Dal Vangelo secondo Marco In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi”. Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?». E la folla numerosa lo ascoltava volentieri. Parola del Signore
Piccola catechesi di Gesù ai suoi concittadini: alla luce della Parola citata con competenza, Gesù allude al fatto che il Messia non può essere il figlio del re Davide, come tutti pensavano, visto che Davide stesso lo riconosce come Signore. Nel velato riferimento alla sua vera identità, Gesù parla della sua profonda natura a partire dalle parole della Bibbia che gli uditori conoscevano bene e dimostra che non è necessario essere scribi o dottori della Legge per capire la Parola, cosa che scandalizza proprio coloro che credevano essere i detentori della conoscenza religiosa. Che bello! La Parola di Dio può illuminare la nostra giornata, rivelandone il significato profondo, anche se non abbiamo tre dottorati in teologia! Ascoltiamola volentieri questa Parola – allora – durante la celebrazione festiva, nel breve viaggio che ci sta portando al lavoro, nella preghiera quotidiana, discepoli del Signore. Un’ulteriore riflessione, più rivolta ai sacerdoti e ai catechisti, ci invita a semplificare il nostro linguaggio, utilizzando con competenza le parole stesse della Scrittura. Evitiamo di fare immensi panegirici intorno alla sapienza umana e all’ultima novità teologica nelle nostre omelie, nei nostri incontri di catechesi, restiamo ben avvitati e ancoràti alle Parole del Maestro Gesù, parole da conservare e da far crescere in noi per poi raccontarle a chi oggi incontreremo.
A cura di Fra Giuseppe Maggiore
Pace e bene