Giuseppe Maurizio Piscopo
Gigi Finistrella da piccolissimo ha vissuto a Cordoba in Argentina con la sua famiglia. Qui il padre insegnava teoria e solfeggio al Conservatorio di Musica Willians. Gigi da bambino seguiva suo padre in tutte le lezioni, fu così che iniziò a conoscere lo strumento più in voga in quella terra: il bandoneon nella versione europea. A causa della guerra civile che destituì Peron, nel 1956 la famiglia Finistrella rientrò miracolosamente in Italia e ripartì da zero. Per l’urgenza di mettersi in salvo il padre non potè nemmeno ritirare i risparmi in banca. Riuscì soltanto a portare con sé il titolo di studio conseguito. Ad Agrigento Gigi ha ripreso l’attività musicale con gruppi di musica leggera, con composizioni varie, con vari gruppi folkloristici, e collaborazioni a diverse attività culturali. Da due anni è in pensione dal corpo nazionale dei vigili del fuoco di Agrigento. Gigi continua senza sosta a comporre le musiche per il Liolà, per il piccolo Teatro Pirandello di Agrigento con testi di Maria Grazia Brandara ed il professore Ettore Franzini. Gigi rappresenta l’Arte e la Musica nella città dei templi. E’ un personaggio amato ed apprezzato che ha fatto la storia di Agrigento e della Sicilia portandola in giro per il mondo.
Quando hai imparato a suonare la fisarmonica?
Già alla età di 6 anni, sotto la guida di mio padre.
Come eri da bambino, cosa ti attraeva di più della musica?
Ero come tutti gli altri, solo che dedicavo molto tempo a seguire le lezioni di musica di mio padre con i suoi alunni ed ascoltare molta musica sinfonica che è quella che mi attrae di più.
Che ricordo hai del tuo Maestro, dei tuoi compagni, dell’atmosfera che si respirava allora ad Agrigento?
Considera che non appena arrivato da Buenos Aires, il primo pensiero di mio padre è stato quello di iscrivermi ad una scuola privata, perché quella pubblica era iniziata ad ottobre. Sono arrivato ad Agrigento nel mese di giugno successivo. Il ricordo che ho è che il mio maestro di scuola era una maestra Signora Lentini, molto brava ed i miei compagni erano maschietti e femminucce, con molti di questi siamo tuttora molto amici. Dell’atmosfera agrigentina, non ti saprei dire molto, avevo quasi 6 anni ed ero nuovo dell’ambiente.
Che bambino sei stato, eri felice?
Stavo molto meglio in Argentina con tutti gli amici, spesso più grandi di me, perché tramite mio padre passavo moltissime ore in Conservatorio e quindi mi piaceva sentire e seguire le lezioni dalle più facili alle più impegnative, quindi ero felice, stavo veramente bene.
Qual è l’atmosfera musicale che si vive oggi ad Agrigento?
Un’atmosfera confusionaria. Diciamo che l’amore per la musica è molto più sentita che negli anni passati, e che oggi in ogni famiglia c’è il desiderio di avere almeno un musicista, bello.
Tu sei un fisarmonicista, un compositore, un arrangiatore. Che cosa rappresenta per te una fisarmonica?
Per me, rappresenta il modo di dialogare solo con il movimento delle dita su due diverse tastiere, esplorandole solo al tatto e ricavarne così quei suoni che il tuo animo, in quel momento trasmette e tutto ciò, quando sono a casa, e particolarmente a luci della stanza spente. Può sembrare strano ma è così.
Perché sono sempre meno i suonatori di fisarmonica?
Forse perché nella musica moderna, pop, disco ed altro, la fisarmonica non è utilizzata e che molti la ritengono come uno strumento più consono per le musiche tradizionali e folkloristiche. Da qui si può capire che ci sono pochi appassionati di questo meraviglioso strumento. C’è poi da dire che, chi pensa che la fisarmonica sia uno strumento di facile apprendimento e che in pochi giorni si è in grado di diventare fisarmonicisti rimane deluso, non avendo capito la fisarmonica è uno strumento completo e complesso, in pratica devi utilizzare due tastiere che non puoi o non devi guardare se non toccare, più un mantice che ti permette aprendolo e chiudendolo di fare vibrare le ance che producono il suono direi affascinante che tutti apprezziamo.
Tu hai fatto le musiche nel Cabarone di Mario Gaziano, ne vuoi parlare?
Mi fai ritornare nel tempo che io reputo il più bello e proficuo artisticamente che Agrigento proprio negli anni 70 e 80 emanava. Quanti spettacoli con il Cabarone Teatro Cabaret di Mario Gaziano e Franco Capitano. Attori bravissimi come Giovanni Moscato,Carmelo De Lorenzo, Brunetta De Lorenzo ed ultimo ma non ultimo il grande Franco Catalano. Devo dire che in quel tempo, il Cabarone era un insieme di artisti, forse il più conosciuto ed apprezzato in Sicilia.
La musica è pericolosa?
Ma che dici? La musica è una medicina, un toccasana per chi vive in uno stato di stress persistente. Basta arrivare a casa, per che sa suonare o ascoltare, ti accorgi che subito ti senti rilassato dimenticando quasi i problemi che ti assillavano prima, credimi a me fa questo effetto.
Quante fisarmoniche hai avuto nella tua vita e a quale ti senti più legata e perché?
Quando iniziai a conoscere veramente la fisarmonica e quindi iniziai la mia attività musicale, avevo una Scandalli 80 bassi grigio madreperla verde comprata presso la Ditta De Luca, negozio storico di Agrigento. Dopo un po’ di tempo, lessi una rivista musicale nella quale la Farfisa, oltre a produrre le fisa Scandalli, produceva anche fisarmoniche elettroniche. Proprio, dopo aver letto quella rivista musicale, decisi di parlarne con il Sig. Camillo De Luca per vedere se poteva ordinarmela lui e ovviamente a quanto ammontava il prezzo dello strumento. In buona sostanza, dico, che di fisarmoniche non ne ho avute molte, però quella a cui ero legato di più è stata la Scandalli, principalmente perché era la prima fisarmonica nuova che allora costo 90.000 lire, pagata a rate.
Tu hai suonato pure la fisarmonica elettronica, come ti sei trovato a suonarla?
Si, ho avuto tutta la produzione elettronica della Farfisa, dal Transicord al Cordovox, e il Syntaccord e ti devo dire che con un pò di allenamento e memoria nell’utilizzo delle combinazioni dei suoni elettronici, poi era tutto molto semplice. Ricordo che quando mi è pervenuta la prima fisarmonica elettronica e cioè il TRANSICORD, il dimostratore ufficiale della Farfisa che venne presso il negozio De Luca, era, nientepopodimenochè GERVASIO MARCOSIGNORI Oscar Mondiale della fisarmonica. Non ti dico quale emozione provai. Dopo quell’incontro , ho avuto l’occasione di suonare in diverse località italiane anche con strumenti della Farfisa.
So che tu hai scritto delle belle serenate: Nicuzza, L’occhi to, Stiddra d’amuri ed altre serenate molto belle, ti è mai successo che qualcuno ti abbia “rubato” una serenata, magari cambiando solo il titolo?
Purtroppo nel campo artistico, è molto facile che ciò accada. Nicuzza Duci è una serenata che oramai è entrata nel cuore di tutti gli innamorati e non vi è serenata nella quale non si esegua Nicuzza. Mio padre dedicò proprio questa serenata nata solo come una poesia a mia madre. Poi, con la mia composizione musicale, è diventata la serenata per eccellenza, eseguita da: Gian Campione, Nene’ Sciortino, Lello Analfino a Mario Incudine e Tosca, da Ficarra e Picone con dedica a Shakira a Mara Eli e infine, c’è una mia amica sovietica che viene spesso in Sicilia mi ha riferito che Nicuzza Duci in Russia e precisamente a Perm, gli abitanti sono convinti che questa sia una dolce serenata sovietica. Pensa che c’è un quartetto composto di due balalaike e due mandolini a forma triangolare che esegue Nicuzza solo in versione strumentale. Comunque se vai su Youtube, troverai Nicuzza in parecchie versioni.
Chi sono i musicisti con cui hai collaborato e collabori?
In questa mia lunga carriera citerei molti musicisti che purtroppo non ci sono più: Pasquale Gallo, Sasà Grenci, Franco Caponnetto, Liborio Cardella il Cav. Cumbo. Il Maestro Franco Li Causi e Salvatore Li Causi. Pensa, che ad Agrigento esisteva una Casa Discografica che si chiamava ROSY RECORD, diretta artisticamente da mia sorella, Rosa Finistrella anch’essa insegnate di fisarmonica e pianoforte e, proprio con questa Casa discografica hanno inciso parecchi dischi i F.lli Li Causi. Adesso faccio parte di un’Associazione culturale di nome: AKRAFOLK composta dai maestri GRAZIANO MOSSUTO, GAETANO SCIUME’, INA INFURNA, OSVALDO RIZZO ed io ne sono il presidente.
Puoi raccontarmi del tuo rapporto con i Maestri Totò e Franco Li Causi?
Ottimi, con professionisti così grandi, non puoi che avere rapporti sia artistici che umani al massimo della stima reciproca, e adesso questa stima è profusa con i figli, anch’essi bravissimi musicisti: Bellini, Piero e Davide.
Quali sono i rapporti con i musicisti agrigentini?
Ottimi anche questi, parecchi fisarmonicisti, molti miei ex alunni a cui mi lega un grande affetto.
C’è una strada dedicata ai fratelli Franco e Totò Li Causi?
A Porto Empedocle, loro città natia, c’è una bella piazzetta a loro dedicata e meritata.
Qual è il maggior pregio degli abitanti di Agrigento ed il peggiore difetto?
Negli agrigentini, non riscontro nè pregi nè difetti, sarà che non sto molto in giro e spesso sono fuori sede.
Ti senti realizzato come musicista, quanti pezzi hai scritto?
Diciamo di si, considerando che non è facile farsi spazio in un mare tempestoso come quello musicale. Di composizioni ne ho realizzate tra folk, liscio e musica in generale quasi 150, dico quasi, perché ne ho alcuni in fase di completamento per mancanza di tempo.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Continuare a scrivere brani, collaborare con i miei fraterni maestri dell’Akrafolk ed esibirmi là dove è gradita la mia partecipazione. Che si può volere di più dalla vita…