Marcello Rizzo
Il Supercinema di Favara in via Cola Di Rienzo aprì i battenti nei primissimi anni ’50 grazie all’ingegno di due nostri compaesani.
Il Cinema-Teatro, con tanto di palcoscenico, platea, tribuna e palchetti laterali, fu unitamente al Cine Manzoni di via Roma e al Cinema Bellini di piazza F. Cavallotti, una delle maggiori attrazioni di Favara per circa un trentennio.
Chiuse i battenti nell’agosto del 1981, non prima di avere proiettato “Dimensione Zero” della Titanus, dopo dieci indecorosi anni caratterizzati da film di cassetta, dozzinali, cancellando un ventennio glorioso ricco di film impegnati, sentimentali e d’avventura prodotti sia da Cinecittà che da Hollywood, raramente in prima visione, ahimè.
Il gestore o i gestori in seno alla struttura non disdegnarono opere teatrali, festival canori, concorsi di bellezza, riviste, concerti, sfilate di moda e varie rappresentazioni di carattere politico, socio-culturale e divulgativo.
Famoso e prestigioso il festival canoro, tra gli anni ’50 e ‘60, che ospitò cantanti da tutta la Sicilia, in cui si classificò tra i primi il compaesano Totò Lombardo, futuro professore.
Immemorabile la presenza di Claudio Villa tra il ’67 e il ‘68, esibitosi con l’ausilio della base musicale registrata; una novità assoluta allora nel mondo della canzone in ascesa e continua evoluzione.
Molti i racconti e gli aneddoti tramandati nel tempo. Ve ne cito qualcuno:
“Un giorno due amici litigarono col cassiere: uno cieco da un occhio e l’altro, con un occhio ferito, volevano pagare un solo biglietto.
Indelebile invece il ricordo delle arrampicate dei ragazzi alle tende dei palchetti alla fine del film su Tarzan. Arrampicate che costrinsero i gestori a rimuovere successivamente tali tendaggi.
E ancora… Le corse per assistere alle proiezioni ed il lancio di pezzi di girasole dai palchi alla platea sottostante”
Ecco come lo ricorda Danilo Sguali
“Molto belli ed esilaranti gli aneddoti riportati da Claudio Ruggiero, quando da ragazzo, unitamente al fratello Michele, aiutava l’operatore del cinematografo, ‘u Zì Caliddru Milia, barbiere di via Margherita, che lo delegava, vuoi o non vuoi, al fatidico trasporto della pesante bobina incapsulata, contesa tra i due cinematografi, Manzoni e Supercinema, tra un tempo e l’altro, a mezzo di una carriola.
Le antipatiche e odiate interruzioni le volte “ca s’abbrusciava o si lassava ‘a pellicula”, anche tre volte nell’arco dei due tempi, accompagnate da appellativi poco carini, o da lanci di noccioline attraverso le finestrelle di proiezione, ai danni del povero barbiere prestato al cinematografo.
“Chiddri ca trasivanu di sgarru” (entravano senza pagare) e venivano beccati dal custode per le orecchie, con la conseguente accensione delle luci in sala; “la maschera” che accompagnava al buio i ritardatari, ma che spesso veniva schernita dal bullo di turno, ritrovandosi un maldestro indice nel palmo della mano, in loco della meritata mancia”.
Il ricordo di Lillo Pullara
“Minuziosa ed interessante la descrizione fatta da Marcello Rizzo, con l’aggiunta di alcune foto assai significative della storia che fu del prestigioso Supercinema di Favara luogo di ritrovo e di grande aggregazione, specie domenicale, per assistere a grandi film storici, assai di moda a quel tempo e le riviste, ad alcune delle quali assistetti, opere teatrali e dulcis in fundo anche diversi Festival di Favara che ottennero ottimo successo di pubblico e di critica e per la tante belle canzoni presentate in gara da bravi compositori, uno per tutti il Maestro Cuntreri vincitore di alcune edizioni, ben eseguite da ottime orchestre, in particolare quella dei fratelli Li Causi e quella del Maestro Butticè, interpretate magistralmente da tanti bravi cantanti tra i quali meritano una citazione particolare Toto Bellavia, vincitore di un festival con la canzone di Cuntreri ” Non vediamoci più “, e Totò Lombardo con la canzone ( non ne sono però certo ) ” Cinque confetti un biglietto due nomi una data”.
Nel 1960 anche un mio carissimo cugino partecipò al festival con la canzone ” Favara mia ” riscuotendo un grandissimo successo e per il testo e per la musica in quanto trattava l’argomento assai importante dell’emigrazione, classificatasi al 5° posto.
Per tutte le edizioni del festival un plauso particolare merita il professor Giuseppe Valenti quale organizzatori e ottimo presentatore.
Mi fa piacere ricordare e condividere un’ultimo interessante particolare: si tratta di Claudio Villa quando cantò al Supercinema: passeggiavo con degli amici in via Roma quando all’altezza del cine Manzoni si fermò un’autosportiva con tetto decappottabile ma chiuso, proveniente dal lato Piazza Madrice, ed il conducente con cappello ed occhiali scuri dal finestrino semiaperto mi chiese che direzione prendere per il Supercinema. Io non avendolo affatto riconosciuto ho soltanto indicato la strada appresso che portava in via Cola di Rienzo e quindi e lui ringraziandomi là si diresse.
Dopo parlando con gli amici dell’esibizione serale di Claudio Villa capii che chi mi chiese indicazioni fu proprio il Grande cantante e rimasi dispiaciuto per non aver partecipato alla sua performance canora che a detta dei presenti ottenne un grandissimo successo, mancato in altre parti, nonostante cantasse dal vivo su base musicale registrata”.
Il ricordo di Francesco Tuzzolino
“Questo cinema potrebbero adibirlo certamente a museo. Io c’ho tanti bei ricordi del cine Manzon, del Supercinema e dell’arena Bellini. Fui anche presente al cineteatro Parello, lungo la discesa di via Castello.( Li assistetti alle performance di due bravi comici, per i tempi di allora. Organizzarono il teatrino i signori Nicola Amato, e Nene’ Vita. E altri che non ricordo più. I nomi. Nene’ Amato per chi non lo sa fu il sacrestano della chiesa del Carmine, e della chiesa Matrice successivamente).
Anch’io, ragazzino, fui tra quelli che per entrare chiedevo a chiunque se mi desse la mano per non pagare il biglietto. Zì mi duna a mani? (signore mi prende la mano?) Talvolta però, Il bigliettaio che ormai ci conosceva, l’occhio non lo chiudeva e ci precludeva la possibilità di entrare.
A volte ci faceva stare fino in camera caritatis fino all’inizio del secondo tempo , per farci poi entrare.
I ragazzini in quei tempi eravamo dei veri furbetti; pur di procurarci i soldi per il cinema facevamo di tutto: “ zi mi duna 5 lire o 10 lire?”. Poi quando ci bastavano sia per il biglietto che per la pizzetta, entravamo felici.
Erano tempi brutti, la povertà ci manciava vivi, per modo di dire. Non volevamo gravare sul “portafogli” dei genitori, quindi usavamo degli espedienti, per entrare al cinema”.
Foto di Danilo Sguali