gesù non può essere seguito, è di lassù, non è del mondo, non fa nulla da sé e non è lasciato mai solo dal Padre. I suoi oppositori sono di questo mondo, moriranno a causa del peccato, non credono. L’elemento sul quale è concentrata l’attenzione è il peccato, vera ragione di morte, un peccato che non riconosciuto non può essere perdonato e dunque conduce alla morte, cioè all’estraneazione di colui che si rivela come datore di vita. È quello stesso peccato che riconosciuto non fa scagliare la pietra contro la donna, fa chiedere di essere guarito dalla cecità, dalla paralisi, dalla infermità, dall’infedeltà. Nel peccato l’uomo incontra la potenza del Dio della vita. Alla luce di questo testo, la comunicazione tra Gesù e il gruppo degli oppositori sembra ormai totalmente compromessa, eppure molti credono in lui e divengono partecipi di quel movimento che dà vita e pone in relazione con il Padre, facendo essere da lui, per lui e in lui. (laparola.it)
Pace e bene.
Fra Giuseppe Maggiore