Giuseppe Moscato è un grande personaggio favarese, uno che conosce la storia della città, i suoi abitanti, le strade, i cortili, le tradizioni, le curiosità e la storia di ogni cosa. Mi piace incontrarlo in Piazza Cavour sempre circondato dalla folla, ha una parola per tutti ed una memoria di ferro. Nasce a Favara nel 1959 è sposato con Antonella. Ha due figli Annalisa e Gaetano. Pochi sanno che è uno stimato funzionario della Capitaneria di porto, tutti lo conoscono come il giornalista. Infatti è iscritto all’albo nazionale da 25 anni elenco pubblicisti. E’ stato uno dei primi speaker radiofonici della Sicilia già nel lontano 1976. Poi ha intrapreso la carriera di giornalista, conduttore televisivo, presentatore di spettacoli sia di feste folkloristiche popolari che di grandi eventi internazionali come “Mediterraneo senza frontiere”, Festival internazionale “I Bambini del mondo” ed il prestigioso Premio “Mimosa d’oro”, nonché addetto stampa e presentatore in diverse manifestazioni sportive, culturali e scientifiche in Italia e in giro per il Mondo. Presto riceverà il Premio “Alessio Di Giovanni” per la Comunicazione televisiva. Nel suo stile c’è un grande rispetto per la persona e l’accertamento della fonte. Giuseppe è uno che non perde mai la pazienza e sa ridere di se stesso. In questa intervista molto originale ci accompagna in un viaggio fuori dal tempo e per le strade del mondo…
Secondo me avresti potuto avere molto di più se fossi nato a Roma. E’ così? A quest’ora saresti stato una celebrità internazionale
Sicuramente chi nasce nel profondo Sud non ha le stesse opportunità di chi nasce e vive nel cuore pulsante d’Italia. Ma forse proprio per queste enormi disparità quando conquisti una vetta, seppur piccola, è sempre un prestigioso traguardo. A dire il vero io sono stato al Nord ben 5 anni, a Torino, e ho fatto l’impossibile per ritornare (ahimè) al Sud. Maledetta terra natia! Ma anche qui ho avuto le mie belle soddisfazioni: come poter presentare celebrità del calibro del premio oscar Nicola Piovani, del maestro Mogol, le star internazionali Kaled, Noa, Jarabe De Palo, ed ancora gli italiani Nomadi, Matia Bazar. E poi chi ti dice che non sia una star internazionale?! Vuoi sapere le città dove ho operato? Parigi, Berlino, Mosca, Roma, Barcellona, New York, Los Angeles, Las Vegas, Rio de Janeiro, Sydney… bastano?
Come e quando nasce la tua passione per la Scrittura e per il Giornalismo?
Ho avuto un grande Maestro, Mimmo Felice, che oltre al maestro elementare faceva anche il Giornalista. Non è stato un plagio da parte sua, neanche una emulazione da parte mia. Soltanto mi ha trasmesso questa passione, mi ha fatto innamorare del giornalismo. Pensa che in quarta o quinta elementare, non ricordo bene, mentre gli altri maestri insegnavano l’abc e facevano, giustamente, giocare gli alunni nel tempo libero, Mimmo Felice ci portava in sala Tv e, pensate un po’, ci faceva assistere alla proclamazione del presidente degli Usa, credo fosse Nixon, dicendoci, “quello è l’uomo più potente del mondo”. Da qui la voglia di raccontare i fatti che è iniziata e si è attuata con Radio Favara 101, dove ho rincontrato Mimmo Felice come Direttore del Notiziario ad insegnarmi i fondamenti per far bene questo mestiere, primo su tutti “il rispetto per il lettore che spende mille lire per comprare il giornale e vuole leggere verità”. Quindi la televisione, ma su tutto la corrispondenza da Favara per il quotidiano LA SICILIA.
Come eri da bambino, ricordi il tuo primo giorno di scuola, il Maestro, i tuoi compagni, l’atmosfera di quel tempo a Favara?
Del maestro ti ho già detto. Sono andato a scuola nel Convento dei Francescani frequentando la “primina” poiché non avevo ancora 6 anni. Mi ci portò mio cugino Peppe Moscato che però dopo una settimana partì per Napoli dove aveva avuto il posto di ruolo. Mio papà, considerato che ero ancora piccolo, mi voleva ritirare, ma siccome ero sveglio, sveglissimo e poi c’era la presenza di Mimmo Felice, ho continuato. Ricordo quei primi anni di “autonomia” con grande emozione. Immagina che andavo da solo da casa mia, San Calogero, fino ad arrivare su in collina, a San Francì. In Convento ho trascorso gran parte della mia gioventù sotto l’occhio attento e la giuda di Patri Francì e Padre Pacifico: Scuola elementare, Gioventù francescana, Club CB, Radio Favara 101. Anni bellissimi ed indimenticabili che mi hanno formato e fatto crescere.
Ti conosco da una vita, abbiamo viaggiato tanto, abbiamo discusso e ragionato giorno e notte per migliorare la nostra città. Secondo te perchè non ci siamo riusciti fino a questo momento?
Non ci siamo riusciti? Perché dici questo! Nel mio piccolo ho iniziato a contribuire alla crescita della nostra amata Favara fin da quanto, ancora adolescente, ho partecipato ai gruppi giovanili del Convento Sant’Antonio; al gruppo dei CB (piccoli radioamatori) e poi in maniera più “evidente” con Radio Favara 101, una delle prime radio private della Sicilia, siamo nel 1976. Fare lo speaker è stata una esperienza impagabile. Una celebrità, un vero VIP, ripeto era il 1976 e non cerano i talk di oggi: Amici di Maria De Filippi o Grande Fratello. C’eri tu e il tuo microfono e, se lo avevi, il tuo talento. E poi la televisione (TVS e TVA), il quotidiano LA SICILIA, ed ora SICILIAONPRESS. Tutte situazioni che mi hanno dato visibilità ed attreveso le quali ho cercato di dare il mio piccolo contributo per migliorare la mia città.
Insomma non ti sei fatto mancare niente.
Ti confesso una cosa che in pochi sanno: mi volevo fare prete, sono stato in Seminario, ma solo in prima e secondo media, fossi rimasto, magari oggi avrei la….. porpora, aha aha! E non ti ho parlato ancora del mio impegno politico e amministrativo. Sono stato infatti assessore al Comune di Favara per circa due anni (2006-2007) con sindaco Lorenzo Airò. Una bellissima esperienza che ha dato i suoi frutti, alcuni dei quali ancora debbono essere raccolti. Certo 10 anni fa non era come adesso, senza alcuna polemica o paragone.
Gli uomini di oggi dicono di amare le donne e ne uccidono due la settimana, perchè succede tutto questo secondo te?
Sporchi maschilisti gli uomini lo sono sempre stati. Ma uccidere è solo segno di pazzia pura. Facile dare colpa ad una società malata, ad una umanità che non ha più valori, a noi stessi che abbiamo perduto il lume della ragione. Non so qual è il vero motivo.
Recentemente sei stato a Mosca che impressione ti sei portato dentro? Vale la pena andare a Mosca? Perchè?
Mio papà, credente comunista e partigiano combattente, è stato uno dei primi a realizzare il sogno (1969 circa) di andare in Russia o meglio in Unione Sovietica e quindi a Mosca e Leningrado. Al suo ritorno a chi gli chiedeva: “Capumà com’è a Russia”? Si soffermava a pensare un po’ prima di rispondere. Io lo scorso anno ci sono andato non per amore bolscevico ma solo per vedere la città, i suoi monumenti, i suoi palazzi. Una città bellissima. D’altronde il viaggiare è un “vizio di famiglia” che condivido oltre che con papà anche con zio Mimmo. Viaggiare ti insegna tante cose e non per forza devi andare a Mosca, Rio de Janeiro, Las Vegas, o Sydney (posti dove sono stato) per imparare cose nuove.
Ti senti più un giornalista o un conduttore televisivo?
Proprio in questi giorni sono stato insignito del Premio Nazionale “Alessio Di Giovanni” per la “Comunicazione televisiva” per cui la risposta potrebbe essere scontata. Ma in realtà non è così. Io mi sento, anzi sono, un giornalista a tutto tondo. Grazie alla quasi quarantennale esperienza maturata in diversi settori ho imparato come destreggiarmi nei diversi campi del giornalismo, che debbono essere affrontati in maniera diversa. La stessa notizia deve essere trattata differentemente se la devi comunicare via Radio, in TV o se la scrivi sul giornale. Allo stesso modo devi approcciarti in maniera differente se conduci un talk show in televisione piuttosto che una trasmissione radiofonica; una serata in teatro, una festa di piazza o un convegno al palacongressi. Una volta un medico che intervistai prima in Tv e poi me lo trovai come relatore in un convegno che ero stato chiamato a moderare mi paragonò ad una “cellula staminale” per la capacità di differenziarmi all’occasione.
Che cosa ti ha dato la trasmissione Target che conduci da molti anni a TVA?
Più che a darmi maggiore visibilità, cosa che in realtà già avevo, ha contribuito a farmi crescere professionalmente, ma soprattutto mi ha permesso di incontrare e conoscere persone bellissime, donne e uomini eccezionali di cui la nostra terra è ricca e di cui noi tutti dovremmo essere fieri e riconoscenti.
In sincerità ti è mai capitato di avere qualche problema a causa di un tuo articolo?
Un problema? Quanti ne vuoi! Ma tutti che si sono, o si potevano, risolvere. Tra persone civili si parla, ci si confronta, si trova una soluzione. Ma non tutti abbiamo questa civiltà e se non conosci il tuo interlocutore e questi preferisce usare altri mezzi, non puoi risolvere un bel niente.
Qual è l’ultimo libro che hai letto e il libro che tutti dovremmo leggere?
Partiamo dal concetto che tutti dovremmo leggere, leggere ed ancora leggere. La lettura nutre la nostra mente e arricchisce il nostro sapere. Purtroppo ho un arretrato tremendo, anche perché i diversi scrittori e poeti che ospito a Target, gentilmente mi omaggiano delle loro opere. Sto finendo di rileggere il tuo “Sogni e Passioni”, nel senso che molte interviste le avevo lette su Siciliaonpress, ma sfogliare la carta stampata ha un altro fascino.
Quale sarà il futuro della carta stampata ai velocissimi tempi di internet, scompariranno libri e giornali?
Ogni cosa con il suo tempo. E’ un dato certo che la carta stampata ha avuto un enorme calo e che gli stessi editori riversano energie e investimenti sui giornali on line. Non credo che finirà e nello stesso tempo spero che la carta stampata continui a far parte della nostra quotidianità. I libri, invece, non scompariranno mai, gli e-book, infatti, non hanno avuto quel sopravvento che si credeva e il cartaceo è in forte ripresa.
Qual è la tua idea del meritato successo della Farm, come vivono i favaresi questa nuova rivoluzione che li ha portati alla ribalta internazionale sui giornali e in Tv?
Il successo di Farm è il successo di Favara. Guai a scindere le due cose. Farm nasce a Favara e diventa una sua figlia bellissima e importantissima che ricambia l’amore della mamma che l’ha fatta nascere, portando tra le sue braccia migliaia di persone e quindi sviluppo ed economia. Una grande intuizione di Florinda Saieva e Andrea Bartoli, una rivoluzione culturale che riscuote consensi in tutto il mondo e che deve continuare ad esistere e cresce.
Qual è il maggiore difetto di un favarese e il suo maggiore pregio?
Posso parlarti dei miei difetti (tanti) e dei miei pregi (pochissimi). E siccome sono pochi inizio subito dai pregi, con in primo piano l’altruismo e lo spiccato senso dell’amicizia. Per me vale la canzone di Cocciante “Per un amico in più” …. “perché un amico se lo svegli di notte, è capitato già, esce in pigiama e prende anche le botte…”. Difetto, difetto…!!! . sai che non me ne viene in mente neanche uno!
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Io non progetto. Ecco questo potrebbe essere un difetto. Cerco, forse, di agire oggi, nel presente, affinché il domani, quindi il futuro, sia migliore. Sperare in qualcosa di meglio per te ed i tuoi cari fa parte della natura umana.
Intervista di Giuseppe Maurizio Piscopo