In due parole l’amara considerazione del diffuso malessere della società civile.”Stato malidittu!”
L’abbiamo sentito chissà quante volte ognuno di noi e io non sono l’eccezione. Lo abbiamo ascoltato tante di quelle volte che alla fine non ci facciamo più caso. Don Marco Damanti, il mio amico parroco di frontiera nel popoloso quartiere che gira intorno alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo, recentemente, mi ha fatto riaccendere il faro dell’attenzione sulle due parole, ponendosi e ponendomi la domanda “lo Stato per noi cos’è?”
“L’esatta impressione che ha la gente – mi dice don Marco – è sull’esistenza di due tipi di Stato che convivono insieme. C’è quello dei furbi, pronti ad allungare la mano sul denaro pubblico e a godere di qualsiasi tipo di beneficio e poi c’è lo Stato esigente e intransigente per la stragrande maggioranza della popolazione. I pochi furbi condannano ad una vita di stenti la stragrande maggioranza. Il gioco regge perché quasi tutti aspiriamo a essere furbi, se solo provassimo a smettere con il nostro modo di pensare, di Stato ce ne sarebbe uno e soltanto uno: quello di tutte le persone perbene”.
Come dargli torto quando sappiamo che lo Stato è presente nei Paesi civili. Precisamente, nelle Nazioni che non permettono ai furbi di esistere, dove non c’è il concetto del “mi pari ladiu” e al suo posto c’è quello del diritto che non è un favore e della legge che può essere interpretata in mille modi.
Cosa resta da dire al disoccupato, all’operaio senza un’occupazione fissa, ai giovani che dopo anni di sacrificio ottenuta la laurea non trovano un lavoro dignitoso? Cosa resta da dire al contribuente che paga anche indebitandosi senza ottenere in contropartita servizi adeguati. Paga si impoverisce e vede i furbi arricchirsi.
Il guaio è che su tutto cala la rassegnazione di non poter fare parte della categoria dei furbi, piuttosto di ribellarsi al fenomeno. Anzi il furbo è rispettato perché ci ha saputo fare. E’ spertu! Paradossale accettare di essere fottuti perché l’altro è spertu e sa come mettere le mani sul denaro di tutti. Lui si costruisce la ricchezza sulle sofferenze della gente e ai non furbi l’amarezza di u “Statu malidittu!”