Dal Vangelo secondo Marco Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Oggi non farò nessuna mia riflessione ma vi consegno dei pensieri di due profeti del nostro tempo, Don Tonino Bello e Carlo Maria Martini.
“Perché non dire chiaro e tondo che non ci può essere festa del «Corpus Domini» finché un uomo dorme nel porto sotto il «tabernacolo» di una barca rovesciata, o un altro passa la notte con i figli in un vagone ferroviario? Perché aver paura di violentare il perbenismo borghese di tanti cristiani, magari disposti a gettare fiori sulla processione eucaristica dalle loro case sfitte, ma non pronti a capire il dramma degli sfrattati? Perché preoccuparsi di banalizzare il mistero eucaristico se si dice che non può onorare il Sacramento chi presta il denaro a tassi da strozzino; chi esige quattro milioni a fondo perduto prima di affittare una casa a un povero Cristo; chi insidia con i ricatti subdoli l’onestà di una famiglia?”( Don Tonino Bello)
“L’essere cristiani non è caratterizzato dall’andare a Messa la domenica, ma dal vivere per gli altri, fondato sul fatto che si va a Messa la domenica.
Non vive dell’Eucaristia se non chi dona corpo e sangue per i fratelli, come Gesù.
La Chiesa non ha altro modo di essere presente nella società: la sua ambizione è di servire, a partire dagli ultimi.
Perché questo desiderio non venga meno, occorre mettersi alla scuola dei poveri,
dei più poveri, stare con loro, condividere il più possibile con loro.”(card. Martini)
“L’Eucaristia non sopporta la sedentarietà, non tollera la siesta.
Non permette l’assopimento della digestione…
Ci obbliga ad abbandonare la mensa. Ci sollecita all’azione.
Se non ci si alza da tavola, l’Eucaristia rimane un sacramento incompiuto.
Occorre riprendere la strada del servizio che è la strada della condiscendenza, della condivisione, del coinvolgimento diretto con i poveri.
E’ una strada difficile perché attraversa le tentazioni subdole della delega.
L’unica porta che ci introduce nella casa della credibilità perduta è la strada del servizio.
Solo se avremo servito, potremo parlare ed essere creduti.” (Don Tonino Bello)
Credo che il vero cambiamento parte proprio dal servizio ai poveri, questo è fare Eucarestia.
Prendete questo corpo, vuol dire: fate vostro questo mio modo di stare nel mondo, il mio modo libero e regale di avere cura e passione per ogni forma di vita. Con il suo sangue, ci comunica il rosso della passione, la fedeltà fino all’estremo, ci invita a versare la nostra vita il nostro tempo per il fratello anche quello scomodo, anche quello che non vogliamo e che farebbe bene ritornare al proprio paese.
Non saremo giudicati sul numero di messe partecipate ma su come l’abbiamo vissute, se ci siamo donati senza se e senza ma alla maniera di Cristo.
Buona domenica