Lo sbarco anglo-americano del 10 luglio 1943, lungo le coste tra Gela e Licata, determinò, di fatto, la fine della guerra in Sicilia con circa due anni di anticipo sul resto d’Italia. Già alla fine di agosto, le truppe americane sul versante occidentale e quelle inglesi su quello orientale avevano cacciato fuori dall’isola gli eserciti italo-tedeschi. Il 3 settembre, a Cassibile vicino a Siracusa, fu siglato segretamente l’armistizio che poneva fine alle ostilità da parte dei nazifascisti nei confronti degli Alleati. Le firme furono apposte dal Generale Castellano per l’Italia e dal suo omologo americano Walter Bedell Smith alla presenza del Generale Eisenhower che lo annunciò ufficialmente l’otto settembre dai microfoni di Radio Algeri. Un’ora dopo Il Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio confermò l’avvenimento tramite i microfoni dell’Eiar.
La Sicilia si trovò, nel giro di due mesi, ad affrontare un cambiamento radicale che aggravò notevolmente le precarie condizioni economiche e sociali in cui già versava. Gli Alleati puntavano al Nord, ma la gran parte dei siciliani cominciò a credere che fosse arrivata la cosiddetta ora della liberazione. Era nato da poco un movimento politico, il MIS, guidato da un politico di razza quale fu Andrea Finocchiaro Aprile, che nel giro di qualche mese riuscì a raccogliere centinaia di migliaia di sostenitori. Il comando alleato guardò il MIS con grande interesse. Gli americani non andavano per il sottile, cercavano consenso e alleanze. Tra il ’43 e il ’45 si dovette sistemare l’amministrazione e il ritorno alla normalità di circa quattrocento comuni. Furono destituiti i vecchi podestà con i nuovi sindaci, molti dei quali si individuarono nel Movimento per l’Indipendenza della Sicilia, compresi quelli di Palermo e Catania. Il MIS arrivò a contare circa un milione di iscritti.
C’era però un’altra frangia che doveva essere premiata, quella vecchia mafia che tramite il boss italo-americano Lucky Luciano, aveva agevolato in maniera determinante lo sbarco e il passaggio alleato dell’isola. E così parecchi mafiosi furono messi a capo di molti comuni. Don Calò Vizzini e Genco Russo divennero sindaci di Villalba e Mussomeli. La mafia insomma tornò protagonista dopo essere stata posteggiata dal regime fascista.
Troppi e diversi interessi, spesso in contrasto tra di loro, caratterizzarono quei due anni. La gente si trovò disorientata. La politica non dava risposte, la giustizia andava per le spicce, nacquero gruppi apparentemente fuori della legalità, personaggi come Salvatore Giuliano disconoscevano le forze dell’ordine che continuavano la loro opera come se nulla fosse successo. Agli inizi del ’44, la Sicilia fu riconsegnata al governo Badoglio, gli Alleati dovevano risalire la penisola. Nello stesso anno fu istituita una Consulta Regionale e l’Alto Commissariato per la Sicilia, che nel frattempo sprofondava in condizioni di vita inaccettabili.
I separatisti crearono un braccio armato per difendersi da eventuali rigurgiti di ritorno al passato (L’EVIS), gli agrari, la mafia, le bande armate andarono a briglia sciolta. Cominciò a delinearsi l’idea di redigere uno Statuto Speciale per la Sicilia. La Consulta Regionale riuscì a redigerlo e nel 1946 fu presentato al Governo De Gasperi che diede parere favorevole. Il 15 Maggio 1946 il re Umberto 2° lo approvò integralmente, vanificando le aspettative indipendentiste del MIS. Un anno dopo, il 20 Aprile 1947 si svolsero le prime elezioni regionali siciliane. La classe contadina, che tramite i decreti del ministro Gullo (comunista) votò in massa per il Blocco del Popolo che ottenne il 30,4% contro il 20% della Democrazia Cristiana. Ma ormai la Guerra Fredda era cominciata, il mondo diviso in due dai trattati di Yalta. La Sicilia non poteva permettersi un governo a guida socialcomunista. La DC, pur avendo perso pesantemente le elezioni, isolò il Blocco del Popolo alleandosi con tutti gli altri a suon di promesse. Nacque un monocolore DC guidato dall’On. Giuseppe Alessi. Un governo “d’autorità” sorto col sangue degli 11 morti e i 30 feriti della Strage di Portella che si consumò dieci giorni dopo quelle elezioni. 20 aprile 1947-20 aprile 2017: 70 anni pieni di menzogne.