di William Di Noto
Appuntamento con la geopolitica e l’attualità per tutti i lettori di Caltanissetta e dintorni, patrocinato dall’Associazione Reciproca-Mente e dalla Cooperativa Sociale Iopervoiperio.
Il 10 Maggio alle ore 17:30, presso la libreria Ubik in Via Kennedy a Caltanissetta, si presenta l’interessante volume di Salvatore Falzone “L’intreccio del Medio Oriente: Israele-Libano Palestina”, edito da Lulu.
All’incontro, oltre l’Autore, parteciperanno il Dott. Gabriele Barbaro (Vice Prefetto della Città di Caltanissetta) e il Dott. William Di Noto (Presidente della Cooperativa Sociale Iopervoiperio).
L’autore, Salvatore Falzone, ha prestato la sua attività di Educatore Professionale nell’ambito del Progetto R.I.Vi.T.A. (acronimo di “Riabilitazione ed Integrazione per le Vittime di Tortura e Abusi”) che si è svolto a Caltanissetta presso l’I.P.A.B. Istituto Testasecca dal 2011 al 2015, ed ha avuto modo di constatare in maniera diretta tutte le dinamiche ed i problemi che affliggono le varie popolazioni del Medio Oriente: una parte del globo dove ancora oggi tra destabilizzazioni politiche e conflitti armati rappresenta un focolaio di tensioni per tutta la comunità internazionale!
Il testo affronta l’evoluzione degli eventi storici dalla Prima guerra mondiale alla drammatica guerra in Siria. Vengono affrontate le questioni politiche del nazionalismo e del fondamentalismo religioso: dalla nascita degli Stati nazione ai conflitti regionali, dalle visioni religiose agli estremismi, dalla presenza di attori statuali a organizzazioni extra-statuali.
Questioni che rendono a tutt’oggi il panorama mediorientale come un “dedalo” estremamente complicato.
Secondo l’Autore Salvatore Falzone:
<<La storia recente del Medio Oriente ci mostra come la costante sia la guerra a scapito della pace. La pace intesa come il più importante diritto e desiderio umano: il diritto alla vita. Siamo tutti consapevoli della minaccia reale della situazione, proprio in Medio Oriente si gioca il destino mondiale.
Il conflitto israelo-arabo-palestinese si protrae da molto, troppo tempo: puntualmente i vari Governi ci dicono che “manca il partner, che non ci sono le condizioni adatte”. Aspettare che ci sia una condizione globale, armoniosa non è un’opzione praticabile se si vuole evitare la possibilità di un’ulteriore violenza e conflitto a tempo indeterminato.
A volte si pensa che la mancanza di democrazia sia alla base di ogni fallimento e l’idea (specialmente americana) di abbracciare la democratizzazione come la base per arrivare ad un trattato di pace si è dimostrata fallimentare.
Dopo il 2001 ci è stato detto che gli Stati canaglia, come l’Iraq e la Siria, erano un pericolo e che occorreva rovesciarli.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: da Stati canaglia si sono trasformati in Stati falliti, creando un pericolosissimo vuoto di potere colmato, oggi, dal cosiddetto “Califfato islamico”, che rappresenta la metamorfosi di Al Qaeda nello spazio e nel tempo.
Occorre ricordare anche l’intervento in Libia, dove il colonnello Gheddafi passava da amico dell’Occidente, specie per Francia e Italia, a nemico da abbattere: il risultato è che oggi la Libia non esiste più come Stato; piuttosto si è trasformata in un cuneo che turba, non poco, le cancellerie europee.
La democrazia non è solo “l’esercizio di voto”, ma il pieno godimento di diritti civili e politici dei popoli.
Oggi, su centonovantaquattro Paesi, solo centoventuno sono considerati democratici, ma solo ottantasei sono democrazie liberali. Occorre, pertanto, creare un modello di pace che possa attecchire all’interno di ogni sistema politico, di ogni identità e cultura, ma che nel lungo periodo condurrà a società aperte. Inoltre, credo che le Nazioni Unite debbano essere riformate in modo che possano essere effettivamente un’organizzazione per fini universalistici di pace e cooperazione. Tale riforma è auspicata dai fatti e da molti. Oggi non è chiaro se i leader politici mondiali vogliano o possano concepire e aiutare a trovare la via della Pace per il Medio Oriente.
E, in mancanza di accordi e sullo sfondo di continui conflitti, esiste un pericolo reale di escalation e di conflagrazione generale dell’intera regione.>>