Giuseppina Pullara
La dislessia è definita dall’art. 1 c. 2 della L. 170/2010 come “un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà nell’imparare a leggere, in particolare nella decifrazione dei segni linguistici, ovvero nella correttezza e nella rapidità della lettura” Come può un genitore riconoscere la dislessia?
I campanelli d’allarme più importanti sono un’inattesa difficoltà nella lettura e nella scrittura, infatti il bambino dislessico spesso compie nella lettura e nella scrittura errori caratteristici come:
- Inversione di lettere e di numeri (es. 21 invece che 12);
- Sostituzione di lettere (es. m/n; b/d; a/e);
- A volte non riesce ad imparare le tabelline ed alcune informazioni in sequenza come le lettere dell’alfabeto, i giorni della settimana , i mesi dell’anno;
può fare confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali (destra/sinistra; ieri/domani; mesi e giorni);
- Può avere difficoltà ad esprimere verbalmente quello che pensa;
in alcuni casi sono presenti anche difficoltà in alcune abilità motorie ad esempio allacciarsi le scarpe.
- A volte il bambino potrebbe manifestare anche problemi psicologici, con difficoltà nel rapporto con i compagni e/o con le insegnanti e un rifiuto per la scuola ,ma si tratta della conseguenza e non della causa delle difficoltà scolastiche.
Anche nella scuola secondaria persistono lentezza ed errori nella scrittura, che possono ostacolare la comprensione del significato del testo scritto. I compiti scritti richiedono un forte dispendio di tempo. Il ragazzo appare disorganizzato nelle sue attività, sia a casa che a scuola. Ha difficoltà a copiare alla lavagna e a prendere appunti mentre il professore spiega. Talvolta perde la fiducia in sé stesso e può avere alterazioni dell’umore e del comportamento a causa dei vissuti di insuccesso scolastico che derivano dal disturbo. Quando il genitore sospetta che il figlio sia dislessico, come prima cosa deve rivolgersi agli insegnanti, in particolare, qualora presente, all’insegnante referente per la dislessia dell’Istituto Scolastico di appartenenza, con i quali valutare l’opportunità della messa in atto di percorsi di potenziamento. Qualora tali percorsi didattici non risultino efficaci per la risoluzione della problematica evidenziata, e’ il caso di rivolgersi al servizio di Neuropsichiatria infantile di riferimento per una valutazione diagnostica.
La valutazione diagnostica permette di capire finalmente che cosa sta succedendo ed evitare gli errori più comuni, come colpevolizzare il bambino che si pensa non impari perché “non si impegna”, o attribuire la causa a problemi psicologi.
Si tratta di errori che comportano sofferenze, frustrazioni e scoraggiamento nel bambino.
Dopo la diagnosi, la scuola, la famiglia e gli esperti potranno mettere in atto aiuti specifici, tecniche di riabilitazione e di compensazione collaborando per il successo formativo del bambino, futuro uomo.