Sono stati chiariti questa mattina nel corso della Conferenza stampa tenutasi al Comando provinciale dei Carabinieri di Agrigento, gli aspetti giudiziari dell’operazione denominata “Stipendi Spezzati” portata avanti dal Nucleo Operativo e Radiomobile dei Carabinieri della Compagnia di Licata, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento. Al termine dell’attività d’indagine il G.I.P. del Tribunale di Agrigento, ha emesso su richiesta della locale Procura della Repubblica, 4 misure cautelari.
I destinatari sono: Salavatore LUPO Salvatore, 40 anni di Favara, ex presidente del Consiglio comunale di Favara e già Amministratore Unico della “SUAMI SOCIETA’ COOPERATIVA SOCIALE ONLUS” , arresti domiciliari; Maria BARBA, intesa Giusy, 35 anni di Favara, moglie di Lupo Salvatore, Amministratore Unico della comunità “VILLA DIODORUS SOCIETA’ COOPERATIVA SOCIALE”,arresti domiciliari; Caterina FEDERICO, 34 enne di Licata, assistente sociale, obbligo di dimora; Veronica SUTERA SARDO, 30 enne di Agrigento, assistente sociale, obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Inoltre, il giudice, ha disposto il sequestro preventivo, ai fini della confisca diretta del denaro, di 37.000 euro circa, dai saldi attivi rinvenibili sui rapporti finanziari riconducibili alla“SUAMI Società Cooperativa Sociale ONLUS”.
L’attività investigativa si colloca in linea di continuità con gli esiti dell’operazione “Catene Spezzate”, eseguita nel gennaio del 2016 e che ha recentemente interessato gli stessi vertici della“Cooperativa Sociale SUAMI – ONLUS”, per gravi condotte di maltrattamento in danno di minori con deficit mentale e degli altri ospiti disabili presenti nella struttura di Licata.
La grave crisi occupazionale che ormai da diversi anni qualifica il mercato del lavoro nel territorio agrigentino – hanno spiegato gli investigatori – ha rappresentato il terreno di coltura di gravissime forme di abuso poste in essere da taluni, spregiudicati, datori di lavoro in danno dei lavoratori. È proprio in questo contesto che si è sviluppata la presente attività investigativa che, grazie all’analisi della documentazione sottoposta a sequestro ed alle informazioni rese dalle persone ascoltate dai Carabinieri, tra le quali in primis vi sono i dipendenti della comunità, ha svelato quello che i Carabinieri hanno definito un vero e proprio “sistema illecito di gestione dei rapporti lavorativi” all’interno della“Cooperativa Sociale SUAMI – ONLUS”.
In particolare, le indagini, espletate con attività tecniche, supportate da perquisizioni, sequestri e acquisizione di informazioni testimoniali, hanno portato a accertare un numero indeterminato di delitti di estorsione ai danni di numerosi dipendenti della “Cooperativa Sociale SUAMI – ONLUS” i cui vertici, “approfittando della crisi occupazionale del territorio agrigentino e dello stato di estremo bisogno delle persone offese” (principalmente donne separate con prole minore a carico e/o coniuge disoccupato o inabile al lavoro), assumevano numerosi lavoratori dipendenti imponendo loro condizioni economiche e lavorative deteriori e non adeguate alle prestazioni effettuate.
Nello specifico, l’instaurazione ed il mantenimento del rapporto lavorativo veniva, in primo luogo, subordinato alla condizione che il dipendente accettasse di percepire una retribuzione effettiva assai inferiore ai minimi contrattuali (pari circa 50%), sottoscrivendo buste paga attestanti la corresponsione di somme maggiori rispetto a quelle effettivamente ricevute: fino all’anno 2012 lo stipendio, decurtato nella misura imposta dal datore di lavoro, veniva corrisposto con denaro contante; a far data dal 2012, al fine della precostituzione di una prova documentale dell’integra dazione della retribuzione formalmente prevista, veniva imposta al dipendente l’apertura di un rapporto bancario – conto corrente bancario, ovvero carta prepagata ricaricabile – con la prescrizione di consegnare la carta bancomat ed il relativo codice PIN a LUPO Salvatore, già amministratore unico della “Cooperativa Sociale SUAMI – ONLUS”, o ad altro associato, in modo da consentire loro di procedere all’accredito dell’intera somma indicata in busta paga e provvedere al successivo prelevamento del denaro contante ed alla dazione al lavoratore della minor somma statuita. Ancora, al lavoratore venivano imposte condizioni generali di lavoro disagevoli, contrarie alle leggi e ai contratti collettivi sotto il profilo delle mansioni ore di effettivo lavoro giornaliero svolte, sovente in eccesso rispetto all’orario previsto contrattualmente e non retribuite.
Dalla risultanza di dette indagini le accuse a vario titolo di: Associazione per delinquere; Estorsione in concorso (n° 22 condotte estorsive); Indebita percezione di contributi da parte dello Stato.