Il Popolo della Libertà si presenta compatto, con dati alla mano, per parlare di riforma delle Province. E lancia un appello al governatore Crocetta: “Siamo pronti al dialogo sui temi della rivoluzione e dell’innovazione, purché siano veri e non finzioni propagandistiche. Il Presidente accetti un confronto pubblico, scelga la sede, ma non continui a trattare questioni delicate con slogan populisti e privi di contenuto”. Lo affermano i coordinatori regionale del partito, Giuseppe Castiglione e Dore Misuraca, critici su disegno di legge di iniziativa governativa 241/2013 ‘Costituzione dei consorzi comunali’.
“Il testo è molto confuso – affermano – pone nell’incertezza istituzionale gli enti di area vasta, oggi previsti nella Costituzione e, allo stesso tempo, non affronta seriamente il tema del complessivo riordino dell’amministrazione regionale e dei suoi enti e società strumentali”. In altri termini, le indicazioni contenute nel disegno di legge “invece di semplificare l’amministrazione pubblica il Sicilia, porterebbero ad un sensibile aumento del numero di enti di area vasta (città metropolitane e consorzi comunali) senza al contempo razionalizzare l’amministrazione diretta e indiretta della Regione e senza ripensare l’organizzazione periferica dello Stato”.
Attualmente in Sicilia ci sono 9 Province, di cui 3 sono Province metropolitane. Con il disegno di legge ‘Crocetta’, che stabilisce che il territorio dei liberi consorzi debba comprendere una popolazione di almeno 150.000 abitanti, si potrebbe potenzialmente arrivare alla nascita di 33 liberi Consorzi a cui si aggiungerebbero le 3 Città metropolitane. Alcune cifre, che verrebbero fuori approvata la bozza legislativa del governo Crocetta: I liberi consorzi si ritroverebbero a gestire ben 13.661 km di strade provinciali, di cui 2.191km montane. Andrebbe trasferita ai nuovi enti la gestione di 619 edifici di istituti scolastici superiori. E ancora: 380 milioni di euro di debito dalle Province andrebbero a gravare le casse dei nuovi enti, per non parlare dei 36 milioni e mezzo di vincolo del patto di stabilità delle Province. Invece, per quanto riguarda i Comuni, ci sarebbe il rischio che saltino i bilanci.
“Altro che semplificazione, siamo alla nuova proliferazione di enti”, chiosano i due coordinatori del Pdl. Poi c’è il capitolo ‘enti inutili’. “Colpisce che un disegno di Legge che viene proclamato come la prima vera operazione di razionalizzazione di spesa pubblica a tutto campo, non faccia nemmeno cenno ai 206 enti strumentali della Regione, che nel 2012 sono costati oltre 28 milioni di euro. Fondi destinati quasi per intero alla spesa per il mantenimento di questi enti, al pagamento degli stipendi dei consigli di amministrazione, alle spese per le sedi, al personale. Ma questi sono i luoghi del sottogoverno – proseguono Castiglione e Misuraca – Il Presidente a quanto pare preferisce tagliare democrazia e continuare a mantenere questi luoghi di spreco”. In dettaglio, ecco i 206 enti della Regione Siciliana: 27 ATO acqua e rifiuti; 11 Consorzi di bonifica; 9 Consorzi; 22 Istituti; 1 Agenzia; 3 enti pubblici economici; 10 aziende di edilizia residenziale; 8 aziende speciali; 9 società partecipate per la gestione di pubblici servizi; 38 società di capitali per attività diverse dai pubblici servizi. Il Pdl continua a sfatare il demagogico costo della Province come dimostrano i dati del Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici, la banca dati del Ministero del Tesoro. Nel 2012 la Regione Siciliana ha destinato agli enti e alle agenzie regionali oltre 197 milioni di euro, alle Province, per l’esercizio delle funzioni, 57 milioni di euro, mentre ai Comuni, per l’esercizio delle funzioni, oltre 1 miliardo. Quasi 60 milioni di euro inoltre sono stati destinati a partecipazioni azionarie e conferimenti di capitale in imprese pubbliche e private. Altro capitolo il costo dei dipendenti e della politica della Regione, delle Province e Comuni. Sempre secondo i dati Siope, per quanto riguardi i costi dei dipendenti, la forbice tra le diverse Istituzioni si presenta ampia: i dipendenti della Regione costano a ciascun cittadino siciliano 321,33 euro, i dipendenti delle 9 Province costano a ciascun cittadino siciliano 39,61 euro, i dipendenti dei Comuni costano a ciascun cittadino siciliano 289,33 euro. Inoltre, nel 2012 la spesa totale della Regione Siciliana (sia quella corrente, cioè la spesa rigida per i costi di amministrazione, personale, etc, che quella in conto capitale, cioè gli investimenti) è stata pari a oltre 9 miliardi di euro. Quella delle 9 Province 600 milioni di euro. Quella dei Comuni è stata pari a oltre 4 miliardi 500 milioni di euro. Per quanto riguarda i costi della politica, invece, quelli della Regione pesano ad ogni cittadino siciliano 32,97 euro; delle 9 Province 3,39 euro; dei Comuni 11,53 euro.
In sostanza, secondo Castiglione e Misuraca, “una vera razionalizzazione della spesa pubblica regionale potrebbe essere conseguita se si avvia un’opera di riordino dell’amministrazione regionale e dei suoi enti/società strumentali per trasferire le funzioni amministrative che oggi sono impropriamente gestite a livello regionale ai Comuni e alle Province. “Il disegno di legge invece – concludono – rischia di ingrossare ulteriormente le fila dell’amministrazione regionale”.