Giuseppe Maurizio Piscopo
La sua è stata una scelta. Ha deciso di restare in Sicilia e vivere a Racalmuto, paese che ama e di cui conosce bene storia, vizi e virtù. A maggio spegnerà 38 candeline e ha già nel suo curriculum un’intensa attività di animatore culturale e professionista della Comunicazione.
Per più di tre anni, dal 2014 fino alla fine del 2017, è stato anche assessore alla Cultura nel suo paese e componente del Consiglio di amministrazione della prestigiosa Fondazione “Leonardo Sciascia”.
Salvatore Picone, quando aveva sedici anni, ha fondato, con altri suoi coetanei, un piccolo giornale. Si chiamava “La voce dei giovani”. E inizia soprattutto a collaborare con “Malgrado tutto”, la storica testata giornalistica, oggi on-line, che piaceva a Leonardo Sciascia e a Gesualdo Bufalino. Ancor oggi – dopo la pausa nel periodo in cui ha svolto il ruolo di amministratore comunale – mantiene una rubrica molto seguita, “Piazza Regalpetra”: racconta la Sicilia come metafora, storie e microstorie della piazza di ieri e di oggi. A Regalpetra, appunto. Il nome di Racalmuto creato da Sciascia nel 1956 quando scrisse “Le parrocchie di Regalpetra”.
Gli faccio alcune domande – “Senza formalismi, dammi del tu”, mi dice subito.
Come è cambiata Racalmuto dopo la scomparsa del grande scrittore?
Direi come è cambiata l’Italia. Lo hanno detto e scritto in tanti e non voglio fare retorica. Ma Sciascia manca per quello che diceva, per quello che scriveva. Se ne parla ancora, a quasi trent’anni dalla morte, un motivo ci sarà. E c’è, infatti. Quello che ha scritto Sciascia è sempre più attuale: vedi il caso Moro, di cui tanto si parla in questo periodo, i professionisti dell’antimafia, il contesto, le ingiustizie e le moderne inquisizioni. A Racalmuto Sciascia vive ancora, nelle carte e nei libri che ha lasciato alla Fondazione, nei luoghi che lo hanno ispirato e che frequentava e soprattutto nel modo di essere Racalmutesi.
Naturalmente, rispetto a trent’anni fa, quando ancora si avvertiva la presenza di coloro che hanno fatto parte della generazione di Sciascia, le cose sono cambiate. I ragazzi di oggi che vivono a Racalmuto crescono con la consapevolezza di essere nati nel paese che ha dato i natali ad uno dei più grandi scrittori del ‘900 europeo. Ma prima della sua morte era un po’ diverso.
In che senso?
Quando frequentavo la scuola elementare, alla fine degli anni Ottanta, in classe pochi parlavano di Sciascia. Era considerato un cittadino come gli altri, un maestro che scriveva dei libri e aveva fatto fortuna. Oggi è diverso. Non solo se ne parla, ma l’altro giorno mi è capitato di vedere una fotografia dello scrittore in una classe della scuola elementare, accanto alle cartine geografiche, ai disegni dei bambini e all’Immagine della Madonna.
Certo, negli anni Ottanta, grazie a Sciascia, Racalmuto ha vissuto una stagione gloriosa. Lui è stato il traino di tante iniziative culturali importanti. La mia generazione ha avuto un’infanzia straordinaria, con una vivacità culturale di cui oggi capiamo quanto sia stata fondamentale per la nostra formazione. Tutto interrotto agli inizi degli anni Novanta, quando le stragi di mafia arrivarono anche a Racalmuto. Ci sono voluti tanti anni per smettere di avere paura di passeggiare tranquillamente in piazza. Ma da allora le cose comunque sono cambiate
Quando hai iniziato a leggere Sciascia?
Alla scuola media ho avuto la fortuna di avere un professore di Italiano che conosceva bene Leonardo Sciascia. Devo a lui le prime letture dei libri dello scrittore. Letture scolastiche, naturalmente. Ma lui, il professor Ignazio Pillitteri, metteva in quelle lezioni un carico di affetto e sentimento, come se ci facesse leggere diari appartenuti ad un nostro familiare. E in effetti leggere “Le parrocchie di Regalpetra” era come sfogliare un album della memoria delle nostre famiglie e del nostro paese. Riconoscevamo i luoghi, le feste, la scuola. E mi ricordai di un episodio della mia infanzia.
Quale?
Leonardo Sciascia passeggiava con la moglie nelle stradine della campagna dove tutte le estati si rifugiava per scrivere i suoi libri, alla Noce. Ero in macchina con i miei nonni e mia madre, incrociammo lo scrittore con la moglie. Avrò avuto poco più di sette anni. Dopo un timido cenno di saluto di mio nonno, mia madre mi disse di guardare quell’uomo perché da grande avrei dovuto studiare i suoi libri. Mi voltai, e dal retro del finestrino della mitica Renault 4 del nonno continuai a fissare quell’uomo che camminava a passi lenti con un elegante bastone.
La campagna intorno, le colline e le pietre di gesso della stradina erano illuminate dal sole del pomeriggio estivo. Avrei ritrovato poi quelle suggestioni paesaggistiche in alcune pagine di Sciascia. L’immagine di quell’uomo scomparve dalla mia vista. Ma da allora non ho più smesso di pensare a quel flash, nel ricordo quasi sfocato, che, in qualche modo, avrebbe condizionato le mie passioni di lettore e di cittadino del suo paese. Poi è iniziata per me l’avventura con “Malgrado tutto”.
Eri ragazzino…
Sì, avevo appena quattordici anni. Ho iniziato nel 1994. Devo tanto a questa grande famiglia, agli amici del giornale. Scrivere e pubblicare nelle stesse pagine dove scrivevano autorevoli firme del giornalismo e grandi scrittori è stata un’esperienza fondamentale. Una palestra, direi! E la ricchezza di tutto questo è che attorno a questo giornale si sono consolidati rapporti intensi di amicizia che continuano nel tempo. Professionalmente, devo tanto a quest’esperienza. E mi è venuto facile laurearmi in Scienze della comunicazione: tutte le cose che ho studiato in parte li avevo già vissute. Titoli, catenacci, sommari, colonne… non erano termini nuovi per me che frequentavo la tipografia dove nasceva il giornale. Ho avuto la fortuna di vivere in pieno anche gli anni del passaggio tra la carta stampata e il web.
Da dove hai appreso tutte le curiosità su Racalmuto e su i suoi personaggi?
Come ti dicevo, grazie a “Malgrado tutto” e al fatto che ho continuato a vivere a Racalmuto, ho avuto la fortuna di incontrare e frequentare anche racalmutesi che hanno fatto storia. Trascorrevo giornate intere a conversare con Aldo Scimè, il fondatore della Rai in Sicilia grande amico di Sciascia, Giuseppe Nalbone, un medico con la passione per la storia locale, Salvatore Restivo, maestro elementare collega di Sciascia con una grande passione per le cose di Racalmuto, Nenè Cavallaro, uno dei primi operatori Rai che trascorse gli ultimi anni della sua vita alla Noce, a due passi dalla casa dell’amico Sciascia, l’arciprete-pittore Alfonso Puma, i soci del Circolo Unione e tanti altri. Nonostante c’era tanta differenza di età tra me e loro, ci univa un grande affetto e reciproca stima. Mi passavano carte e documenti sulla storia di Racalmuto, mi raccontavano antiche vicende legate al nostro microcosmo, mi invogliavano a leggere e a studiare. Devo a loro, alla mia famiglia, e a tanti altri, il mio amore per questo paese. Guardare indietro, ricordare il passato è importante, serve a rendere stabili le cose che facciamo, ma mai perdere di vista le cose che ci stanno davanti. Questo mi hanno insegnato i tanti amici che non ci sono più.
Hai anche scritto un libro su Sciascia maestro…
“Tra i banchi di Regalpetra. Leonardo Sciascia e la sua scuola”, pubblicato quasi in forma privata, con una affettuosa introduzione di Felice Cavallaro, è uscito nel 2007. Racconta, attraverso documenti inediti e tante testimonianze, l’esperienza di Leonardo Sciascia alunno e maestro nelle scuole elementari di Racalmuto. Avevo contribuito, in quel periodo, a ricostruire un’aula scolastica degli anni Cinquanta recuperando i vecchi banchi di scuola buttati in un magazzino comunale. Ho avuto il privilegio di avere tra le mani i registri scolastici di Sciascia, oggi in mostra alla Fondazione. Nacque così questo lavoro che ho dedicato alla vedova dello scrittore, la signora Maria Andronico, che ricordo commossa quando gli donai il libro. L’aula scolastica, dove Sciascia aveva insegnato dal 1949 al 1957, è diventata una delle mete turistiche più apprezzate a Racalmuto.
Sei stato assessore alla Cultura, una bella responsabilità.
Certo! E gratificante, per certi aspetti. Consapevole che ho svolto questo ruolo in un periodo difficile, con le casse comunali svuotate da altri. Un’esperienza straordinaria, accanto al sindaco Emilio Messana, che trova il suo culmine nell’avvio di importanti scelte strategiche e di grandi risultati che si vedranno dopo.
Per esempio?
Abbiamo recuperato intanto un’immagine del paese persa e offuscata, dopo lo scioglimento per infiltrazione mafiosa, coinvolgendo cittadini e associazioni nelle tante iniziative svolte. Abbiamo iniziato un lavoro di programmazione: dopo più di vent’anni, e con tanti assessori passati, abbiamo avuto il coraggio di chiudere la biblioteca ospitata in locali in affitto e pensare ad una destinazione che non costasse nulla ai cittadini. Ci sono state polemiche e strumentalizzazioni, ma contano i risultati. A breve Racalmuto avrà la sua biblioteca in locali comunali. Abbiamo ottenuto dalla Regione l’inserimento dei luoghi di Sciascia nella Carta Regionale dei luoghi dell’Identità e della Memoria, abbiamo dato fiato e respiro regionale alla Festa del Monte, tra le feste religiose e pagane più affascinanti della Sicilia, avviato i lavori per avere un teatro a norma. E’ un vanto poter dire di aver contribuito ad avere un’idea completa dell’elenco delle lettere consegnate dagli eredi Sciascia alla Fondazione. Prima non sapevamo nemmeno il numero e gli autori. Oggi c’è una consapevolezza in più dell’importante Fondo letterario che abbiamo a Racalmuto.
Abbiamo avviato il progetto del Mu.Ra, il nascente museo di Racalmuto, realizzando iniziative di arte contemporanea con pochissimi soldi e tanto entusiasmo. Racalmuto è parte attiva del progetto della “strada degli scrittori”, grazie anche al nostro sostegno. E resta memorabile una pagina importante della storia recente di Racalmuto: il “Festival della lettura” con il coinvolgimento di cento cittadini e artisti importanti come Moni Ovadia. E tanto altro, naturalmente, come il Protocollo d’Intesa con i comuni di Comiso e Sant’Agata di Militello, i paesi di Bufalino e Consolo, il rilancio del Carnevale Racalmutese, la riscoperta dei cortili del centro storico, il sostegno alla Magna Via Francigena siciliana, la ripresa delle piccole feste di campagna, il rilancio della figura del grande pittore del ‘600, Pietro D’Asaro.
Avete anche portato Sciascia in Canada…
Da assessore alla Cultura ho contribuito a rafforzare i gemellaggi storici con Hamilton e Castronovo di Sicilia e avviarne altri nuovi, con città polacche. Per ricordare i trent’anni del gemellaggio tra Racalmuto e la città canadese dove vivono più di ventimila racalmutesi, abbiamo inaugurato, grazie ad un comitato promotore che ha seguito il progetto, una copia della statua di Sciascia che passeggia ad Hamilton. Una grande emozione e un’altra pagina di storia di Racalmuto ed Hamilton.
Qual è il libro di Sciascia che ami di più?
“Il Consiglio d’Egitto”. Lo rileggo sempre… Mi piacerebbe un giorno vederlo in riduzione teatrale.
E adesso cosa leggi?
Ne tengo sempre aperti due o tre. In questo momento sto leggendo l’Autocurriculum di Emilio Isgrò, pubblicato da Sellerio, il celebre artista-scrittore-cancellatore, uno dei protagonisti dell’arte contemporanea che ha fatto delle sue cancellature una rivoluzione. Ecco: ognuno di noi avrebbe tante cose da eliminare. Io, per esempio, ho già iniziato dai contatti di facebook e dalla rubrica del telefono.
Un altro libro aperto è “Il conte di Montecristo” di Dumas, nella bella edizione Einaudi.
Qual è il libro che tutte le donne dovrebbero leggere?
Bisognerebbe chiederlo a loro…
Chi è il tuo autore preferito siciliano?
Mi pare di aver già risposto. Tutta l’intervista è dedicata a Lui.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Continuerò a dedicarmi al mio lavoro e a seguire le mie passioni, accanto a mia moglie e alla mia bambina. E ho un po’ di cose in cantiere. Sto lavorando ad un piccolo libro dedicato allo scrittore Vincenzo Consolo che ho avuto modo di conoscere e incontrare più volte.
E la politica?
Plutarco sosteneva che la Politica riserva i piaceri più belli e più grandi. E allora andiamo avanti, il futuro ci aspetta!
Dai un titolo a questa intervista…
Avendo per scelta deciso di vivere, per il momento, a Racalmuto/Regalpetra, dove realtà e letteratura si confondono, direi “Il gioco degli specchi”. Andrea Camilleri ci perdonerà se prendiamo in prestito il titolo di un suo libro.