Dal Vangelo secondo Matteo In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli». Parola del Signore
È impossibile far luce se non si è accesi. Mi chiedo se la triste profezia di Gesù non si sia realizzata in questi nostri tempi confusi: il sale, forse, ha davvero perso il suo sapore.
Dice ancora qualcosa di significativo il vangelo che ogni domenica ci vede radunati?
Ci percuote come un pugno, scuote le nostre coscienze, dà forma alla nostra settimana?
Spero di cuore sia così! Ma il dramma del nostro tempo, in occidente, è proprio quello di un cristianesimo senza Cristo, di una religione senza fede, di un culto senza celebrazione. Luce sotto lo sgabello siamo diventati, timorosi di essere trasparenza di Dio, attenti a proporci con un cristianesimo “politicamente corretto” con tutti i distinguo e le precisazioni, incapaci di superare la fede del buon senso e dell’abitudine per diventare fiamma ardente. Ci vergogniamo, troppo spesso, di essere – se non cristiani – appartenenti ad una Chiesa che presta il fianco a facili critiche ed ironie.
Luce e sale: siamo chiamati a rendere testimonianza credibile il Vangelo attraverso le buone opere. E qui iniziano le difficoltà!
Il cristiano non è chiamato a fare il “bravo ragazzo”, né tantomeno ad ostentare le sue opere o a salvare il mondo! Il mondo è già salvo, mettiamocelo bene in testa, è che non lo sa di essere salvo. Ciò che io posso fare è vivere da salvato, essere pubblicità del Regno, rendere presente la salvezza con il mio stile di vita.
I santi sono maestri in questo e Sant’Antonio che oggi la Chiesa universale celebra in ogni angolo del mondo, ci insegna a saper osare, ad avere il coraggio che viene dalla Parola ascoltata, ruminata e vissuta in un mondo che viene abbagliato da altre luci. Sant’Antonio non aveva peli sulla lingua, praticava la giustizia e praticava la carità, difendeva i deboli e amava i poveri. Si scagliava contro gli usurai e gli eretici, ogni occasione era quella giusta per annunciare il Vangelo di Cristo. In questi giorni ho pensato se Antonio da Padova avrebbe partecipato alla marcia contro le mafie organizzata a Favara e disertata dai favaresi. Credo proprio di si , avrebbe partecipato perché essere cristiani significa testimoniare Cristo contro chi uccide il fratello e lo sfrutta.
A cura di Fra Giuseppe Maggiore
Pace e bene