Pare non sia soltanto la mancanza di energia elettrica dovuta ad un guasto(?) alle apparecchiature di adduzione della luce dalla cabina all’impianto, la causa della mancata riapertura della piscina comunale di Favara. Sicuramente c’è “qualcosa che non va” tra l’ESCO Alaimo costruzioni Srl, che gestisce la piscina, ed il Comune di Favara, proprietario dell’impianto.
Non si spiegherebbe altrimenti quanto scrive l’amministratore della Società all’assessore al ramo Rossella Carlino, al dirigente della P.O. di riferimento ed al responsabile della piscina, in risposta alla richiesta del Comune per una Verifica tecnica dell’impianto natatorio di contrada Pioppo per la riapertura per la stagione 2018/2019. “La E.S.CO, come già comunicato in precedenza, non procederà alla riattivazione di alcun servizio, ne tantomeno alla messa in funzione di alcun impianto”. Una decisione molto drastica che non lascia presagire nulla di buono, ne tantomeno l’imminente riapertura della piscina. Ma perché l’ESCO manda a dire picche? “Per i chiari ed evidenti motivi già manifestati a più riprese a mezzo comunicazioni formali, ovvero al ripetuto irreversibile inadempimento del committente”.
Ma quali sono le inadempienze del Comune, che cosa il Comune non ha rispettato, a quali clausole contrattuali non ha fatto fede, così gravi da spingere l’ESCO a non riattivare alcun servizio, ma anche a “diffidare” il Comune, il responsabile del servizio e tutti i dipendenti comunali “ad accedere nei locali tecnici in assenza di personale ESCO e/o mettere in funzione o manomettere qualsiasi impianto”. Gli impianti e i macchinari, oggetto del progetto di finanza che ha consentito di riaprire la piscina dopo un lungo periodo di chiusura, come evidenziato dalla stessa Alaimo costruzioni, “sono di esclusiva proprietà della ESCO” che, diffidando il Comune per il loro utilizzo, “declina ogni responsabilità su eventuali danni a persone o cose, nel caso in cui, contravvenendo agli accordi, il Comune decidesse arbitrariamente di utilizzarli”. E non solo, Alaimo Costruzioni, infatti avverte che “in caso di mancato rispetto di quanto sopra detto, ravvedendosi chiara ipotesi di reato, si provvederà ad informare le autorità competenti”.
Ma ritorniamo al “ripetuto irreversibile inadempimento”, come lo definisce l’Esco che il Comune avrebbe commesso, di cosa si tratta? La nota della Alaimo Costruzioni Srl non lo riporta chiaramente, ma nei termini che vi abbiamo detto. Da indiscrezioni pare che il Comune non abbia riversato alla Ditta, come da contratto, un solo centesimo degli incassi che ha prodotto la piscina comunale. Questi i numeri comunicati ufficialmente dall’assessore al ramo Rossella Carlino al termine della stagione natatoria: “In questo primo anno l’impianto ha accolto 16.050 utenti, di cui 4.600 adulti, 11.000 minori, 250 disabili, 200 in riabilitazione”. Numeri che se non si definisce il contenzioso difficilmente, nonostante le innumerevoli richieste, potranno essere bissati e superati.