Tonino Scalia ha chiesto di incontrarmi per manifestare il suo stato d’animo attraverso le pagine del giornale. E’ un uomo profondamente amareggiato, così come lo è, per aver ascoltato, solo telefonicamente, Gero Castronovo.
Ognuno di noi reagisce a suo modo, c’è chi preferisce esternare il proprio sentire e altri no, ma vi posso assicurare che entrambi sono dispiaciuti per l’accaduto, perché sono persone perbene, sicuramente non violenti.
Superando i limiti del mio mestiere, mi permetto di suggerire che, in questo caso, non ci sono davvero tigri da cavalcare. Non giustifico, condanno ma non mi pare il caso di applicare una “pena senza fine mai”.
“Sono mortificato – mi dice Tonino Scalia – per quanto è accaduto. Io e Gero Castronovo abbiamo fatto pace. Adesso chiedo scusa pubblicamente alla Città, alla presidenza del Consiglio comunale che rappresenta ogni singolo collega. Favara attraversa un momento di difficoltà, tuttavia l’errore fatto non trova giustificazione ed è destinato a lasciare un solco nella mia vita”. Ogni singola parola è misurata, dettata per raggiungere al massimo ogni cittadino di Favara, con assoluto rispetto.
“Alle scuse – conclude Scalia – aggiungo la mia decisione di autosospendermi per tre sedute del Consiglio comunale”.
Al di là dei colori politici, delle simpatie e delle antipatie che governano il mondo, ritengo che le scuse debbano essere accettate e che sia ragionevole mettere una pietra sulla vicenda.