L’Associazione Amadiab, composta prevalentemente da genitori di bambini diabetici che opera nel territorio agrigentino, ha organizzato il convegno dal titolo “Diabete: cibo a portata di mano”.
“Ospiti – a parlare è Alessandra Priolo – della Sala grande della suggestiva Torre Carlo V di Porto Empedocle giorno 14 aprile 2018 desideriamo rivolgere i nostri ringraziamenti in primis al Sindaco del Comune che ci ha dato il patrocinio, la dott.ssa Ida Carmina, e alla disponibilità dell’assessore La Porta.
L’evento di oggi si inserisce in una campagna di sensibilizzazione alla collettività della tematica in oggetto vista la dilagante e prorompente diffusione della patologia cronica, specie fra i bambini.
I nostri ringraziamenti e apprezzamenti sinceri vanno al dott. Giuseppe Gramaglia, Primario del Reparto di Pediatria Asp Ag., stante la dedizione e passione nello svolgimento della sua professione a tutela della salute dei bambini. Nello specifico, notevole il suo costante impegno nel mantenimento dello sportello ambulatoriale di diabetologia pediatrica presso il suo Reparto e nella istanza comune all’ottenimento della istituzione di un centro satellite di diabetologia pediatrica ad Agrigento.
Un cordiale e sincero ringraziamento ai relatori del convegno la dott.ssa Piera Buscarino, la dott.ssa Claudia Albino, la dott.ssa Gabriella Sacchi e il dott. Giuseppe Carlino.
Il titolo del Convegno dai toni volutamente provocatori tende a sottolineare l’importanza del cibo sano e genuino come terapia di supporto nella gestione corretta della patologia, in netto contrasto col cibo spazzatura cui oggi siamo abituati, perché di più facile e mediatico consumo.
Specie nei bambini non va sottovalutata la cura dell’approccio psicologico corretto al cibo sano: i minori vanno educati a convivere con una patologia che spesso diversifica nelle scelte alimentari tipiche dei coetanei di oggi; ma diversità non deve essere indice di limitazione o privazione ma di guida leader nella scelta di una alimentazione sana per tutti poiche siamo quello che mangiamo…
Occorre che le famiglie in primis siano chiamate ad adempiere al ruolo di guida cardine nella gestione domiciliare della patologia in sinergia con l’assistenza sanitaria che deve essere continua ed integrata stante la cronicità della malattia, partendo soprattutto dall’adozione di corrette abitudini alimentari. La famiglia è anche l’ambiente sano in cui il paziente minore deve sentirsi compreso ma indirizzato ad una valida ed efficace autonomia di gestione della patologia in modo da prevenirne le complicanze.
Da non trascurare l’aspetto emotivo di accettazione iniziale della patologia di mantenimento di un buon equilibrio nell’andamento glicemìco, di convivenza quotidiana con una realtà che seppur difficile, può portare, se vissuta bene, ad un potenziale umano di notevole pregno e valenza, poiché in grado di formare persone di forte spessore: affrontando paure, timori, sperimentando la sofferenza, infatti, emerge la grandezza della persona umana.
Ingrediente fondamentale, da non dimenticare, il sorriso: in modo che oltre le indispensabili penne i nostri ragazzi sappiano usare i colori nella loro vita”.