Anche in questo caso, approfitto dell’ospitalità di Giuseppe Maurizio Piscopo non potendo, conoscendo e vantandomi dell’amicizia di Biagio Lentini, non accogliere con i dovuti onori in SiciliaOnPress il professore gentiluomo.
Vado, quando posso, a trovarlo nella sua tenuta di campagna, ci sediamo nella veranda che domina la zona industriale di San Benedetto e ascolto con grande interesse una persona che ha caratterizzato la sua esistenza colorandola di onestà sempre e comunque. Una mosca bianca, politico della prima Repubblica ha ricoperto diversi e importanti incarichi all’interno del Partito socialista e negli Enti locali, ha sempre pagato il caffè agli altri e per se stesso. Ha avuto il massimo rispetto per denaro pubblico, quando per la stragrande maggioranza era l’occasione per allungare la mano. Alla moda del tempo il professore Lentini non era interessato e in controtendenza ha costruito e mai distrutto. Ha avuto il coraggio di lasciare incarichi politici e amministrativi quando le vicende non lo convincevano. Il coraggio di rinunciare a benefici personali, quando altri hanno realizzato le loro fortune.
Fatti raccontati dalla sua storia, lui, personalmente, non ne parla. Uno per tutti, un Biagio Lentini più accondiscendente, è innegabile, avrebbe avuto una carriera politica a più alti livelli, per la sua significativa cultura e professionalità. Rinunce in assoluto silenzio senza medaglie al petto, senza vanagloria.
E’ il personaggio a fare interessante l’intervista. Immaginate di trovarvi, come accade a me, nella sua veranda in campagna accolti da un grande padrone di casa e godetevi la lettura. F.P.
Giuseppe Maurizio Piscopo
Biagio Lentini nasce a Favara nel 1942. Consegue la maturità classica presso il Liceo classico Empedocle di Agrigento.
Si laurea in lettere presso l’Università degli studi di Palermo. E’ docente di materie letterarie nella scuola media e nei licei. Consigliere comunale, più volte assessore, vice-sindaco della città di Favara. Membro del comitato di gestione dell’ASL di Agrigento. Segretario politico del PSI di Favara per circa un trentennio, nonché membro del direttivo provinciale e regionale.
Ha pubblicato note biografiche su Filippo Lentini. Con Giuseppe Alongi ha pubblicato: “Alla ricerca delle radici perdute”. Con Giuseppe Limblici ha pubblicato: “ Favara dalla liberazione al sacrificio di Gaetano Guarino”. Sempre con G. Limblici “ Spicchi di Sicilia “.
Come sono cambiati i professori. Che vuol dire fare oggi il professore?
I professori, un tempo, avevano prestigio e autorevolezza. Oggi vengono poco considerati se non addirittura derisi o presi a schiaffi. Fare il professore oggi significa avere il gravoso compito di contribuire alla formazione degli uomini e della classe dirigente del futuro, attraverso un’azione didattica e una programmazione che porti allo sviluppo delle capacità, nonché al sapere e alla conoscenza.
Come eri da bambino. Che ricordi hai del maestro, dei tuoi compagni dell’atmosfera che allora si respirava a Favara ?
Ero un bambino tranquillo e sereno. Sono stato anche fortunato perché, negli anni del dopoguerra, avere un triciclo e un trenino elettrico era il massimo che si poteva desiderare. Amavo giocare con i compagni di quartiere a “ mucciarè” e “mazzi”, poi, da più grande a “cicirè”, a “tolitolì” e ad altre attività ludiche. C’erano tanta capacità di iniziativa e fantasia.
Il mio quartiere a “ Batia” , dove sono nato e cresciuto, era il centro del paese. Tra i vicini di casa c’era un rapporto familiare . Non c’era alcun pericolo, non passavano macchine, non proliferava la droga. La strada era un ambiente sicuro nel quale si cresceva e si faceva esperienza.
Tra gli insegnanti ricordo con particolare affetto la maestra Termini, moglie del maestro Ernesto Castellana . Abitava di fronte casa mia con lei mi recavo a scuola in piazza Capitano Vaccaro, che per noi era a “Cruci”. Era di animo nobile. Così come non dimenticherò mai il maestro Patti , molto colto e severo, ma con forti intenti educativi e formativi, che oltretutto, mi traghettò nella scuola media , essendoci allora l’esame di ammissione.
Sei stato un bambino felice, giocavi per le strade?
In linea di massima si, pur essendo gli anni del dopoguerra non mi mancava niente. Poi, quando si è bambini si hanno meno problemi . Come ho già detto, amavo giocare con i compagni di quartiere, con alcuni di essi permangono ancora rapporti di vera amicizia.
Favara vista dai tuoi occhi. Tu sei attaccato al tuo paese, alla sua storia, alle sue tradizioni. Prima si vedevano pochi turisti, oggi arrivano da ogni parte del mondo. Ma cosa è successo realmente a Favara? Prima la piazza si affollava solo quando c’erano i comizi, ora il sabato non si trova un posto nei tanti locali.
Favara è molto cambiata. Prima era un grosso centro minerario e agricolo. Oggi non ha una sua identità. Io, come tantissimi favaresi, sono fortemente legato al paese, alla sua storia , alle sue tradizioni . Di tanto in tanto, nei limiti delle mie possibilità, mi dedico alla ricerca di fatti storici e di tradizioni popolari riguardanti la comunità locale. Il paese è cambiato, certamente in meglio. Arrivano turisti da ogni parte del mondo. Credo che il merito debba ascriversi al notaio Bartoli e alla moglie Florinda Saieva, che hanno avuto la stravagante idea di recuperare il cortile Bentivegna, meglio conosciuto come “Curtigliu di setti curtiglia, e trasformarlo in centro di arte moderna e di iniziative culturali. E all’intraprendenza di alcuni giovani imprenditori locali, che rischiando hanno scommesso su piazza Cavour facendola diventare centro della “movida” della provincia di Agrigento.
La piazza, così come il centro storico, finiti i tradizionali partiti e i comizi, era diventata un deserto, preda di qualche drogato e di persone poco affidabili.
A proposito di comizi. Che fine hanno fatto i partiti?
I partiti, così come li concepivamo, su basi fortemente ideologiche non esistono più. Per errori degli stessi e per i fatti storici accaduti nel 1989 con la caduta del muro di Berlino e il crollo del comunismo. Credo che oggi non siano partiti, ma lobby. Si assiste ad un individualismo esasperato e alla personalizzazione della politica, la quale, credo, che debba essere fatta primariamente di contenuti. Manca la politica con la “P” maiuscola.
Che fine ha fatto il partito dei lavoratori e soprattutto che fine ha fatto il Partito Socialista di cui sei stato un grande protagonista?
Il Partito Socialista ha avuto grandi meriti. Lo statuto dei lavoratori, la scuola media unificata, l’assistenza mutualistica diretta, la nazionalizzazione dell’energia elettrica, solo per citare alcune leggi, si ascrivono ai socialisti. La sua scomparsa è un’anomalia solo italiana, se si considerano gli altri stati europei. Credo che di socialismo ce ne sia ancora bisogno. Se è scomparso si deve, oltre ai fatti di tangentopoli di cui la storia farà chiarezza, alla mediocrità del suo gruppo dirigente che per paura della magistratura preferì dileguarsi. C’era anche la corsa ad inseguire, per inquisirli a torto e a ragione, i dirigenti socialisti, come se fossero tutti e unici “tangentari” della politica italiana. Il problema meriterebbe uno studio approfondito con un sereno dibattito.
Hai mai avuto nostalgia della vecchia politica?
Ho avuto tanta passione per la politica. Sino a qualche anno fa ho cercato di ricreare le basi per far rinascere un forte Partito Socialista a Favara, infatti nelle elezioni comunali del 2007, essendoci ancora uno zoccolo duro, presentai una lista, che conseguì 1856 voti, un grande successo, ma fu un’oasi nel deserto, per cui subito dopo mi convinsi che sarebbe stato meglio dedicarmi al mio hobby preferito: la campagna. Nostalgia un poco si, per un certo periodo la politica mi è mancata. Sono fortemente convinto che la politica non è improvvisazione, è servizio, non professione. Oggi manca una vera scuola di formazione o un laboratorio politico, che istruisca le nuove generazioni. Le sezioni, poi, erano delle vere e proprie scuole di formazione. Si dibatteva sui problemi e nello stesso nascevano nuovi dirigenti. Non a caso la classe politica di oggi è di un’estrema mediocrità, “che nel vedere proiettata la loro ombra si credono dei giganti”.
Cosa hanno sbagliato i partiti in Sicilia?
L’essere convinti che con l’assistenzialismo, che altro non era che un’azione clientelare, si potessero risolvere i problemi dell’isola. Il non avere portato avanti una politica di sviluppo che tenesse conto della vera potenziale ricchezza: l’agricoltura, il turismo, il clima. L’assenza di una politica di investimenti nelle infrastrutture per facilitare e rendere più rapide le vie di comunicazione.
Che cosa rimane del pensiero di Craxi ?
Il pensiero politico di Bettino Craxi e la sua azione di statista sono di grande attualità. La non subalternanza agli americani. Il legame con i partiti socialisti europei come condizione per realizzare un’Europa di popoli, ed evitare gli egoismi nazionali. L’istituzione di una banca per i paesi del Mediterraneo, affinché si favorisse lo sviluppo dei paesi africani che si affacciano sulle sponde del Mare Nostrum. La grande riforma istituzionale per risolvere il problema della governabilità. La concertazione tra lo stato e i corpi intermedi della società. Una politica che tenesse conto dei meriti e dei bisogni.
E del pensiero di Filippo Lentini cosa pensi?
L’amore per il paese, la tolleranza, la determinazione a non mollare mai e a spendersi per i bisogni della gente. Filippo è uno dei più grandi personaggi storici del socialismo agrigentino e siciliano. Non a caso ne parlano Carlo Levi, Elio Sanfilippo, Antonio Russello, Gaspare Saladino e tantissimi altri rappresentanti della cultura e della politica. Credo che sia da esempio per chi si accinge a ricoprire cariche istituzionali.
Mi puoi commentare questa frase di un celebre scrittore russo: “ La bellezza salverà il mondo “ ?
Credo che la frase sia dello scrittore russo Fedor Dostoevskij. Secondo il quale la bellezza possiede una dimensione etica e religiosa, infatti la contemplazione della Madonna di Raffaello era la sua terapia. La bellezza ci porta all’amore e il mondo sarà salvo fin quando ci sarà la possibilità di contemplare e “costruire” il bello artistico e di animo.
Ti ritieni più un professore o uno storico ?
Certamente un docente. Gli oltre 40 anni di insegnamento segnano un legame profondo tra me e la scuola.
Qual è il maggiore pregio dei favaresi?
L’intraprendenza. Alcuni anni fa ho scritto su un sito un trattato sulla capacità imprenditoriale dei favaresi nel settore agricolo, commerciale ed edile; scritto che venne ripreso e fatto proprio dalla commissione parlamentare antimafia durante la XIV legislatura. Per significare che Favara non era solo mafia.
Qual è il maggior difetto dei siciliani?
L’indifferenza, la rassegnazione e la mafiosità. Il credere che a risolvere i problemi della Sicilia debbano essere gli altri come se non fossero propri.
Le scuole sono diventate campi di battaglia, con gli studenti che alzano le mani ai professori con i genitori che completano l’opera. Cosa non ha funzionato?
Il malessere che serpeggia nella società si ripercuote nella scuola. Uno degli obiettivi della scuola è educare e formare ma se quello che viene costruito dai docenti in famiglia viene demolito, crolla tutto. Cosa non ha funzionato? La programmazione e la valutazione promozionale. La promozione comunque demotiva i ragazzi meritevoli e non stimola i meno impegnati. L’insegnante, poi, dovrebbe essere il confidente dell’alunno, mantenendo al tempo stesso un atteggiamento autorevole. Bisogna dialogare e perché no , aprire dei dibattiti in classe su problematiche diverse e di grande attualità.
Quali responsabilità ha la televisione, il cinema, i giornali sulla cattiva formazione dei giovani?
I mass-media, in genere, hanno avuto ed hanno grandi meriti. Tuttavia essendo interessati all’ audience e agli incassi spesso preferiscono programmi e servizi che possono influenzare negativamente i giovani. Mancano “format” educativi e formativi per una crescita delle giovani generazioni. La TV, poi, ha un’influenza su tutto: politica, moda, costume, comportamenti, modi di vivere.
Quale è il tuo pensiero sui libri di Antonio Russello? Qual è il tuo preferito ?
Ho letto tutti i libri di Antonio Russello, sono molto interessanti. Lo scrittore, pur vivendo lontano dalla sua terra, mostra un indissolubile e profondo legame con la Sicilia e con Favara, in particolare. Non a caso in estate per le vacanze, lui che insegnava a Castelfranco Veneto, ritornava nei luoghi di origine per trovare l’ispirazione. Egli soffre per le problematiche che travagliano la Sicilia, ma crede in un suo riscatto umano, sociale, civile e morale.
Il libro che mi ha destato particolare interesse è “L’ isola innocente- Storia di Giangiacomo e Gianbattista”, dove due figure straordinarie, Rousseau e Vico, riescono a mettersi in contatto tramite un piccione viaggiatore, per mezzo del quale si scambiano i rispettivi metodi pedagogici.
Cosa pensi del successo di Andrea Camilleri ?
E’ un ottimo scrittore, sceneggiatore e regista drammaturgo. Ritengo, tuttavia, che Camilleri debba essere ricordato per “ Il re di Girgenti e La strage dimenticata”, opere a fondamento storico e non per “ i racconti di Montalbano” , per i quali è diventato famoso.
E di Luigi Pirandello cosa pensi. E’ ancora attuale il suo Teatro, la sua Opera ?
Luigi Pirandello è il più grande drammaturgo del novecento. Egli tende a superare la cultura ottocentesca e aprire nuovi orizzonti. Con lui scompare il personaggio tradizionale, l’eroe con la sua coerente realtà sociale e psicologica, nasce un individuo qualsiasi che recita la sua parte. Si rivela anche un’umanità dolente, una pena sincera, la visione disperata degli uomini e delle cose su cui si innesta un’amarezza profonda. La difficoltà di uscire o meglio sfuggire alle convenzioni della società. Pertanto, l’attualità di Pirandello è certamente nel messaggio che trapela dalle sue opere.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Viaggiare, dedicarmi alla ricerca delle tradizioni popolari locali e continuare a trascorrere parte del mio tempo libero nel verde della mia campagna a coltivare l’orticello.