Giuseppe Maurizio Piscopo.
Etta Milioto è nata a Favara. Un personaggio da sempre. In questa intervista a 360 gradi, racconta se stessa, la città, i cambiamenti, come sono fatti i siciliani e il loro modo di pensare nel tempo.
Come eri da bambina, quali ricordi hai della maestra del tuo primo giorno di scuola, come sono stati i tuoi rapporti con i compagni. Puoi descrivere brevemente l’atmosfera che si respirava allora a Favara?
Il primo giorno di scuola sono rimasta delusa perché la mia maestra era vecchia, tant’è che in terza elementare non completò l’anno scolastico perché venne a mancare.
Erano gli anni cinquanta, a scuola andavo da sola, dalla piazza dei Vespri (Madrice) fino al plesso della scuola elementare “Monsignor Giudice”, in via Roma.
Tutti si andava a piedi, rare le automobili, la miseria che aveva lasciato la guerra era ancora presente.
Al piano terra della scuola la mensa; allora mi sembrava una ingiustizia che tante mie compagne rimanessero lì a mangiare ed a me era vietato. Un giorno piansi tanto, ma tanto al punto che, non so come, il giorno seguente mi fecero rimanere a mangiare con le altre compagne, ancora sento il buon profumo di quella minestra di fagioli.
Ho trascorso la fanciullezza tra la chiesa Madrice, la via Regina Margherita, piazza Cavour e via Belmonte (già via Mercato dei Pesci) che noi ragazzini chiamavamo “ case arrizzulate”, proprio di fronte a dove oggi sorge lo splendido albergo “Palace Hotel Alba”, mi limitavo a costeggiare sempre la chiesa fino all’ingresso della via Palmoliva, oltre alla piazzetta San Nicola vi erano l’aulivara bambini “pericolosi”. Tutto ruotava attorno alla chiesa Madrice, vi sostavano gli autobus, le auto di noleggio, vi era l’unico impianto “ESSO” di rifornimento per la benzina, mentre nel mese di ottobre la fiera annuale in piazza Cavour, quella era una settimana per mille occasioni, pure per innamorarsi, infatti molti giovani favaresi in quell’occasione si fidanzavano per poi sposarsi a natale ed emigrare in Francia, Belgio, Germania, Inghilterra.
I visi delle mie compagnette li ricordo quasi tutti attraverso le foto che ci facevano fare alla fine dell’anno scolastico (allora un rituale), con qualcuna ancora mantengo rapporti molto affettuosi.
Sei stata una bimba felice?
La mia fanciullezza è stata ricca di affetto e di attenzioni, poche bambole tante bici, ma anche tante botte con il battipanni.
Cresciuta come un maschiaccio in mezzo ai miei sette zii tutti maschi, dietro la chiesa Madre, nella via Belmonte, a giocare alla fua (fuga) contro l’aulivara (ragazzini del quartiere di Palmoliva), mentre ero la principessina in quel di Cortile Dulcetta, con tante attenzioni e carezze, unica nipotina, in casa della mia nonna paterna.
Le donne prima in piazza non si vedevano. Partecipavano alla vita, ma con grande discrezione, i genitori erano molto gelosi delle figlie femmine.
Durante gli anni della mia fanciullezza, 50/60, ancora esisteva il tabù… “le donne a casa”, le figlie femmine non dovevano studiare, neanche lavorare fuori casa, niente pantaloni, quelli erano prerogativa esclusivamente maschile, guai chi indossava pantaloni!!!!
La gelosia, dettata dalla ignoranza impediva di vivere, per indossare i pantaloni alla pescatora, (moda americana) noi ragazzine bramavano. Allora la scuola dell’obbligo era fino alla quinta elementare; alla scuola media si accedeva tramite un esame di ammissione. Per noi ragazzine era un privilegio. Tutto dipendeva dall’estrazione sociale delle famiglie.
Grazie al Prof. Gaspare Ambrosini, venne istituita una sezione distaccata dell’Istituto magistrale “R. Politi” di Agrigento, oggi “Liceo Martin Luter King”. E venne la “luce”, per le ragazze favaresi, e non solo, si aprì un nuovo mondo, l’emancipazione come forma di riscatto da una condizione d’inferiorità.
Poi il 1968, i giovani “sessantottini” mutarono le coscienze e portarono una vera e propria rivoluzione culturale, un importante e profondo cambiamento nella vissuto sociale. La scuola, l’istruzione (benedette tutte) sono state determinanti per lo sviluppo della nostra società, più sapere più libertà, ed arrivò la moda della minigonna e dei jeans.
Ragazze intraprendenti ne ricordo tante e con piacere, appartenevano al coraggio di una Favara desiderosa di un vento liberatorio, di ideali sociali non eversivi da un punto di vista politico, ma rivoluzionari sul piano del costume. Pian piano si cominciò a comprendere che la scuola apriva tanti orizzonti ed ebbe iniziò l’emigrazione dei cervelli.
In chiesa si creavano due file, una per i maschi e una per le donne… Che cosa rimane di tutto questo oggi, in un paese completamente trasformato e rivolto al futuro?
Di questi episodi in chiesa non ho ricordi, ma del ballo uomini con uomini e donne con donne si! Molta acqua è passata sotto i ponti, ma grazie alla televisione l’evoluzione ha raggiunto ogni luogo ed ogni famiglia. Oramai, neanche nei ricordi trovi immagini nitide di quel sistema arcaico, forse solo attraverso le rare fotografie ed immagini di riprese cinematografiche.
Un giorno a Favara è stato proiettato il film “La dolce vita”. Ricordo che l’arciprete Minnella si scagliò contro il film di Federico Fellini, (che ha avuto un rapporto diretto con Favara per il film: “Il cammino della speranza” di Pietro Germi di cui è stato sceneggiatore), con una filippica indimenticabile, invitando i favaresi a non vedere quel film che per me è un capolavoro. Ebbene, il risultato fu che al cinema “Manzoni” non si trovò un posto libero. I favaresi ti calano la testa, ma poi fanno a modo loro. Da una vita e non ascoltano nessuno. E’ così?
Il film “La dolce vita, credo venne proiettato a Favara qualche anno dopo la sua prima, presumo anni 1963/64, non ne sono sicura.
Mi viene immediata la risposta dicendo che la reazione del reverendo arciprete Minnella sia stata una reazione consequenzialmente logica, cosa ci si poteva aspettare da un religioso responsabile a capo di una “chiesa paesana bigotta e retrograda”, una reazione naturale. Il film rappresentava per la Chiesa, la sagra di corruzioni, di tante falsità, di mistificazioni. Un’ epoca ancora parecchio off limits, una società che cambiava gli uomini in “mostri” e le donne in “donne perdute”.
I favaresi dissentirono, è noto che il film rappresentasse la trasgressione, il proibito e l’arciprete con il suo divieto ne aumentò la curiosità, ma forse in effetti quel pubblico ancora non era maturo per comprenderne il senso. Per quel tipo di pubblico, credo, la sola attrazione era Anita Ekberg.
A distanza di più cinquanta anni, mi sento di rispondere alla tua domanda dicendo che, “’La dolce vita”, in un certo senso, ha segnato la fine e l’inizio di una nuova epoca, ma in quegli anni ancora non era chiaro a tutti le difficoltà che comporta la crescita sociale.
Gli uomini dicono di amare le donne e poi le ammazzano. Come è possibile questa violenza quotidiana. Che cosa non hanno capito ancora gli uomini delle donne?
Mia Martini cantava: “Gli uomini non cambiano… … Prima parlano d’amore e poi ti lasciano da sola… …. Gli uomini ti cambiano… … E tu piangi mille notti di perché… … Invece, gli uomini ti uccidono…”
E si, proprio così, gli uomini dicono di amare le donne e poi le ammazzano, sembra il titolo macabro di un film, ma spesso è la realtà. E pensare che le donne reggono il mondo.
La violenza contro le donne è diventata un raccapricciante tratto distintivo dei nostri tempi, un’escalation di violenza. E’ un argomento che non può più esser preso sottogamba, al di là degli scoop mediatici la gente ne comprende la gravità come un’epidemia da debellare.
La violenza è condannabile sempre, ma bisogna essere maggiormente attenti, quando si tratta di violenza nei confronti dei bambini e della donna.
Quasi sempre il problema è che non si arriva a comprendere il significato dei comportamenti che causano violenza. Nell’uomo, istinto e razionalità si scontrano continuamente, con ciò non voglio proclamare la santità del genere femminile e non tutti gli uomini sono violenti, ma fanno parte di un sistema che permette la violenza.
Cos’è che spinge l’uomo alla violenza può avere molteplici risposte o nessuna risposta, occorre impegnarsi a parlare degli uomini, ma anche per parlare con gli uomini. Puntare il dito non è mai servito a nulla, se non a crescere quella stessa rabbia che sfocia in violenza. Basta pensare alla donna come mamma o come figlia, la sublimazione della purezza. La donna è come un calice di cristallo, bisogna prenderlo con garbo ed eleganza e trattarla con cura.
Per 30 anni hai collaborato con i Sindaci di Favara, ma con chi ti sei trovata veramente a tuo agio?
Mi son trovata bene con tutti!
Un ruolo basato sulla “fiducia” ma determinato dalla politica. Il mio lavoro è dipeso sempre dal colore e dall’umore della politica. Il ruolo che ho svolto non è stato semplice e neanche scontato. (Qualcuno ha tollerato la mia presenza camuffando con maestria la poca disponibilità a darmi fiducia, ma mantenendo integra l’immagine dell’ufficio). Tutti professionisti della Politica, comprensivi ed indulgenti, al contempo eleganti, senza reazioni visibili alle rare situazioni problematiche che si sono verificate. Tengo a precisare, che sono stata sempre ed in ogni circostanza rispettosa dei ruoli. Il lavoro mi ha permesso di crescere, mi ha dato l’opportunità di conoscere la bontà dell’essere umano, ma anche la miseria e la pochezza dell’essere umano.
Qual è il maggior pregio dei favaresi?
I favaresi hanno tanti pregi, appena appena qualche difettuccio. Con il forestiero altruisti, sempre ospitali, accoglienti, disponibili, aperti e socievoli. Bravi cittadini, capaci di autogovernarsi durante i periodi di governi inesistenti. Attenti osservatori, ma polemici quando la circostanza lo richiede, nel disaccordo il più delle volte cercano di ragionare, non dimenticano con facilità. Insomma i favaresi brava gente !!!!!
Che cosa ha sbagliato la politica in questo nostro paese?
Tanti sbagli e molte le colpe. La conseguenza deduce la conclusione recepita dal popolo.
Politica sinonimo di ruberie, la politica meta ambita quale opportunità personale e per una sicura sistemazione per la vita e quando va meglio la sistemazione per tutta la famiglia.La cattiva gestione della cosa pubblica, la politica dell’ignoranza, di non capire che la cosa pubblica appartiene a tutti e che i personalismi hanno devastato la speranza del sistema democratico. Finché un popolo sogna e spera, vive nell’illusione che il domani sarà migliore di oggi, ma quando all’illusione subentra la disillusione allora son cavoli amari. La Politica è stata la speranza per un mondo migliore, ma il suo degrado ha portato a una fase di miserabile decadenza. La cattiva gestione politica ha devastato la politica medesima. Oggigiorno si parla di cambiamento, ma chi sarà il coraggioso o la coraggiosa che darà il via a questo sperato cambiamento!!!???.
Tu non guardavi mai l’orologio nel tuo lavoro-. Puoi raccontare una bella esperienza di vita vissuta al Comune?
Non guardavo l’oltranza del lavoro, lo facevo con amore ed ero serena. Mi piaceva spegnere le luci che qualche collega distratto lasciava accese. Ho vissuto molte situazioni paradossali, dal padre di famiglia senza lavoro che ha tentato di buttarsi giù dal balcone del secondo piano del palazzo di città, alla signora che chiede del sindaco ed alla mia risposta che non è in sede, come presa da raptus tenta di scaraventarmi addosso un secchio pieno di topi morti. Fortunatamente qualcuno più veloce di lei devia il percorso del lancio e i topi cadono nella anticamera.
Un altro simpatico episodio è stato: un giorno, mi trovavo ad attraversare il corridoio, e senza volerlo mi trovo ad assistere ad un dialogo tra due persone. Un mio collega con un favarese che aveva vissuto una vita in continente che finalmente ritornava a Favara, e sai cosa fa come primo pensiero? Si reca al Comune per regolarizzare la presenza del suo cane. Questi, per il corridoio riconosce un suo amico, il mio “collega impiegato…” . Dopo gli affettuosi saluti, l’amico impiegato con senso di ospitalità chiede: come mai sei qui, cosa ti serve? Sai devo denunciare il mio cane.. – sorpreso ed incredulo, l’amico impiegato esclama: perché chi ha ammazzato?… La tragedia dell’ignoranza sposata con l’affettuosa disponibilità.
Tu hai ricevuto l’onorificenza di cavaliere della Repubblica, come hai vissuto questa esperienza.
Con la semplicità di una persona semplice. Un distintivo che mi rende tanto onore e che finché campo mi porta a vivere la vita come una funambola.
Il tema della Costituzione è un tema che mi sta molto a cuore. Tuttavia devo dire che le leggi nascono già “storte” a sfavore dei cittadini per garantire i potenti, le banche, le assicurazioni. In Italia le leggi sono veramente troppe e il cittadino rimane soffocato.
Nessuna legge può essere definita giusta se non va incontro alle esigenze ed alle aspirazioni del popolo. Accade però che, il lungo lasso di tempo che trascorre prima che, una legge costituzionale ordinaria viene approvata, la rende superata perché la società ha sempre nuove esigenze e questo ancora ancora ci può stare, ma quando nelle legge non vi è certezza di diritto vuol dire che non vi è certezza di libertà ed ai giorni nostri questo accade spesso. I grandi interessi dei sistemi finanziari di banche e di imprese multinazionali si rivolgono alla politica, così avviene che la politica trasforma l’abuso in diritto, conseguenza ne vien fuori che l’ingerenza porta a sempre a distorcere la formulazione delle leggi a garanzia dei grandi interessi ed a discapito del debole cittadino.
Per mantenere la certezza del diritto occorre tenere fermo il principio della distinzione dei poteri, ma è così?… …
Credo che interventi abusivi e arbitrari, la corruzione ed il disfacimento morale, caratterizza buona parte del sistema di separazione di poteri dello Stato italiano. E’ verissimo, un enorme numero di leggi caratterizzano il nostro sistema legislativo che di conseguenza paralizza il sistema giudiziario ed il sistema amministrativo e questo numero abnorme di leggi consente che i processi durino anni e anni con danni irreparabili per la società.
Bisogna riflettere a tutto ciò: se la Francia si autogoverna con 7.000 leggi, se per la Germania sono sufficienti 5.500 leggi, se la Gran Bretagna si accontenta di 3.000 leggi, perché mai in Italia ne occorre un imprecisato numero tra 150.000 e 200.000 per governarci?
Chissà se la famosa frase di Tacito non rappresenti la sintesi dei nostri giorni “corruptissima re pubblica plurimae leges”- “quando uno Stato è corrotto, moltissime sono le leggi” .
So che hai studiato il personaggio di Gaspare Ambrosini. Cosa resta nell’immaginario favarese di quest’uomo, Padre dell’Assemblea regionale siciliana che è rimasto profondamente deluso per tutto quello che si poteva fare con l’autonomia e non si è fatto?
Fare informazione corretta sulla figura del Professore Gaspare Ambrosini è doverosa e determinante per conoscerne le grandi qualità. Basta ricordare quanto lavoro ha fatto, con altri uomini di Stato, per il bene comune e comprenderne il valore.
Conoscere Gaspare Ambrosini, mi ha fatto crescere tanto e mi ha resa ricca. Uno dei maggiori giuristi, politologi, costituzionalisti italiani cosa può dare se non ricchezza!? Ho studiato il suo modo di pensare, la sua etica con tutti i princìpi che lo spinsero ad operare con onestà. Egli auspicava una classe dirigente che assumesse la politica come cultura dei comportamenti, di confronto, di critica e di riflessione.
La sua azione politica resta legata alla riforma della struttura politico-territoriale dello Stato con le sue autonomie. I suoi rapporti di pensiero, sono stati fondamentali, alla elaborazione delle costituzioni delle regioni e degli statuti speciali, in particolar modo quello siciliano. Nell’attuazione del programma regionalistico, si batté in favore del Fondo per la solidarietà per la Sicilia, ribadendo che bisognava difendere a tutti i costi i diritti etnici, storici e linguistici della regione.
Il problema dell’autonomia si affacciava sempre nei suoi discorsi avverso gli inconvenienti dell’accentramento, lottò per difendere il divario tra nord e sud, e dopo tanto lavoro i vari governi regionali siciliani non hanno saputo dare sviluppo e benessere, nonostante il prezioso ed unico “Statuto” , ancora oggi continuiamo a vivere “l’occasione mancata”. Basta ricordare il recente passato del governo Crocetta che ha rinunciato alle entrate previste dallo Statuto, ha ritirato i ricorsi contro lo Stato ed ha rinunciato ai ricorsi vinti davanti alla Corte Costituzionale.
Ambrosini ha un’unica colpa, quella di aver lavorato per il benessere della collettività,” e non favorire interessi di gruppi e richiesta dei singoli”. La collettività favarese, di quell’immediato dopoguerra, ne rimase delusa perché non comprese appieno l’importanza della visione giuridica dei problemi della comunità siciliana. Ambrosini era per una giusta istruzione ed una severa preparazione. Gli vennero mosse accuse ingiuste ed assolutamente infondate. L’assenza di corrette informazione rese ciechi i suoi compaesani.
Hai mai pensato di trasferirti in un’altra città in un momento di sconforto?
Momenti di sconforto tanti, però sono stata una privilegiata. La vita mi ha offerto tanto proprio in questa tanto discussa Favara, perciò ho sempre cercato di essere orgogliosa.
Come hai vissuto la tragedia del crollo della casa di via Umberto con la morte dei due bambini? Ricordi quella triste giornata?
Le tragedie non si scordano, segnano l’anima e le portiamo con noi. Ancor oggi potrei descrivere i sentimenti di allora, ma alla tristezza della morte preferisco guardare alla vita.
Come sarà Favara nel 2020?
E’ così imminente il 2020 che non riesco ad immaginare qualcosa di diverso da adesso. Spero, migliore di oggi, con uomini e donne veramente onesti, preparati ed in gamba nei posti di comando.
Perché circolano tutte queste automobili ogni giorno in un centro così piccolo e mancano i mezzi pubblici elettrici che potrebbero far risparmiare tanti soldi di benzina e tenere l’ambiente più pulito?
L’auto, ormai è un bene irrinunciabile per la maggior parte di noi, soprattutto se si vive in piccoli centri come il nostro dove non si è ben serviti dai mezzi pubblici. Certo, se vogliamo vivere meglio bisogna prendere coscienza e ridurre lo spreco di energia. Il cittadino deve essere indirizzato da importanti scelte politiche affinché si intraprenda una strada che possa consentire di avvicinarci ai Paesi virtuosi nord Europa .
A San Vito Lo Capo fanno a gara per rendere presentabile ogni angolo della cittadina con fiori, addobbi e luci. Anche da noi si dovrebbe fare lo stesso dal momento che accogliamo molti turisti?
Facciamo le differenze:
La fortuna di San Vito Lo Capo scaturisce dai flussi turistici italiani e stranieri che genera consistenti volumi di affari per l’economia di quel territorio consentendo di potere lavorare nel settore del turismo ed in tutti i comparti produttivi ad esso collegati e come dicevano gli antichi i soldi fanno soldi. E’ una località balneare con la naturale predisposizione al turismo, non per niente è definita la punta di diamante del turismo siciliano per la bellezza dei suoi litorali. E’ facile abbellire il bello.
Favara foriera di intelligenze e arida di sviluppo ha bisogno del miracolo. Nota per storie di mafia, per l’abusivismo edilizio, oggi raccoglie cocci delle macerie. I giovani da dove devono iniziare, cosa devono abbellire, cosa devono illuminare. Qualcuno prova a fare qualcosa scommettendo in un sogno tangibile di rigenerazione urbana, ma si è fermato,… … … per realizzare il sogno occorrono milioni di euro… … …
I giovani si cimentano in attività di ricezione turistico alberghiera, in attività del settore terziario, ma è poca cosa, questo non basta. Favara non ha una vera e propria economia, non ha un flusso spontaneo di turismo, lo si deve veicolare. Il miracolo, ci vuole il miracolo.
Avresti mai pensato 20 anni fa di incontrare tanti giapponesi a Favara?
No!
La forza d’inerzia tende sempre a mantenere uno stadio di tranquillità finché… … … non sopraggiunge una forza esterna, “il notaio splendidamente pazzo” lui è Andrea Bartoli, che spinge al cambiamento dallo stato di quiete. La forza esterna pian piano sta spingendo al cambiamento. Ed ecco i giapponesi a Favara. Spero che dalla creta possa venirne fuori pregiata porcellana.
Come sono cambiate le ragazze favaresi dell’ultima generazione?
Non sono cambiate sono peggiorate e la colpa è non dell’ultima generazione, ma della penultima. Molto decadentismo in giro. Spero bene per loro… …
Qual’ è l’attualità del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa?
L’attualità della la storia che si ripete. Troppe volte nel corso dei secoli sono stati prospettati ai Siciliani, futuri gloriosi che poi non si sono manifestati, e nulla è mutato nel perenne disinganno. Noi siciliani non siamo rassegnati, ma ci rassegniamo frequentemente.
E strano come la storia sia attuale. “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. La vicenda storica della nostra Sicilia, terra profondamente travagliata dagli eventi, un nuovo ma vecchio mondo che stenta a cedere il passo, da più di centocinquanta anni al nuovo, il nuovo sperato mondo che arriva.
Non è altro che la politica dei nostri giorni. Tutto cambia e nulla vi è di nuovo.
Che ne pensi dei libri di Antonio Russello, qual è il tuo libro preferito?
Questo scrittore è stato portato alla ribalta, da pochi anni, per merito della caparbietà di alcuni intellettuali che lo hanno ripescato dal dimenticatoio. Ho letto tre dei suoi libri e non mi hanno entusiasmato, insomma, non mi ha coinvolto più di tanto. Non sono riuscita a comprenderne il senso. Mi è strano e sono molto distante da questo autore, una mia debolezza…!? Per riguardo a chi lo pubblicizza riproverò a leggerlo, ma non adesso.
E di Pirandello cosa pensi. E’ ancora attuale il pensiero del drammaturgo agrigentino?
Sono innamorata della sua stravaganza. Se mi guardo attorno trovo sempre e comunque disarmonie, contraddizioni, dissonanze e discordanze. Cos’è tutto questo se non l’attualità del pensiero di Pirandello. Tutto va male, ma vogliamo far credere a noi stessi che tutto è a posto. Il paradosso ed il grottesco della vita impostata sull’apparenza. La vita che diventa teatro in un teatro di vita vera.
Riuscirà la bellezza, come diceva un grande scrittore russo, a cambiare il mondo?
Chiamo in mio aiuto un poeta ed esteta di eccezionale livello, San Francesco, maestro per eccellenza, che ci ha insegnato che nel bello delle creature vi è il bellissimo.
Questa filosofia dovrebbe rendere chiara l’idea dell’essere umano unitamente alla dimensione della bellezza. La bellezza è la centralità nella vita di ciascuno, nel senso che la bellezza ci porta alla condivisione. Il mondo sarà salvo se ci sarà condivisione tra bellezza, cultura, onestà, dialogo. E’ la bellezza che suscita l’amore e ci fa vedere nell’altro un prossimo da amare. Ognuno è ciò di cui si nutre e sicuramente non di solo pane si nutre l’uomo, occorre qualcos’altro, appunto la bellezza.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
La mente domanda che fai? Il mio cuore risponde nulla di che, vivo oggi un meraviglioso futuro.