È stato sepolto nella sua cattedrale di Messina Mons. Giovanni Marra arcivescovo emerito della Diocesi di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela, morto qualche giorno fa a Roma.
Oggi nel Duomo dove il Cristo Pantocratore domina tutto l’abside si è svolta la celebrazione in suffragio di Mons. Marra presieduta da Mons. Giovanni Accolla, Pastore della Chiesa Messinese, con la partecipazione del Cardinale Don Franco Montenegro, Vescovo di Agrigento, già vescovo ausiliare di Mons. Marra, Presenti l’Arcivescovo di Catania Mons. Gristina presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, Mons. Ferraro, Vescovo emerito della Diocesi di Agrigento, il Vescovo ausiliare della Diocesi di Messina Mons. Cesare Di Pietro e il Vicario Generale della Diocesi di Patti Mons. Basilio Rinaudo. Tantissimi i sacerdoti concelebranti, molti cappellani militari tra cui il decano dei Cappellani di Sicilia mons. Mario Raneri. Tantissimi i fedeli che hanno voluto salutare il loro Padre e Pastore.
Numerosa la presenza delle forze armate di cui il Presule defunto fu ordinario Militare, infatti accanto alla bara un picchetto di sei uomini composto da carabinieri e militari della Marina e dell’esercito e della Guardia di Finanza.
Mons. Giovanni Marra di origine calabrese, seppe conquistare il popolo messinese, fu nominato vescovo della città dello stretto il 17 maggio 1997 è arrivo a Messina il 21 giugno dello stesso anno.
Nell’omelia Mons. Di Pietro che conosceva bene l’Arcivescovo emerito, partendo dal discorso delle montagna di Gesù ne ha evidenziato le doti umane e spirituali.
Nella vita di Mons. Marra non mancarono persone importanti che collaborarono per far si che il sacerdote calabrese diventasse un vero uomo di Dio.
Il suo direttore spirituale fu San Gaetano Catanoso.
Fu amico di Don Sturzo che curò la tesi di laura in scienze sociali sulla riforma agraria in Calabria, presso la Pontificia Università Gregoriana, successivamente si laureò in diritto canonico presso la Pontificia Università Lateranense.
Fu messo accanto don Primo Mazzolari con il quale collaborò”. Madre Teresa di Calcutta lo ebbe amico e stimato referente in tante circostanze. Fu lui ad accompagnarla all’ospedale Gemelli subito dopo l’attentato a Papa Giovanni Paolo II. E, soprattutto, nell’apertura della Casa per ragazze madri a Roma, presso la quale Marra svolse per anni il ministero di assistente spirituale a nome della Santa sede. Lavorando in Segreteria di Stato, fu il braccio destro del cardinale Giovanni Benelli, il quale a sua volta fu il braccio esecutivo di Papa Paolo VI nell’attuazione della riforma conciliare.
Nel 1986 venne nominato vescovo ausiliare di Roma, portando con se uno straordinario bagaglio di competenze.
Dopo aver collaborato all’impostazione e all’avvio del Sinodo Pastorale Diocesano di Roma, nel 1989 Mons. Marra è stato nominato ordinario Militare per l’Italia. In particolare, ha curato l’assistenza dei nostri contingenti in missione all’estero recandosi nel Golfo Persico, in Albania, in LIbano, in Somalia, in Mozambico, nel Sinai, in Cambogia. Ad ogni militare regalò un Vangelo da mettere nello zaino, scrisse anche una lettera pastorale per le forze armate, “Il Militare Italiano, operatore di Pace.”
Il 3 gennaio 2007 papa Benedetto XVI lo aveva nominato membro della Congregazione per i Vescovi. Ha concluso il suo mandato il 5 gennaio 2007, dopo di che si era ritirato con la sua famiglia nella residenza di Roma
Aveva un chiodo fisso, Mons. Marra- continua Don Cesare Di Pietro- un sogno, che si è realizzato solo in parte: liberare Messina dalle baracche entro il 2008, l’anno del centenario del terremoto che rase al suolo la città, in modo da ridare dignità ad ogni famiglia. Grazie a lui venne varata una legge regionale finalizzata a restituire rispetto e valore a diversi nuclei familiari messinesi attraverso la realizzazione e la consegna di una abitazione popolare. Era noto per i continui solleciti e moniti agli amministratori locali, in particolare quando i più deboli, quanti erano senza lavoro, si trovavano in difficoltà. Gli operai della Telecom, dell’Atm, le commesse.
Ma non solo, spesso si recava nel campo Rom, nella Zona Falcata, visitava le famiglie, si fermava nelle tende o nelle roulotte a bere una bevanda o un caffè con loro, ascoltandone le problematiche.
Visitava spesso anche le periferie di Messina dove i disaggi sociali non mancavano, dove padri e madri di famiglia avevano in lui un punto di riferimento. A natale nel suo episcopio incontrava i bambini poveri della città e regalava oltre che un giocatolo un sorriso. Lui il generale di Dio così come amava chiamarlo San Giovanni Paolo II riusciva ad essere un dolce papà con tutti anche se all’apparenza sembrava distaccato e disincarnato dalla realtà.
Sapeva creare relazioni con le altre istituzioni, aveva a cuore il bene comune, sapeva stare con i ricchi ma amava stare anche con i poveri.
Da oggi veglierà ancor di più sulla Chiesa Messinese che ha servito e amato facendo sue le parole del Discorso della Montagna, magna carta del cristiano.