Giuseppe Maurizio Piscopo
Il Dottore Savarino è un medico siciliano molto noto in Italia e all’estero. Da oltre vent’anni si occupa di oncologia senologica. E’ considerato uno dei massimi esperti dell’oncologia mammaria e dell’ecografia senologica ed interventistica. Ha partecipato a numerosi stage ( più di cento). Il suo rapporto con il paziente è legato alla fiducia, al rispetto e alla condivisione. Il successo del suo lavoro è la sua grande umanità che lo distingue nell’affrontare problematiche dolorose del nostro tempo, mettendo al primo posto la speranza di guarigione. Ha ricevuto moltissimi premi e riconoscimenti.
Quando ha scelto di svolgere nella sua vita la professione del medico?
Questa professione mi ha sempre affascinato sin da quando ero ragazzino; il mio sogno già da quando frequentavo le scuole elementari era di diventare medico.
Che cosa ricorda negli anni dell’infanzia, qual è stato il momento in cui ha avuto l’ispirazione di svolgere questo difficile mestiere?
Ho un bellissimo ricordo della mia infanzia. Ricordo il mio maestro, i miei compagni di scuola, le feste passate in famiglia, i giochi con gli amici, l’affetto dei miei genitori. Ricordo il Medico di famiglia. Avevo una grande ammirazione per lui. Veniva a casa a visitarmi quando avevo la febbre. Mi meravigliava la sua capacità di ricordare tutti quei farmaci dal nome difficile che mi prescriveva e che mi facevano guarire. Credo che il desiderio di emulare questa figura, per me carismatica, abbia fatto nascere in me l’ispirazione questa professione.
La sua è una famiglia di medici?
No. Sono attualmente l’unico medico della mia famiglia. Ma nel 2018 mio figlio Dario, che ha 24 anni, dovrebbe laurearsi in medicina. È un ragazzo molto capace, intuitivo, socievole. Sono certo che diventerà un ottimo medico!
C’è una novella di Luigi Pirandello che consiglio a tutti di leggere: “Il dovere del medico”. Certamente l’ha letta, che ne pensa in proposito?
Del medico descritto da Pirandello apprezzo le capacità professionali, il desiderio di migliorarsi attraverso un aggiornamento continuo finalizzato a offrire ai propri pazienti le migliori cure. Non condivido la scarsa umanità dello stesso: i pazienti non sono casi clinici più o meno difficili e/o interessanti da un punto di vista scientifico, i pazienti sono persone che soffrono. Credo che il medico abbia il dovere morale di garantire le migliori cure, condividendo le decisioni dei pazienti (adeguatamente informati) e nel rispetto anche delle loro preferenze.
Tutti i medici fanno un giuramento, il giuramento di Ippocrate, è sempre valido?
Si, è sempre valido! Il medico è tenuto a mettere al centro l’uomo. Deve curarlo al meglio indipendente da razza, condizioni sociali, ideologie politiche e credo religioso. Deve rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni ed è tenuto al segreto professionale.
Il tumore spaventa, angoscia e deprime. Per alcuni è peggiore della morte, eppure la scienza medica nel campo oncologico ha fatto passi da giganti, che cosa si è scoperto alla luce della sua esperienza in questi anni?
Il tumore è ancora la malattia più temuta, più delle malattie cardiovascolari che sono al primo posto per causa di morte. Molto spesso si preferisce non nominarlo: soffre di una brutta malattia, è affetto da una malattia incurabile, ecc. La comunicazione della diagnosi e del percorso terapeutico è un momento molto difficile sia per il paziente che per il medico. Le reazioni dei pazienti sono diverse perché diverse sono le persone, diverso è il loro vissuto e conseguentemente il loro carattere. Il medico deve rendersi conto della tipologia di persona che ha di fronte al fine di comunicare in modo comprensibile ma specialmente deve fare in modo che il paziente abbia la percezione di essere ascoltato. Solo così potrà creare quella “alleanza terapeutica “ necessaria per ottenere risultati migliori. Peraltro la ricerca scientifica, negli ultimi 10 anni, ha consentito di conoscere molto meglio la biologia dei tumori e ci ha messo a disposizione una serie di farmaci ( nuovi chemioterapici, terapie a bersaglio molecolare, immunoterapia) che hanno cambiato la storia naturale del tumore. Oggi possiamo guarire molti tumori e, quando questo non è possibile, riusciamo, comunque, a cronicizzare questa malattia, ottenendo sopravvivenze prima impensabili e garantendo anche una buona qualità di vita.
Che significato ha l’espressione. “Il bello delle donne” in oncologia?
Con la collaborazione dell’associazione di volontariato AIL (associazione italiana leucemie), abbiamo realizzato, all’interno del reparto di oncologia, un servizio di make up, destinato alle pazienti in trattamento chemioterapico, che abbiamo chiamato “il bello delle donne”. Studi su psiche e guarigione applicati all’oncologia, hanno dimostrato che hanno maggiori probabilità di tornare in forma i malati di tumore positivi ed ottimisti che non rinunciano alle relazioni sociali, agli impegni e alla cura della propria persona. Per questo riteniamo che accanto alle terapie antitumorali sia necessaria una particolare attenzione agli inestetismi e agli effetti collaterali derivanti dalle cure (perdita di capelli e sopracciglia, deterioramento delle unghie, disturbi ormonali, secchezza della cute, reazioni infiammatorie da radioterapia). Ed allora abbiamo creato nel nostro reparto uno spazio di bellezza dove le pazienti possono imparare piccoli trucchi per contrastare gli eventuali effetti collaterali estetici causati dai farmaci. Il “bello delle donne” è un appuntamento bisettimanale, organizzato nel nostro reparto, dove le pazienti possono “rivedere” il loro aspetto con l’aiuto di estetiste, alcune anche con esperienza oncologica pregressa.
Lei è uno dei maggiori esperti sull’oncologia senologica, quali consigli si sente di dare alle giovani donne?
La prima cosa da fare è la prevenzione primaria, cioè ridurre la probabilità di insorgenza dei tumori. Questo è possibile modificando stili di vita non corretti (alimentazione ricca in grassi saturi, alcool, fumo di tabacco, vita sedentaria), facendo, possibilmente, i figli prima dei 30 anni, allattando e sottoponendosi a consulenza genetica, se appartenenti a famiglie “ad alto rischio”. Importante è anche la prevenzione secondaria, cioè la diagnosi precoce del tumore della mammella. Questa infatti consente di guarire senza ricorrere ad interventi chirurgici aggressivi e deturpanti. La prevenzione secondaria viene attuata mediante l’autoesame mensile del seno, le visite senologiche periodiche e, a partire dai 40 anni, anche con la mammografia annuale.
Personalmente, ho letto delle ottime recensioni nel reparto che lei dirige, che cosa distingue e fa apprezzare il suo team?
Credo che il lavoro di squadra e la condivisione degli obiettivi da raggiungere siano la principale leva per rendere un team competitivo. Abbiamo capito che il medico non deve limitarsi a curare, ma deve prendersi cura dei propri pazienti. Ne deriva che il mio gruppo ascolta i pazienti e i loro familiari, riesce a empatizzare con loro, spiega le scelte terapeutiche (sempre discusse e condivise collegialmente e rispondenti a criteri basati sulla medicina dell’evidenza), si rende reperibile anche al di fuori dell’orario di servizio. I pazienti si sentono “presi per mano” e accompagnati in un periodo difficile della loro vita che è quello del trattamento antitumorale.
Come si possono prevenire alcuni tipi di tumori e quali sono le cause scatenanti?
La prevenzione è la migliore arma per vincere il cancro. Negli ultimi decenni l’incidenza di questa patologia è aumentata. Le ragioni della crescita sono legate all’allungamento della vita media e ad un sensibile cambiamento degli stili di vita. Un’alimentazione ricca in grassi saturi, l’obesità, il fumo di tabacco, l’alcool, la sedentarietà, la promiscuità nei rapporti sessuali in assenza di adeguata protezione, sono i maggiori responsabili dell’aumento dei tumori. La correzione dello stile di vita e l’eliminazione di questi fattori di rischio (prevenzione primaria) consentirebbe di abbassare notevolmente la loro insorgenza. Altrettanto importante è la prevenzione secondaria, cioè la diagnosi precoce di alcune neoplasie quali quelle della mammella, del colon retto e del collo dell’utero, in quanto consente di ridurre la mortalità. Per tale motivo la nostra ASP ha avviato delle campagne di screening sottoponendo gratuitamente la popolazione ( nelle fasce di età più a rischio) a mammografia, ricerca del sangue occulto nelle feci e PAP test. È opportuno che le persone invitate, aderiscano allo screening!
La Sicilia è l’eterna terra dei paradossi con la spesa sanitaria più elevata ed è la prima regione per i viaggi della speranza. E’ ancora questa la situazione in questo momento?
Non è vero che oggi la Sicilia è la regione ad avere la spesa sanitaria più alta! Anzi da un buco di oltre un miliardo di euro nel 2006, si è passati ad un bilancio positivo di dieci milioni di euro nel 2015. Tra il 2011 e il 2015 la spesa sanitaria in Sicilia è cresciuta ad un tasso medio annuo dello 0.3%, di gran lunga inferiore rispetto al tasso di crescita dei 5 anni precedenti (1,7%). C’è stata una contrazione della spesa farmaceutica convenzionata attraverso la distribuzione diretta dei farmaci, l’introduzione dei tetti di spesa e un accresciuto controllo delle prescrizioni attraverso la ricetta elettronica. Si è ridotto il costo del lavoro dipendente per effetto del blocco del turnover, dei rinnovi contrattuali e dei limiti agli incrementi retributivi. Ciononostante, dal punto di vista della qualità dei servizi offerti, c’è stato un miglioramento della situazione complessiva anche se questa non viene percepita dalla popolazione a causa delle problematiche secondarie alla carenza di personale sanitario creata dal blocco del turnover. Da qui il ricorso agli ancora numerosissimi viaggi della speranza, la gran parte dei quali, oggi, sono da ritenere immotivati.
La chemioterapia è causa di invecchiamento, della perdita dei capelli è motivo di angoscia e sofferenza…Come aiuta le pazienti nel suo reparto, intervengono delle psicologhe?
La paura della chemioterapia è oggi superiore rispetto a quelli che sono i reali, possibili effetti collaterali. A parte la caduta dei capelli, infatti, oggi, grazie alle nuove terapie di supporto, abbiamo la possibilità di prevenire o comunque di ridurre al minimo tossicità quali il vomito, la nausea, la febbre neutropenica, prima molto fastidiose e pericolose. Nel nostro reparto abbiamo una psico oncologa che supporta i pazienti e i loro familiari durante il trattamento e, per chi lo richiede, anche nel corso del follow.up.
Risponda sinceramente: quando esce dall’ospedale si porta a casa anche parte del dolore della gente o riesce a metabolizzarlo, a dimenticarlo?
E’ chiaro che facendo un lavoro come il mio, in qualche modo bisogna schermarsi al fine di evitare la sindrome di Burnout. Però non posso nascondere che non è possibile metabolizzare e dimenticare, una volta uscito dall’ospedale, alcuni casi di particolare sofferenza.
Quante pubblicazioni ha realizzato?
Dieci o undici.
Il suo è un curriculum vastissimo. Ha studiato a Palermo, Messina, New York, ha partecipato a molti seminari a Roma, Venezia, Tokio e in altre città del mondo, se dovesse tornare indietro rifarebbe ancora questa professione?
Credo di si, amo molto il mio lavoro!
Perché in Italia manca un piano serio di prevenzione?
Il piano di prevenzione oncologica italiano prevede lo screening di 3 tipologie tumorali: i tumori della mammella, i tumori del colon retto e i tumori del collo dell’utero. Trattasi di prevenzione secondaria, realizzata attraverso l’esecuzione di alcuni esami effettuati al fine di diagnosticare precocemente i suddetti tumori e ridurre la mortalità. Poco è stato fatto in termini dì prevenzione primaria: sicuramente importante in tal senso la vaccinazione contro i papilloma virus causa del tumore del collo dell’utero. Ma questo non è sufficiente! Credo sia importante avviare una campagna di informazione, partendo dalle scuole, al fine di prevenire o correggere comportamenti e abitudini scorrette, che sono responsabili dell’aumentata incidenza dei tumori.
Qual è il suo pensiero sulle vaccinazioni. E’ possibile che siamo arrivati a dubitare della scienza medica e a mettere molti bambini a rischio nelle scuole per una cattiva informazione del web…
Le vaccinazioni ci proteggono da malattie gravi e potenzialmente mortali e costituiscono uno dei più potenti strumenti di prevenzione a disposizione della sanità pubblica. Le vaccinazioni inoltre proteggono non solo chi si vaccina ma anche le persone che non possono essere vaccinate (per la presenza di controindicazioni) impedendo la circolazione dell’agente patogeno. I vaccini oggi disponibili hanno margini di sicurezza e tollerabilità molto elevati: sono tra i farmaci più sicuri. Purtroppo la cattiva informazione di un potente mezzo di comunicazione di massa quale è il web, ha creato una percezione ingigantita dei rischi. Peraltro noi non vediamo più i danni di moltissime malattie infettive proprio perché le coperture vaccinali di massa le hanno eliminate. Di contro, molti genitori, percepiscono ingigantiti e probabili i rischi degli effetti collaterali, per cui c’è un ostacolo psicologico a fare un atto medico che si ritiene potenzialmente pericoloso ai propri figli, che sono sani.
Cosa cambierebbe negli ospedali se lei fosse il ministro della salute?
Abolizione della burocrazia che toglie tempo da dedicare al paziente, miglioramento dell’accoglienza e del confort per i pazienti, dotazione di apparecchiature elettromedicali e loro aggiornamento, dotazione organica adeguata, creazione di unità multidisciplinari per il trattamento delle patologie oncologiche
Come ci possiamo preparare a sfidare i problemi sanitari del futuro?
L’Italia è un paese vecchio. Aumento della vita media e riduzione del tasso di fecondità sono responsabili del continuo e progressivo invecchiamento della popolazione. Aumentando il numero di anziani avremo inevitabilmente un aumento delle patologie cronico degenerative (tumori, malattie cardiovascolari, diabete) e ciò comporterà un aumento dei bisogni e della spesa sanitaria. In campo oncologico poi la ricerca ha messo a disposizione farmaci innovativi ad alto costo. Il rischio è la crisi del sistema sanitario pubblico. Appare quindi indispensabile evitare gli sperperi aumentando l’appropriatezza sia in ambito di gestione delle risorse (scelte della politica, scelte dei manager della sanità) sia in termini diagnostico assistenziali (ricoveri appropriati, richiesta di esami appropriati, prescrizioni terapeutiche appropriate). Solo in questo modo potremo garantire ancora agli italiani un servizio sanitario pubblico considerato tra i migliori al mondo.