Don Marco Damanti il parroco di Favara delle battaglie civili in favore dei cittadini che difficilmente riescono, tutti i giorni, a mettere insieme il pranzo con la cena ha sconfinato a Licata? Assolutamente no, don Marco è licatese e nella nuova amministrazione della sua città si augura di trovare soluzioni comuni in territori come quelli di Favara e Licata.
“Il dramma dell’acqua – ci dice don Marco – è la stessa storia di Favara o, forse, peggio. A tal proposito, esprimo gli auguri al neo presidente dell’Ati, sindaco di Sciacca dottoressa Valenti, sperando possa l’Ati funzionare seriamente come organo di vigilanza. Non sarà facile, purtroppo sappiamo che dentro l’Ati non tutti i sindaci sono stati coerenti, alcuni non sono stati sempre presenti e altri hanno giocato a nascondino e nella ambiguità’. So che a Licata, il neo sindaco ha nominato esperto il signor Salvatore Licata, che conosciamo bene come coordinatore del movimento gestione acqua pubblica, un esperto per acqua, ambiente ed agricoltura. Certamente è una persona validissima, con la sua passione e conoscenza darà’ un grande contributo per Licata e, di riflesso, per le altre città”.
Tony Licata, l’esperto nominato dal sindaco Galanti, oltre a conoscere alla perfezione i problemi legati al servizio idrico integrato della sua città, non gli sfuggono, certamente, quelli di Favara e di altre città gestite da Girgenti acque. E don Marco sottolinea e richiama l’importante collaborazione.
“Mi sento Favarese – continua don Marco – perché Dio mi ha voluto in questa terra. Ma sono figlio della mia amata Licata. Terra dove sono nato e dove ho vissuto gli anni più belli. Anche da lontano ho sempre seguito e seguo le vicende della mia terra. Ora che mi trovo a Favara quando posso vado e questo mi permette di vedere la mia città. Licata è una terra ricca di storia, di monumenti, di spiagge, di Chiese belle, in primis la Chiesa Madre con la sua antica Cappella del Cristo Nero. Da anni Licata e’ stata abbandonata, dimenticata. Ho visto il Centro storico abbandonato e direi morto, una volta era il cuore pulsante della città, piena di attività commerciali e gente che passeggiava. Io sono figlio di commercianti. Mio padre e mia madre avevano il negozio di abbigliamento proprio nel centro storico….Che ricordi…Tanta gente…tante attività’ commerciali. Oggi se vai al Centro c’è tanta desolazione”.
La comparazione tra passato e presente, quando quest’ultimo è perdente si traduce in tanti passi indietro piuttosto che in avanti.
“Purtroppo – ci dice il sacerdote – da anni la politica ha fatto poco. Se la provincia di Agrigento è la prima per la povertà, Licata è la prima per l’emigrazione di tanti giovani licatesi…una terra senza giovani che futuro avrà?”
“Il difficile compito della nuova amministrazione – continua – sarà quello di intercettare percorsi e iniziative per permettere di far rimanere i giovani nella loro terra. Bisognerebbe mutare l’immagine che da di se la città. Licata in questi anni è diventata famosa in tutta l’Italia per l’abusivismo edilizio. Premetto che l’abusivismo va condannato e va affermata la legalità. Nel mio ruolo, di figlio di questa terra e di prete (ho ascoltato il racconto di alcuni e raccolto le loro Lacrime) mi porta a fare una riflessione a voce alta. Ma questa case sono state fatte nell’arco di una notte? Case costruite da anni, e per giunta gente che aveva la luce, la rete fognaria, chi ha pagato metà sanatoria o altro. Adesso si punta il dito solo sugli abusivi, mentre non ci sono complicità e, peggio, sfruttamento del bisogno. Perché questo prezzo cosi alto deve solo pagarlo la povera gente? E gli uffici comunali che davano i permessi? La cosa paradossale è che Licata ha il Porto turistico abusivo o lavori lasciati a metà, lasciando allo scempio un vasto territorio”.
Questo è don Marco, parla con il cuore e sa interpretare il disagio della gente.
“Faccio gli auguri al neo sindaco dottor Pino Galanti e alla sua giunta. Faccio gli auguri di buon lavoro per “risorgere” questa terra. E lo invito a farsi in giro nella zona del centro commerciale, guardi attorno e vedrà’ zone abbandonate e lavori incompleti quando il progetto completo poteva essere una bella opera. Quella zona era una bella spiaggia che si chiamava la Giumarella. C’è il dramma dell’avanzamento del mare, per esempio zona Fondachello e Playa, zona dove io abito. Il mare ha divorato un pezzo di spiaggia. Mi chiedo sono state costruite le case vicino al mare o è il mare che si avvicinato alle case?”
Don Marco Damanti si fa la domanda e si da la risposta.
“La gente va rispettata… I loro sacrifici vanno rispettati così come gli anni di lavoro per farsi un pezzo di casa. Legalità e dignità’ sono legati da sorella Verità’. Vedo un popolo rassegnato forse per le tante delusioni avute e promesse non mantenute. La rassegnazione non da futuro ed è il contrario della speranza. Noi licatesi siamo un popolo combattente e forte, orgogliosi delle nostri origini e della nostra terra. Chiedo ai miei paesani di essere forti e protagonisti del cambiamento. Dobbiamo avere l’onesta di dire che l’amministrazione Comunale non può fare tanto senza il contributo di tutti. Insieme si può’”.
“Licata – conclude – ha tante potenzialità e risorse può riscattarsi e risorgere dalla sue macerie. Auguri al Sindaco e alla giunta comunale. Auguri alla mia città e ai miei compaesani. Diceva San Francesco se vuoi cambiare il mondo cambia te stesso”.