Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, la grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!».
Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto su un puledro d’asina.
I suoi discepoli sul momento non compresero queste cose; ma, quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste cose e che a lui essi le avevano fatte.
Ricordo che quando ero bambino mia mamma mi vestita di tutto punto mi metteva fra le mani una grande palma intrecciata e insieme ad altri bambini si andava a messa. Era una festa, sacerdoti con i paramenti sacri con atteggiamento solenne benedicevano le palme di una folla immensa che come a Gerusalemme gridava “Osanna, Osanna al Figlio di Davide” e poi quel brano del Vangelo interminabile dove ad un certo punto quel grido di festa viene sostituito con un grido di morte “ Crocifiggilo, crocifiggilo” e poi silenzio tutti in ginocchio perché Gesù, nostro Dio e Signore consegna il Suo Spirito al Padre.
Sembra quasi che la festa sia finita e che c’è un susseguirsi di giorni di lutto, ma non è così perché in realtà il giovedì santo inizia il più grande spettacolo di Dio che ha per titolo “Solo per Amore”.
Solo per amore Dio si fa uomo e nasce nudo in una mangiatoia, solo per amore sceglie di vivere povero fra i poveri, solo per amore entra a Gerusalemme e si consegna alle autorità religiose e politiche. Solo per amore si dona nel pane e nel vino istituendo l’Eucarestia, solo per amore si fa servo lavando i piedi a tutti gli apostoli compreso Giuda. Solo per amore muore nudo in croce come un malfattore. E per amore vince la morte capovolgendo tutto. L’amore conosce molti doveri, ma il primo di questi è di essere con l’amato, unito, stretto, incollato a lui, per poi trascinarlo fuori con sé nel mattino di Pasqua. La croce segno di un amore senza limiti capovolge la storia… «Salva te stesso, scendi dalla croce, allora crederemo». Qualsiasi uomo, qualsiasi re, potendolo, scenderebbe dalla croce. Gesù, no.
Oggi il nostro grido è “ ascendi al potere, evitaci le croci, dacci ogni sorta di sicurezza, liberaci dai poveri, dagli immigrati, da tutti coloro che disturbano la nostra quiete…”
Solo un Dio non scende dal legno, solo il nostro Dio. Perché il Dio di Gesù è differente: è il Dio che entra nella tragedia umana. Sale sulla croce per essere con me e come me, perché io possa essere con lui e come lui. Gesù sale sulla croce ancora ogni giorno. Quanti crocifissi in ogni angolo della terra, quante Marie tengono sulle loro ginocchia i loro figli uccisi dalla guerra, dalla violenza, dalla mafia e soprattutto dall’indifferenza.
Ancora oggi risuona quel grido di morte “Crocifiggilo, crocifiggilo”. Essere in croce è ciò che Dio, nel suo amore, deve all’uomo che è in croce. Il nostro Dio entra nella tragedia umana, entra nella morte perché là è risucchiato ogni suo figlio.
Ogni qualvolta non accettiamo il fratello che viene da altri paesi, ogni qualvolta non aiutiamo un fratello che si trova in difficoltà noi crocifiggiamo Gesù.
I Farisei e i capi del popolo hanno rifiutato Gesù, per loro come per tanti ancora oggi Dio non può morire.
A capire che quell’uomo crocifisso è veramente il Figlio di Dio l’ha capito per primo uno straniero, “un soldato esperto di morte, un centurione pagano che formula il primo credo cristiano: costui era figlio di Dio. Che cosa ha visto in quella morte da restarne conquistato? Non ci sono miracoli, non si intravvedono risurrezioni. L’uomo di guerra ha visto il capovolgimento del mondo, di un mondo dove la vittoria è sempre stata del più forte, del più armato, del più spietato. Ha visto il supremo potere di Dio, del suo disarmato amore; che è quello di dare la vita anche a chi dà la morte; il potere di servire non di asservire; di vincere la violenza, ma prendendola su di sé. Ha visto sulla collina che questo mondo porta un altro mondo nel grembo, un altro modo di essere uomini. Come quell’uomo esperto di morte, anche noi, disorientati e affascinati, sentiamo che nella Croce c’è attrazione, e seduzione e bellezza e vita. La suprema bellezza della storia è quella accaduta fuori Gerusalemme, sulla collina, dove il Figlio di Dio si lascia inchiodare, povero e nudo, per morire d’amore. La nostra fede poggia sulla cosa più bella del mondo: un atto d’amore. Bello è chi ama, bellissimo chi ama fino all’estremo. La mia fede poggia su di un atto d’amore perfetto. E Pasqua mi assicura che un amore così non può andare deluso”
Lasciamoci trascinare dall’ascolto della Parola, riviviamo in noi gli odori, i suoni, le luci e i colori di quei tre giorni in cui Dio morì donando se stesso.
Buon domenica delle Palme